Europeo, 29/07/1988
festival Barnum
il Festivalbar compie 25 anni
Comincio' in sordina. Oggi e' un business senza frontiere , popolato di maggiorate e di ragazzi finto americani . Da Ibiza Vittorio Salvetti annuncia la prossima tappa: Mosca
di Mauro Suttora
"El mejor productor musical de Italia" e' sbarcato sull' isola di Ibiza. Sta mangiando al ristorante della discoteca Ku, perla ormai leggendaria delle notti europee degli anni 80. E' circondato da belle ragazze, cantanti adoranti, tour operator riconoscenti, cameramen e tecnici. Osserva, tranquillo e incuriosito, i grappoli di travestiti, modelle, fighetti, Fantozzi in trasferta e altre "creature della notte" che a poco a poco affluiscono, come ogni sera , nel tempio principale dell' " isola della musica e dell' amore" . E l' una di notte: ancora presto, lo spettacolo e la danza cominceranno solo fra un'ora.
Vittorio Salvetti, 50 anni, ha tre figli. Il piu' grande ha appena compiuto un quarto di secolo, e si chiama Festivalbar: dopo Sanremo, e' il piu' importante appuntamento della musica leggera italiana. Scomparsi Cantagiro e Un disco per l'estate, e nonostante la riedizione di quest'ultimo da parte della Rai come premio Saint Vincent, e' il Festivalbar ogni anno a stabilire la colonna sonora dei nostri mesi estivi. Per festeggiare il venticinquennale della sua creatura, e per mantenerla à la page, Salvetti quest' anno e' emigrato a Ibiza. Anzi, l' ha invasa con un' armata di 350 cantanti , tecnici , discografici e accompagnatori vari .
Per una settimana intera , dal 12 al 17 luglio , gli ignari frequentatori tedeschi , inglesi e spagnoli della discoteca Ku hanno fatto da comparse per le registrazioni di quattro puntate del Festivalbar che andranno in onda per tutto agosto . Ma solo in Italia , su Canale 5 . E il trionfo del playback , del made in Italy , della musica facile , delle tette da esportazione di Sabrina Salerno.
"Ormai l' Italia e' troppo piccola per i grandi canali televisivi , guardiamo al mercato europeo", dice Salvetti. E promette che l' anno prossimo il Festivalbar arrivera' a Mosca , sulla scia del contratto pubblicitario firmato da Silvio Berlusconi . Quest' anno il Festivalbar e' costato sette miliardi , coperti in parte dagli sponsor Schweppes , Malizia , Carrera e Winchester , e otto Tir hanno trasportato da Cologno Monzese a Ibiza telecamere , fari , scenografie e attrezzature.
Confrontare tutto cio' con quei primi dieci dischi che nel 1964 erano in lizza in 5 mila jukebox italiani da' l' idea del cammino percorso . Di quello che e' stato guadagnato in professionalita' e perduto in spontaneita' . I premi per gli esercenti che distribuivano le cartoline voto 25 anni fa furono una Volkswagen , vinta dal bar Spiaggia d' Oro di Imperia , una lavatrice Zoppas che ando' al bar Julia di Spello (Perugia) e un televisore Geloso . Archeologia . Il meccanismo era semplice : su ogni jukebox Salvetti contrassegnava col nome Festivalbar i successi piu' grossi della tarda primavera . Il disco piu' gettonato durante l' estate vinceva la finale , che fino al 1982 veniva trasmessa ogni settembre da Asiago sulla Rai.
Oggi i jukebox , dopo aver raggiunto un apice di 50 mila nel 1970 , si sono ridotti a 20 mila . Ma oltre alle votazioni meccaniche ci sono le cartoline voto (stampate adesso sulla rivista berlusconiana Sorrisi e Canzoni) e i sondaggi dei vigili urbani . Il Festivalbar , infatti , ha una convenzione con cento comuni turistici dove , per tre domeniche d' agosto , un vigile rileva a mano le scelte su un campione di jukebox . Votazioni veramente democratiche ? Certo , meno " messicane " di Sanremo , anche se pesano pure qui le pressioni delle case discografiche , alcune esigenze di equilibrio e l' " effetto trascinamento " di altri successi . Cosi' , per esempio , nel 1964 vinse Bobby Solo , reduce dal trionfo di Sanremo . Si classificarono bene anche Catherine Spaak con L' esercito del surf e il rocker americano Gene Pitney con un pezzo scritto nientemeno che da Burt Bacharach.
Era solo l' inizio. Un po' in sordina. La kermesse di Salvetti aveva ancora da combattere contro agguerriti rivali (Un disco per l'estate , il Cantagiro) . Sull' onda di moderati cantabili si consumano i favolosi anni Sessanta . L' inglese Petula Clark vince nel ' 65 con il miagolante Ciao, ciao. Caterina Caselli , gia' casco d' oro , sbaraglia tutti l' anno dopo con Perdono, esorcismo contro complessi di colpa per fatti ancora non commessi . E nel ' 67 Al Bano, gorgheggiando Nel sole, si guadagna un passaporto per l' eternita'.
Contento e sereno , Salvetti procede . Poco lo sfiorano i tempi che stanno cambiando . Prendiamo il Sessantotto , il gran debutto di una lotta che sarebbe continuata . Proprio in quell' anno il Festivalbar supera il milione di cartoline e il ministero delle Poste gli concede addirittura un annullo speciale . Vince l' emigrante Adamo che , ignaro in mezzo a tanto furore , propone ai nuovi ribelli di "affidare una lacrima al vento". L'unica crisi che preoccupa il gran patron e' quella discografica . Ma non piu' di tanto . Infatti nel ' 71 , mentre le case produttrici hanno i magazzini pieni di dischi invenduti , il Festivalbar esulta per il nuovo record di cartoline ricevute : un milione e mezzo.
Nasce qui la grande svolta : il festival si deve trasformare in fenomeno di piazza e di Tv , e non restare legato al boccheggiante mercato dei 45 giri . Dove , comunque , la sua presenza sara' sempre egemone : nel ' 75 , per esempio , otto canzoni su sedici nella hit parade italiana sono targate Festivalbar . " Il passato , le edizioni lontane e vicine non le ho dimenticate " , dice oggi Salvetti , " ma ci sono due anni che ho stampati nel cuore " . Sono il ' 69 e il ' 70 , l' accoppiata reale di Lucio Battisti , con Acqua azzurra , acqua chiara e Fiori rosa, fiori di pesco. " Il vero re di questi venticinque anni e' stato lui . Nessun altro ha detto e fatto cose piu' importanti ".
E il gran patron cova una speranza grande : che il suo Lucio interrompa il suo esilio infinito e compaia ( " anche senza cantare " , supplica) al gran finale di questa edizione 1988 nella gran notte dell' Arena . Piano piano , comunque , anche nel calendario roseo del Festivalbar si affacciano timidi segni di mutamento . Se gli anni Settanta consacrano il filone neoromantico (Baglioni, Gianni Bella, Umberto Tozzi, Alan Sorrenti) , il decennio a seguire vede ascendere l' irriverente Rettore che addirittura porta in scena un cobra . Poi c 'e' la Berte' che grida sfacciata il suo slogan di guerra : " non sono una signora . . . " . E infine (e' il 1983) tocca al grande irregolare Vasco Rossi con le sue Bollicine .
Pagato lo scotto ai furori tardivi , a Salvetti resta comunque la certezza di essere ormai l' unico zar della canzone d' estate . Ed eccoci all' ultima fase . Quella dei nostri anni . Non si limita piu' a far da cassa di risonanza a cantanti gia' affermati . Ora li crea ex novo. Come nel caso di Sabrina Salerno e , prima di lei , di Spagna e Tracy Spencer . Successi d' ingegneria , accusano i critici , destinati a sparire nel giro di pochi mesi . " Forse " , replica Salvetti , " ma l' essenziale e' regnare per un' estate intera " .
Forse la sua grande capacita' e' stata quella di riuscire a mescolare divi stranieri o nostrani con perfetti sconosciuti , grandi voci con mezze calzette . Il Festivalbar non sfugge a una simpatica cialtronaggine che caratterizza il mondo della musica leggera , adesso come agli inizi . " Vent' anni fa davo ai cantanti solo l' albergo e un buono pasto , adesso vogliono tutti la limousine " , si lamenta il gran patron . Il quale non ha difficolta' ad ammettere che , come sempre , le case discografiche , per ogni " stella " che concedono , impongono due o tre gregari . " Ma adesso sono gli stessi cantanti che hanno dei poulain da promozionare , le case discografiche si limitano a fare le societa' di servizi " . E tanti dei giovani sono stranieri o presunti tali.
Il fenomeno piu' appariscente , nel serraglio del Festivalbar di quest' anno , e' quello battezzato " Tu vuo' fa' l' americano " : sono tutti i cantanti , o aspiranti tali , che pur italianissimi si celano dietro nomi esotici . Alcuni con la scusa di essere figli di americani in Italia , come Den Harrow . " Ho scelto questo pseudonimo perche' si pronuncia ' ' denaro' ' , e' di buon auspicio " , dice il biondino che per far piu' colpo alla fine della sua Born to love si butta in piscina .
L' arma principale di Tom Hooker , invece , sono i pattini a rotelle . Lui e' figlio di emigrati italiani negli Stati Uniti . Poi c' e' Daisy Mae , 28 anni , di Roma , che propone Sexy thing: buona volonta' , ma scarsi applausi . Dal sottobosco riesce a emergere solo Ivana Spagna , 31 anni , da Valeggio sul Mincio (Verona) : nell' 86 ha fatto centro con Easy lady, l' anno scorso con Dance dance dance . In Spagna , pero' , non e' venuta . Sabrina Salerno , infine : anche lei con Boys , All of me e I want my chico e' ricorsa all' inglese.
Il Festivalbar ha sempre avuto una regola ferrea : tutto rigorosamente in playback. E , senza la verita' del microfono , anche lo sfiatato gode . Ma Salvetti difende fino in fondo il playback: " La tv si e' sempre fatta in playback . Io ho presentato i Beatles nel 1964 al Vigorelli di Milano , ma quando hanno registrato per la tv italiana, subito dopo, hanno voluto il playback . Al Festivalbar del '77 avevo invitato Santana e i Chicago : hanno suonato dal vivo con i loro stupendi impianti a 36 piste , ma poi a casa e' arrivato solo il misero suono che esce dai nostri televisori " . A Ibiza pero' molti dei big promessi non si sono visti : Gianna Nannini appare solo nella sigla Hey bionda. Fiorella Mannoia , Oxa e Marcella sono impegnate nelle tournées italiane . In compenso e' piaciuta molto Mandy Smith che molti gia' pronosticano regina dell' estate . Salvetti ha messo a segno un nuovo colpo grosso ? " Forse " , risponde , " ma il mio sogno rimane Lucio Battisti".
Mauro Suttora
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