Tuesday, February 09, 2021

Giorno del Ricordo

Sulla pelle di noi figli dei profughi litigano ancora comunisti e fascisti

di Mauro Suttora

HuffPost ,10 febbraio 2021

Ormai siamo diventati un milione, noi figli e nipoti dei 350mila infoibati ed esuli istriani del 1943-53. Mio padre era profugo dall’isola di Lussino. Oggi commemoriamo il nostro Giorno del Ricordo, istituito nel 2004. 

Per 60 anni ci hanno ricordato troppo poco. Ora perfino troppo, cosicché sulla nostra pelle litigano di nuovo i nostalgici comunisti e fascisti. Cioè gli stessi che ci massacrarono e terrorizzarono spingendo i nostri genitori e nonni alla fuga (i comunisti jugoslavi), o che scatenarono la guerra persa che provocò l’amputazione territoriale e l’esodo (i fascisti italiani).

In realtà la maggioranza delle nostre famiglie non ha mai ricordato granché. Appena hanno potuto, i profughi hanno lasciato i campi trovando un lavoro e rifacendosi una vita. In Italia, America, Australia. Prima di fidanzarsi con mia madre a Genova negli anni ’50, anche mio padre aveva chiesto il visto al consolato canadese.


Poco spazio per rimpianti, nostalgie, lamenti. Nessuno si è mai sognato di fondare un Fronte di liberazione dell’Istria. Neanche un petardo. “Tornemo in Dalmazia in vacanza d’estate per andar in barca, magnar, bever, cantar, pescar”, mi disse nel 1987 Ottavio Missoni, sindaco del libero Comune di Zara in esilio, quando lo intervistai sul settimanale Europeo per il quarantennale dell’esodo.

 

Durante le mie inchieste in Israele e Palestina mi è capitato spesso di chiacchierare con qualche palestinese rivendicativo. Gli dicevo: “Sono figlio di profughi anch’io. Abbiamo perso la guerra, perché vi fissate ancora su queste quattro pietre dopo mezzo secolo? Il mondo è grande, partite e andate ad arricchirvi altrove, come hanno fatto tanti vostri e miei parenti”. E quello annuiva, vedevo nei suoi occhi le sue certezze Olp e Hamas barcollare, nonostante lo avessero imbottito di propaganda dalla nascita.

   

Per scherzo mandavo a mia nonna cartoline col suo cognome scritto Matković invece di Matcovich. Si arrabbiava, poverina, perché si sentiva italianissima nonostante fosse nata nel 1900 a Sebenico (allora Austria-Ungheria, oggi Croazia). Nel novembre 1918 si avvolse nel tricolore al molo dove arrivò la prima nave da guerra italiana ‘liberatrice’. 

Il destino la punì crudelmente. Riuscì ad essere profuga due volte in soli vent’anni, sciagura capitata nel secolo scorso soltanto ai palestinesi, appunto: prima quando la sua famiglia si rifugiò a Lussinpiccolo perché il trattato di Rapallo aveva negato (giustamente) la Dalmazia all’Italia tranne Zara; poi nel 1944, quando dovette scappare anche dall’isola di Lussino.

 

Morì nel 1992, riconoscendo che tutto sommato l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, da lei tanto detestato, fu una disgrazia preferibile alle successive: i dittatori Mussolini e Tito. In quello stesso anno andai a Sebenico a trovare sua cugina, rimasta sempre lì. Viveva confinata 90enne in una stanza da letto del suo appartamento, requisito dopo la guerra dai comunisti e assegnato a una famiglia bosniaca. Da allora convivevano, lei era diventata la loro nonnina, come in Dottor Zivago o in un film di Kusturica. Il socialismo reale.

     

La loro Sebenico, patria del Tommaseo, aveva un 30-40% di italiani (veneziani) all’inizio dell’800, come Spalato e Ragusa (Dubrovnik). In tutte le città e paesi della costa istro-dalmata gli italiani (marinai, pescatori, commercianti, professionisti) erano la maggioranza. Ma già in periferia predominavano gli slavi. La coabitazione fra contadini croati/sloveni e borghesi italiani fu pacifica nei 400 anni della Serenissima (mille in Istria) e sotto l’Austria fino al 1866.


Dopo la sconfitta nella Terza guerra d’indipendenza, però, Vienna cominciò a discriminare gli italiani, temendo gli irredentisti che volevano seguire il Veneto nella madrepatria. Ciononostante, furono italiani i sindaci di Spalato (Antonio Baiamonti) fino al 1880, e a Ragusa con un’alleanza italo-serba anticroata fino al 1899. Poi l’Austria vietò la lingua italiana e chiuse le nostre scuole.

 

Pochi lo sanno: la Prima guerra mondiale scoppiò perché l’erede al trono di Vienna Francesco Ferdinando voleva elevare la Croazia (con la Bosnia) allo stesso rango di Austria e Ungheria nell’impero asburgico, danneggiando così serbi e italiani. Il serbo Gavrilo Princip lo uccise per questo a Sarajevo, e non pochi anche in Italia applaudirono.


Da allora, ogni singolo fatto sul nostro confine orientale è stato usato dalla propaganda dei due opposti nazionalismi, italiano e (jugo)slavo. Poi al conflitto inter-etnico si è aggiunto quello politico fra gli opposti totalitarismi, fascista e comunista. E in questa quadruplice tenaglia sono rimasti schiacciati i 350mila esuli italiani. 


Mio padre 15enne nel 1943 vide nella pineta dietro casa sua a Lussinpiccolo i partigiani titini far scavare una fossa ai partigiani cetnici serbi (in teoria loro alleati contro i nazisti) per poi trucidarli. Bastò questo a mio nonno per intuire che non era il caso di rimanere.


Ora qualche storico buontempone vorrebbe negare agli italiani istro-dalmati lo status di ‘popolo’. E quindi il loro esodo non sarebbe stata ‘pulizia etnica’, anche se svuotò al 90% tutte quelle città e paesi, da Fiume a Pola, da Parenzo a Rovigno. 


È l’ultimo sgarbo alla memoria di mia nonna, che col suo cognome certo non fu italiana per ‘ethnos’, ma per ‘ethos’. Ovvero per libera scelta di valori, cultura, civiltà. Come tante famiglie miste e bilingui, dai Bettiza ai Tomizza, dai Citterich ai Volcich, dai Pamich ai Bastianich, che si illusero di poter sfuggire, con la loro apertura mentale, tolleranza e cosmopolitismo, alle follie dei sovranismi identitari del ’900.

Mauro Suttora

2 comments:

Anonymous said...

Complimenti. E grazie. Mi permetto di aggiungere che è abbastanza normale che ogni popolo amplifichi i propri lutti e minimizzi quelli altrui. Ma in quelle sventurate Terre è successo veramente di tutto e nessuno può considerarsi meno colpevole. Dopo la politica anti-italiana dell'impero Austro-Ungarico di fine '800, dal 1919 al 1940 vi fu la rozza snazionalizzazione e le sciocche angherie contro gli sloveni e i croati da parte degli Italiani . Nel 1941, la sciagurata e proditoria invasione di quelle Nazioni (oltre al Montenegro) con il corollario di 3 o 400 mila morti, per la gran parte civili. Gli Italiani, come dicevo, cominciano la narrazione dal 9 settembre 1943, ignorando ciò che compirono prima. Gli (ex) (jugo)slavi, al contrario, si fermano a quella data e sorvolano sul dopo. Li aiutò anche il fatto che essi vinsero la guerra, noi la perdemmo. Un abbraccio a tutti i popoli menzionati e un Ricordo. Se obiettivo, tanto meglio.

Anonymous said...

Buongiorno,
articolo sicuramente scritto col cuore e di facile lettura, ma che oscusa ancora la verità su questa triste vicenda.
Partiamo da titolo: comunisti e fascisti litigano ancora. i FASCISTI non esistono più, e per fortuna: il fascismo è morto quasi 80 anni fa!
Seconda cosa: paventare un giustificazionismo sulla base delle angherie fasciste è un falso storico, oltre che vergognoso per le vittime. I miei nonni hanno dovuto abbandonare le loro case a rischio di essere infoibati, non perchè erano fascisti, ma perchè nn si piegarono al volere del regime comunista titino. Idem la Norma Cossetto stuprata, torturata e infoibata, non perchè fascista, ma perchè Italiana.
Se usassimo questo metro di misura, allora il fascismo sarebbe giustificabile di fronte alle squadracce rosse che infestarono l'italia o il nazismo una giusta reazione alla umiliazione della germania dopo la prima guerra mondiale: un genocidio di massa lo si ricorda in quanto tale! senza se e senza ma!

Questo scempio dei comunisti titini non si può negare o omettere, così come nn si può omettere il comportamento vergognoso dei comunisti di casa nostra che si schierarono con Tito, lasciando trucidare anche tantissimi partigiani antifascisti contrati a tito, così come l'omertà per tanti decenni nel ricordare questa pagina oscura della nostra storia. Pagina oscura che molti amministratori di sinistra si rifiutano ancora oggi di portare alla luce, negando ai martiri nelle foibe il ricordo in strade e piazze.
Perchè ancora assecondare questo negazionismo storico?
il fascismo nn c'entra, il fascismo è morto. Gli infoibati nn erano fascisti, erano persone comuni, brave e oneste, perchè tanta reticenza nell'acclamarlo?
grazie
Luca