Punteggi "drogati" nei campi di Facebook. Distrutto l'orto del contadino virtuale
di Mauro Suttora
Libero, 25 febbraio 2010
Confesso: sono un drogato. E confesso ancora: sono un ladro. Da tre mesi ho sviluppato una dipendenza da Farmville. È il videogioco più popolare del mondo, 80 dei 400 milioni di utenti di Facebook ci passano almeno un’oretta al mese. I tossicodipendenti come me (siamo un milione e mezzo in Italia, 30 milioni nel mondo) ci vanno una volta al giorno, per seminare i propri campi virtuali, zapparli, raccogliere ogni tipo di frutta e verdura, e accumulare punti. Io fino a ieri ne avevo 170 mila, ed ero al 44° livello.
Ieri mattina, il dramma. Apro il computer e scopro che due dei miei «vicini di campo», mio cognato (il Lucignolo che mi ha iniziato al gioco) e l’industriale Livio, mi hanno improvvisamente sorpassato. Impossibile, perché non si può espandere più di tanto la fattoria virtuale, e il rendimento dei campi – come nella realtà – è quel che è. La coltura più redditizia, fra le 70 offerte, è quella del melone: i semi si comprano con 205 monete a campo, e dopo quattro giorni rendono 528 monete.
Chiamo mio cognato, che mi svela il segreto: «Vai sulla mia homepage e clicca sui link che ho inserito». Eseguo, e magicamente riesco a completare collezioni di farfalle e piume che mi danno un sacco di punti. Non c’ero mai riuscito, prima.
Insomma: si può rubare anche sui giochi di Facebook. Così ho superato Gabriella, la chirurga plastica di Roma che da mesi mi sovrastava dall’alto dei suoi 200 mila punti, e ho distanziato John, che nella vita vera fa manutenzione lavatrici a Bergamo.
Non che sia proprio un criminale. Diciamo che pratico l’elusione invece dell’evasione fiscale. La mia «tangente» è un link conosciuto da pochi, ma semipubblico, visto che circola fra molti giocatori. Impossibile capire chi ha «forzato» il sistema: un italiano? Un hacker californiano? Un genietto cinese di quelli che il governo di Pechino alleva in un’apposita università per mandare in tilt l’intero Occidente?
Passata l’euforia per la scorciatoia che mi ha fatto accumulare in mezz’ora più soldi e punti di quelli che avevo faticosamente guadagnato in un intero mese, mi è però venuta la depressione. Che gusto c’è a vincere barando? Anche perché su Farmville, come negli altri giochi di Facebook che in questi mesi hanno superato in popolarità ogni videogioco della storia, da Pacman a Tetris, non si vince nulla. Non esiste un traguardo, non esistono premi finali. Si può giocare in eterno, in teoria. «Farmville è una metafora della vita», ha commentato Rita, una mia colta collega che ho iniziato al gioco e che ama usare parole difficili.
Quindi fare il «birbantello», come direbbe Berlusconi, non mi ha reso felice. Anch’io mi sono associato al ruba-ruba nazionale, ma ho scoperto che è un passatempo privo di senso. Certo, con il link proibito ho accumulato tanta benzina per il mio trattore e per la trebbiatrice, così ogni giorno ci metterò cinque minuti invece di quindici per seminare e raccogliere. Ma vuoi mettere la soddisfazione di fertilizzare i campi dai vicini, modo lecito per aumentare i punti? Ogni volta che sullo schermo appare la scritta «Gabriella ti ringrazia per averla fertilizzata», con la sua attraente foto, mi sembra quasi di essere stato massaggiato da una escort. Perché, insomma, questi videogiochi sono un termometro della nostra solitudine. Per questo non ho installato internet a casa. Almeno nei week-end, mi disintossico. Non gioco a Farmville. E non rubo.
Mauro Suttora
2 comments:
Sai che non riesco proprio a capire questa dipendenza da Farmville ?
Anche l'amico Vittorio Lussana di Laici.it lo trova "rilassante e piacevole".
Tempo fa giocavo ad un gioco simile. Dopo un'ora confesso di essermi un po'stancato a dover annaffiare piantine, farle crescere e poi venderle.....
fertilizzi anche John?
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