di Mauro Suttora
Huffington Post, 2 settembre 2020
Questo è il milionesimo articolo sulla fine del mito dei Kennedy. I primi furono scritti nel 1968 quando Jacqueline, vedova del presidente John (secondo alcuni doppiamente vedova dopo l’assassinio del cognato Robert in giugno), sposò l’ineffabile miliardario greco Aristotele Onassis. Ora per la prima volta un Kennedy, il 39enne Joe III figlio di Joe II e nipote di Robert, ha perso un’elezione nel Massachusetts, lo stato feudo di famiglia. Non è neanche arrivato al voto di novembre per il Senato: il senatore democratico ultrasettuagenario uscente lo ha superato alle primarie.
Per capire l’umiliazione, basti dire che Joe III la metà delle quattro volte che è stato eletto deputato, dal 2012 a oggi, non ha avuto rivali. Nel senso che nessuno aveva osato candidarsi contro di lui, né alle primarie democratiche né al voto contro i repubblicani, e lui vinceva col 97%. I Kennedy in Massachusetts erano semplicemente imbattibili, inutile opporsi.
Lontano da Boston, invece, i Kennedy hanno già assaggiato la sconfitta. Il secondo crollo del mito accadde nel 1969, quando il senatore Ted, fratello di John e Bob, non fece nulla per salvare la sua segretaria e amante Mary Jo Kopechne finita assieme a lui in acqua con l’auto a Chappaquiddick, nell’isola maledetta di Martha’s Vineyard. Era troppo ubriaco, e ci mise dieci ore per avvertire la polizia che nell’auto c’era pure la ragazza 28enne, sopravvissuta per tre ore in una bolla d’aria e quindi salvabile. Condannato a soli due mesi con sospensione della pena.
Ma noi kennedyani (ovvero tutti i +60 del mondo vagamente di sinistra non comunista) abbiamo subito assolto il senatore che portava la fiaccola del mito. Lo abbiamo incitato a candidarsi nel 1972 contro Nixon, nel 1976 contro Carter, finché nel 1980 è stato sconfitto da Carter alle primarie. Fine delle ambizioni presidenziali.
Fra i Kennedy della seconda generazione (anzi terza, calcolando il patriarca Joe ambasciatore Usa filonazista a Londra) la più promettente sembrava Kathleen, figlia di Robert, vicegovernatrice del Maryland. Ma nel 2002, quando tentò il salto a governatrice, fallì. Sua figlia Maeve è morta cinque mesi fa col nipote Gideon di 9 anni mentre andavano in canoa.
La maledizione dei Kennedy, che è diventato un sottogenere letterario ha conosciuto due picchi nel 1997, quando Michael figlio di Robert è morto sbattendo contro un albero mentre sciava ad Aspen, e nel 1999, quando John John figlio di John è caduto col suo aereo volando da New York all’isola maledetta di Martha’s Vineyard. I cospirazionisti considerarono non una coincidenza che qualche giorno dopo la morte di Michael un altro politico democratico morisse sciando contro un albero: Sonny Bono, ex cantante e partner di Cher, autore di Bang Bang. Per loro anche i tronchi complottano.
Quando i Kennedy non sono sfortunati, (si) fanno del male da soli. William Kennedy Smith, nipote di Ted, è stato accusato due volte di stupro. Sempre assolto, ma si è dovuto dimettere dalle cariche quando è emerso che aveva tacitato con soldi altre ragazze pronte a denunciarlo.
Innumerevoli le vicende di Kennedy dipendenti da droga e alcol. Ma il mito resiste. E non verrà scalfito neanche dall’ultima versione del battagliero Robert Kennedy junior, fino al 2017 uno degli ecologisti più in vista degli Usa. Da allora la svolta: è diventato antivaccinista. È convinto che i vaccini provochino l’autismo nei bambini. E dà la colpa a Bill Gates, finanziatore di campagne di vaccinazione dell’Oms nel terzo mondo.
I complottisti d’America e d’Europa esultano: finalmente hanno un nome altisonante da esibire. Naturalmente il Covid è per loro come il cacio sui maccheroni. Robert Kennedy jr ha partecipato domenica al corteo negazionista di Berlino contro mascherine e distanziamenti, comiziando contro il “grande imbroglio”: Gates, Soros, Fauci, Big Pharma e i poteri forti “mondialisti” approfittano del virus, magari lo hanno inventato e sicuramente ne esagerano i pericoli, solo per obbligarci al vaccino: “I governi adorano le pandemie, perché ci costringono all’obbedienza”.
Forse questo Kennedy, molto junior nonostante i 66 anni, si è sentito un po’ come lo zio John che nel 1962 tenne a Berlino uno dei suoi discorsi più famosi, anch’esso sul tema della libertà.
Chissà che gli elettori del Massachusetts non abbiano voluto punire il no-Covid più illustre del mondo bocciando suo nipote Joe III alle primarie ieri.