Wednesday, December 17, 2025

Giovanni Pierluigi da Palestrina. I cinquecento anni del genio che abbagliò Bach e Beethoven

È stato il primo grande compositore italiano, il massimo del suo secolo, l’inventore della musica sacra. Un che tutti i giganti successivi hanno amato e hanno dovuto studiare

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 17 dicembre 2025

Cinquecento anni fa, il 17 dicembre 1525, nasceva Giovanni Pierluigi da Palestrina. Il primo grande compositore musicale italiano, il maggiore del mondo nel suo secolo, l’inventore della musica sacra che ancor oggi rende maestose le messe della cattolicità. Insuperato fino all’avvento di Claudio Monteverdi, fondatore della musica barocca.

Palestrina è un paese a pochi chilometri da Roma, dove duemila anni fa l’imperatore Augusto amava soggiornare. A 19 anni, Pierluigi diventa organista nella cattedrale del paese e maestro del coro dei ragazzini. La sua fortuna è che sei anni dopo il vescovo di Palestrina diventa papa col nome di Giulio III, e lo chiama a Roma a dirigere il coro della cappella Giulia, il secondo più importante dopo quello della cappella Sistina: il primo canta (tuttora) durante le funzioni a San Pietro, il secondo solo in quelle con la presenza del papa.

Nel 1555 il papa lo ammette fra i cantori della Sistina, ma senza il loro consenso. E questa volta sfortuna vuole che Giulio III muoia dopo poche settimane, cosicché Palestrina deve dimettersi, e per sbarcare il lunario va a dirigere i cori di San Giovanni in Laterano e poi di Santa Maria Maggiore.

Nel frattempo però la sua attività compositiva esplode, e la sua fama si sparge in tutta Europa. È assai prolifico: 105 messe, 300 mottetti, 140 madrigali e altri 200 fra offertori, inni, magnificat, litanie e lamentazioni. Attività redditizia grazie alla stampa delle sue opere, che circolano presso ogni corte. Lo apprezzano in particolare i Gonzaga di Mantova, ma Palestrina non lascerà mai la sua Roma. Torna a dirigere la Giulia fino alla morte a 69 anni, si esibisce in tutte le occasioni importanti come l’erezione dell’obelisco di San Pietro.

La caratteristica fondamentale di Palestrina è la “polifonia”. I cori con più linee melodiche che si intersecano magicamente rischiarono grosso durante il concilio di Trento, che voleva tornare alle scarne monodie del canto gregoriano. Questo perché la ricca musica polifonica spesso non permette di distinguere le singole parole della messa latina. Ma alla fine Palestrina riuscì a salvare la polifonia, anche grazie al suo capolavoro: la messa in onore di papa Marcello II, che nel 1555 regnò per sole tre settimane prima di morire.

Il fantastico stile contrappuntistico di Palestrina è stato studiato – e qualcuno dice copiato – da Johann Sebastian Bach. E tutti i grandi lo hanno ammirato, da Beethoven a Brahms, da Wagner a Verdi. Insomma, un gigante della musica sacra, le cui messe mezzo millennio dopo vengono ancora cantate nelle cattedrali di tutto il pianeta. 

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