Storia di un orto politico coltivato con soldi pubblici
di Mauro Suttora
Huffingtonpost.it, 18 Settembre 2022
“C’era una volta un bianco castello fatato, un grande mago l'aveva stregato per noi”, gorgheggiava il compianto Jimmy Fontana nel 1968. La canzone era ‘La nostra favola’, e oggi un’altra fiaba sta avvolgendo le contrade della provincia di Foggia. Il mago si chiama Giuseppe Conte: da premier ha beneficiato il suo collegio elettorale con 280 milioni di soldi pubblici. La pioggia d’oro si chiama Cis (Contratto istituzionale di sviluppo) Capitanata (nome borbonico del foggiano).
Ah, bei tempi quelli dell'agosto 2019: negli stessi giorni in cui Salvini si suicidava al Papeete, il previdente Conte salì in auto col fidato Casalino e andò a Foggia per gettare le basi del suo futuro politico. Mitica la conferenza stampa con cui annunciò il cospicuo regalo ai compaesani. Al suo fianco due personaggi ormai scomparsi dalla scena pubblica: Barbara Lezzi, grillina pugliese, ministra per il Sud, e Domenico Arcuri, allora sconosciuto ma potente ad di Invitalia, munifico salvadanaio parastatale, che poi Conte premiò con la nomina a commissario Covid (cariche entrambe sottrattegli dal perfido Draghi). Già allora l'ex premier compì il primo miracolo, raddoppiando pani e pesci: "Sono 280 milioni, ma arriveranno a 560 grazie all'effetto moltiplicatore". Felici per il mezzo miliardo immaginario, tutti gli amministratori locali applaudirono bipartisan.
Il paese natale di Conte Volturara Appula, 416 abitanti, ha beneficiato di 45 milioni: più di centomila euro a testa. Per sistemare la statale Fortorina d'accesso, ma anche per una pista ciclabile fino al lago di Occhito. Questo è il progetto più poetico: "È un’area a forte vocazione turistica, grazie alle risorse culturali e ambientali proprie del lago. Il progetto sarà in grado di attuare e suggerire una serie di interventi che abbiano la capacità, nel loro insieme, di configurarsi come supporto infrastrutturale strategico del sistema socio-economico".
Inarrestabili, i cantori di Invitalia aggiungono: "L'utilizzo del lago di Occhito ha il vincolo di conservare e incrementare il grado di naturalità del territorio interessato, per permettere lo spostamento al loro interno delle popolazioni animali e vegetali [piante semoventi?, ndr], prevedendo, ove necessario, interventi di riqualificazione e ricostruttivi con metodi e tecniche dell’ingegneria naturalistica e dell’architettura del paesaggio. L’obiettivo è contrastare i processi di frammentazione del territorio e l’aumento del grado di funzionalità ecologica e dei livelli di biodiversità del mosaico paesistico regionale".
Benvenuti in paradiso, insomma. Ma la magia aumenta in un paesino confinante con Volturara: Celle di San Vito, 162 abitanti, il più piccino della Puglia. Qui, alla modica cifra di un quarto di milione per un 'Parco laboratorio dell'immaginario' più 175mila euro per 'L'isola che non c'è', ecco "tre percorsi tematici per i bambini, con l’intento di creare uno spazio ricreativo e aggregativo mai pensato prima sul territorio, fondato sulla Fiaba e sulle sue molteplici dimensioni: culturali, storiche, educative, psicopedagogiche, antropologiche. Il Parco, rivolto ai bambini e agli adolescenti con lo scopo di renderli consapevoli dell’esistenza di lingue diverse, si avvale di tour 'esperienziali', in modo da formare un gruppo di giovani locali per valorizzare le attività e sviluppare concrete possibilità di sviluppo turistico nel Comune stesso. Il primo percorso tematico è la Casa con Mago Merlino (fiaba bretone), adibita a laboratorio delle scienze con simpatici esperimenti da fare con i bambini; il secondo è la Casa Kirikù e la strega Karabà (fiaba africana), adibita a laboratorio multiculturale, delle relazioni e delle emozioni e contro ogni forma di violenza, bullismo. Infine la Casa-Laboratorio di lingua francoprovenzale a cura di esperti madrelingua, ovvero qualificati in lingua e cultura francoprovenzale". Celle San Vito infatti fu fondata secoli fa da soldati angioini, ed è tuttora isola francofona.
Ma scendiamo dall'Appennino dauno verso la costa foggiana. Ecco lo “Slow tourism fra le salicornie” (asparagi di mare, che crescono anche in zone salmastre): 62mila euro per conservare, ripristinare e migliorare alcune zone umide minori fra Manfredonia e Zapponeta, indimenticata patria di Nicola di Bari. Sempre a Manfredonia, un milione e 189mila euro per il parcheggio della basilica di Siponto, "cardine dell'architettura romanica pugliese". E al comune di Stornarella non vuoi concedere 383mila euro per la “viabilità rurale”, e all’isola di San Domino nelle Tremiti 863mila per ripavimentare le strade del villaggio Pescatori?
Quasi tre milioni di euro a Lucera per lo Stupor Mundi, fortezza sveva; a Foggia 875mila euro per restaurare il palazzo d'Avalos, più una ventina di inopinati milioni alla Masseria Giardino, rudere in mezzo al nulla; un milione e mezzo per gli scavi archeologici di Ordona.
Fortunatamente ci sono finanziamenti più prosaici ma utili come le fogne di Carapelle (mezzo milione), il depuratore di Foggia (8,6 milioni), l'acquedotto del Gargano (sei milioni), il porto di Mattinata (dieci milioni) o il mercato ortofrutticolo di Foggia (due milioni).
In realtà la parte del leone dei 43 progetti del Cis Capitanata la fanno i 75 milioni per lo stabilimento foggiano di Leonardo (non dite ai grillini che è il nostro massimo produttore ed esportatore di armamenti), i 56 milioni per il turismo sanitario religioso della Fondazione Padre Pio a San Giovanni Rotondo, altro paese beneficiato dalla presenza giovanile di mago Conte, e decine di milioni per strade e svincoli. Ma vedremo il 25 settembre se ai foggiani è piaciuto anche l'aspetto fiabesco dell'orto politico coltivato dall'ex premier con denari nostri.
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