Oggi, 24 agosto 2005
MIO FIGLIO E' MORTO PER TE: BUSH, SARO' LA TUA CROCE
La guerra di una madre-coraggio americana
Cindy Sheehan non ha piu' pace: suo figlio ha perso la vita in Iraq in un agguato. "La colpa e' del presidente che ha mandato a morire i nostri ragazzi in un conflitto insensato". E ora lo sfida: vuole diventare un incubo per lui. Finche' non ammettera' di avere sbagliato
Crawford (Stati Uniti), agosto
«Sono venuta a Crawford per mio figlio. Perchè finchè il presidente sta qui,
anche il mio posto è qui. E' lui che lo ha mandato a morire in una guerra
insensata. Sono arrivata un mese fa per una sola ragione: incontrare il presidente
e ottenere una sua risposta a questa semplice domanda: qual è la "nobile
causa" per la quale lui dice che mio figlio è morto? La risposta a questa domanda
non farà tornare indietro mio figlio. Ma potrebbe fermare altre morti senza
senso. Perchè ogni morte adesso non ha più senso. E la grande maggioranza del
nostro Paese lo sa. Quindi, perchè altri giovani devono morire? E perchè altri
parenti devono perdere i propri figli e passare il resto della vita con questo
lutto insopportabile?»
La signora Cindy Sheehan, 48 anni, non è una pacifista. Almeno non lo era
fino all'anno scorso, quando il suo figlio 24enne Casey è morto in Iraq. Ci era
arrivato da appena un mese, faceva il meccanico. Il 4 aprile 2004 si era spinto
in missione volontaria a Sadr City per salvare dei soldati feriti in
un'imboscata. Assieme a lui sono stati uccisi altri sei militari americani. Quel giorno
la signora Sheehan guardava la tv nella sua casa californiana: «Quando per
caso ho visto sulla Cnn un blindato che bruciava, ho capito d'istinto che Casey
era morto».
Anche la decisione di andare dalla California a Crawford (Texas) per chiedere
udienza al presidente George Bush junior in vacanza nel suo ranch l'ha presa
d'istinto. Lo aveva già incontrato due mesi dopo la morte di Casey, il
presidente. Ma in quell'occasione se ne era stata tranquilla. Bush ha concesso
udienza a 272 parenti dei duemila soldati statunitensi morti finora in Iraq e
Afghanistan. Per cui i suoi collaboratori hanno detto no a questa signora sconvolta
dal dolore: «Se stabiliamo il precedente che ciascun parente può essere
ricevuto più di una volta, il presidente rischia di dover passare gran parte del suo
tempo con i familiari delle vittime».
E' una decisione che qualcuno potrebbe rimpiangere. Perchè la signora Sheehan
si è intestardita, non è tornata a casa, ed è rimasta ad aspettare fuori dal
ranch per tutto l'agosto afoso del Texas: «Non me ne vado finchè non mi
riceve». Si è piazzata con una seggiolina pieghevole sulla strada, e col passare dei
giorni ha cominciato ad attrarre l'attenzione dei giornalisti. Forse perchè
d'estate non ci sono molte altre notizie, il suo caso è finito su tutte le
prime pagine. Contemporaneamente, i sondaggi per la prima volta hanno avvertito
che la maggioranza degli americani si sta stufando della guerra, e che non ha
più fiducia in Bush.
E' cominciata così una vera e propria sfida fra questa signora, impiegata in
una Usl vicino a San Francisco, e l'uomo più potente della Terra. Ormai è
diventata una questione di principio: se il presidente cede e la incontra, i
pacifisti la prenderebbero come una vittoria. Ma se non la vede potrebbe fare la
stessa fine di un altro presidente texano, Lyndon Johnson, che esattamente
quarant'anni fa, nell'estate '65, snobbò i manifestanti contro la guerra del
Vietnam davanti al suo ranch, ma tre anni dopo perse la Casa Bianca (e alla fine gli
Stati Uniti persero la guerra).
Attorno alla signora Sheehan si sono radunate prima centinaia, poi migliaia
di persone che stringono d'assedio il ranch. Sono arrivati personaggi famosi,
come la cantante antimilitarista Joan Baez che ha tenuto un concerto uguale a
quelli dei tempi del Vietnam. I consiglieri del presidente avevano respirato un
po' quando la Sheehan era dovuta tornare in California per assistere sua
madre che aveva avuto un infarto. Ma la tregua è durata soltanto qualche giorno.
Si sono mobilitati anche i sostenitori del presidente. Altre mamme di soldati
morti in Iraq si sono fatte intervistare, dicendosi favorevoli alla guerra.
Alcuni siti internet vicini al partito repubblicano si sono riempiti di veleni
contro la signora, definita «ex hippy fallita». In effetti la vita della
signora Sheehan dopo la morte del figlio non è più la stessa. La Usl l'ha
licenziata per troppe assenze. Il marito l'ha mollata in giugno perchè non ce la faceva
più a sopportare il dolore ossessivo della moglie: «Io per superare
l’angoscia ho bisogno di distrarmi», ha detto, si è comprato due maggiolini Volkswagen
(che colleziona) e se n'è andato. Gli altri due figli, la 24enne Carly e il
21enne Andy, la appoggiano, ma ora le chiedono di tornare a casa.
Tuttavia, la signora Sheehan sta scuotendo l'America come nessuno era
riuscito a fare nei quattro anni che sono passati dall'11 settembre 2001.
«La verità è che queste guerre stanno costandoci troppo», spiega Linda Bilmes,
professoressa dell’università di Harvard: «Duemila americani uccisi, quasi quindicimila
feriti e mutilati. Ma anche il prezzo economico è alto, nascosto agli occhi
del pubblico, e bisognerà pagarlo anche dopo la fine delle guerre. In totale
sono mille miliardi di dollari. Per 45 anni dovremo dare sette miliardi all’anno
in pensioni d’invalidità a tutti i menomati fra il mezzo milione di soldati
che ha finora servito in Iraq. E dall’inizio della guerra, nel marzo 2003, il
prezzo del petrolio è raddoppiato».
Ma la cosa più grave, che provoca frustrazione anche fra i favorevoli alla
guerra, è che non si intravede una via d’uscita. Ormai anche qualche senatore
repubblicano, temendo di non essere rieletto, chiede una «exit strategy»
dall’Iraq. Il presidente Bush ammonisce: «Se tornassimo subito mancheremmo di
rispetto proprio ai soldati come Casey Sheehan che hanno dato la loro vita per la
patria. E anche fissare una data per il nostro rientro sarebbe un regalo per i
terroristi, ai quali non resterebbe che aspettare. No, dobbiamo rimanere finchè
gli iracheni non potranno difendersi da soli con le nuove forze armate e di
polizia che stiamo addestrando».
Casey era molto religioso, aveva fatto il chierichetto e avrebbe voluto
diventare assistente di qualche cappellano militare. Poi è partito volontario, ma
non ha voluto fare l’amore con la sua fidanzata: «Sarebbe poco serio, prima del
mio rientro e del matrimonio». La signora Sheehan ricorda il suo imbarazzo:
«”Non potrò certo dire ai miei colleghi che sono ancora vergine...”, mi diceva».
A Genova per secoli c’è stata la figura della «pittima»: una persona che
seguiva costantemente ciascun debitore in ogni strada, ricordando ad alta voce i
suoi impegni non mantenuti. Oggi la signora Sheehan si è assunta questo ruolo
nei confronti del presidente: vuole imbarazzarlo fino a fargli ammettere che
andare in Iraq è stata una mossa sbagliata. Sicuramente non ci riuscirà, ma è
altrettanto sicuro che il prezzo che lei sta facendo pagare a George Bush junior
per la sua testardaggine cresce di giorno in giorno.
Mauro Suttora
2 comments:
good start
leggere l'intero blog, pretty good
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