IL BOSS ONU CHE HA ASSUNTO GLI HEZBOLLAH
Il nuovo direttore per l'Italia dell'Agenzia Onu per i rifugiati, che ci attacca per i clandestini, ha lasciato in anticipo l'incarico a Damasco dopo aver creato un caso diplomatico
Libero, domenica 17 maggio 2009
di Mauro Suttora
Da che pulpito viene la predica che l’Onu impartisce all’Italia sui respingimenti dei clandestini dalla Libia?
«Sarete responsabili secondo il diritto internazionale», tuona Laurens Jolles, 53 anni, avvocato olandese, nuovo capo per l’Italia dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Il quale ha sede nel quartiere più elegante di Roma: Parioli. Ben lontano dai campi profughi.
Il linguaggio di Jolles è inusualmente duro, ben lontano anch’esso dai toni diplomatici utilizzati abitualmente nei rapporti fra Onu e stati membri. Neanche i dittatori di Sudan o Birmania vengono maltrattati così dalle Nazioni Unite, nei felpati comunicati emessi dopo ogni incontro. Invece il povero Roberto Maroni, nostro ministro dell’Interno, si è sentito dare del “fuorilegge”. E fortuna che Jolles ha definito “costruttivo” il vertice con Maroni al Viminale. Dopodichè, minaccia di deferirlo a qualche tribunale internazionale.
Ma chi è questo Jolles?
Gli olandesi non hanno molta fortuna con Onu e profughi. Ruud Lubbers, che guidava il Commissariato dei rifugiati fino al 2005, ha dovuto dimettersi per molestie sessuali a una dipendente. Nel ’95 erano olandesi i battaglioni di caschi blu che avrebbero dovuto difendere i profughi bosniaci a Srebrenica. Ma non mossero un dito quando i serbi ne massacrarono ottomila. Il governo olandese ha dovuto dimettersi dopo questa strage.
Jolles è stato nominato a Roma due mesi fa. Oltre che per l’Italia, è responsabile anche su Portogallo, Grecia, Albania, Cipro e Malta. Non risulta abbia condannato quest’ultima per il suo vergognoso rifiuto di assistere i profughi, quando i barconi dei loro negrieri transitano nelle sue acque territoriali.
Fino a marzo Jolles guidava il Commissariato profughi in Siria. Uno dei pochi Paesi che, come la Libia, non ha firmato la Convenzione del 1951 sui rifugiati. Secondo l’Onu, la Libia non potrebbe assistere i profughi per questo motivo. Falso. La Siria infatti, pur non aderendo alla Convenzione, accoglie più di un milione di rifugiati iracheni. Duecentomila dei quali registrati e assistiti dal Commissariato Onu, guidato fino a due mesi fa proprio da Jolles.
Ma perché Jolles se n’è andato da Damasco? Di solito i mandati dei rappresentanti nelle agenzie Onu durano quattro-cinque anni. Il predecessore messicano di Jolles a Roma era qui dal 2004. Invece Jolles ha lasciato la Siria dopo soli tre anni.
Per conoscere la risposta bisogna fare la conoscenza di un popolo dimenticato: gli Ahwazi. Sono cinque milioni di arabi dell’Iran sudoccidentale, vicino all’Iraq. Il loro Paese si chiamava Arabistan fino al 1925, era un emirato autonomo. L’Italia aveva un consolato nella capitale, Ahwaz. Poi fu annesso forzosamente all’Iran, allora protetto dagli inglesi, e ribattezzato Khuzestan.
Fino al ’79 gli Ahwazi hanno patito l’occupazione straniera (i persiani sono sciiti e non parlano arabo), ma si sono barcamenati. Impossibile reclamare l’indipendenza: troppo petrolio nel loro sottosuolo. Altro che palestinesi: nessuna solidarietà internazionale.
Con l’arrivo dei khomeinisti, però, si è scatenata la persecuzione. In questi trent’anni un terzo degli Ahwazi è scappato all’estero. Molti in Siria. E lì hanno incontrato l’Alto commissariato Onu per i profughi. Che ha assistito pure loro.
Almeno fino a pochi mesi fa, quando gli Ahwazi hanno cominciato ad accusare il capo del Commissariato, Jolles, di non proteggerli più: «Ha assunto membri di Hezbollah nel suo ufficio». Gli Hezbollah sono filoiraniani. Gli Ahwazi li accusano addirittura di rapire famiglie di rifugiati (quelli politicizzati), per deportarli in Iran dove li attendono carceri e torture. E sostengono che Jolles ha chiuso entrambi gli occhi. Proprio come fecero i suoi connazionali olandesi a Srebrenica. «Siamo felici che sia stato mandato via, e speriamo che il suo successore sia più imparziale e degno di fiducia», dice la Bafs (British Ahwazi Friendship Society) in un comunicato del 24 aprile.
Da Damasco, Laurens Jolles è stato trasferito a Roma. Ora che non si trova più sotto una dittatura come la Siria e l’Iran, improvvisamente è diventato un leone. Critica il nostro governo, vuole accogliere a spese dell’Italia tutti i profughi del mondo. Chissà se sui barconi della tratta libica c’è anche qualche suo ex-amico Ahwazo in cerca di asilo.
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