IL CALVARIO DI WINONA RYDER, A PROCESSO PER FURTO
di Mauro Suttora, da New York
Il Foglio, 31 ottobre 2002
Ha dovuto trascorrere il suo trentunesimo compleanno in tribunale a Los Angeles "Winona la ladrona", come ormai l'hanno soprannominata i famelici giornalisti di gossip americani. Ed è finita per due giorni consecutivi in prima pagina su quotidiani cattivi come il New York Post che la stanno scorticando viva, con un'anticipazione di pena e assaggio di gogna che al confronto Cesare Previti appare fortunato.
Ma Winona Ryder, la dolcissima attrice statunitense da sempre in corsa per diventare "la nuova Audrey Hepburn", dovrebbe chiedere i danni non ai cronisti, bensì al proprio sconsiderato avvocato Mark Geragos che le ha consigliato di non patteggiare, di non abbassarsi al "guilty plea" (l'ammissione di colpa) e di tener duro affrontando un disastroso processo pubblico.
Per fortuna negli Stati Uniti la giustizia e' svelta, non piu' di una settimana di udienze, cosicché il calvario si esaurirà entro il week-end. Perché lo spettacolo che va in onda in questi giorni da Beverly Hills ha un'unica attrice protagonista, ma la sua parte è proibitiva. Il 12 dicembre 2001 la superstar rubò vestiti ai grandi magazzini Saks per un totale di 5.560 dollari e 40 cents. Un video proiettato in aula la mostra nel ruolo umiliante della taccheggiatrice beccata in flagrante dalle guardie all'uscita.
Winona si arrampica deliziosamente sui vetri, è sempre comunque eccitante ascoltare la sua soffice voce, anche quando interpreta Alice nel Paese delle meraviglie: "Il regista del film che stavo per girare miaveva chiesto di esercitarmi nella parte della ladra..." Peccato che nessun regista sia stato citato come testimone a discarico. "E' stata educatissima, appena l'abbiamo scoperta mi ha preso la mano e ha chiesto scusa", racconta il capo dei sorveglianti.
Uno di loro precisa: "Ho trovato quattro etichette col prezzo che la Ryder aveva tagliato dai capi rubati con forbici portate da casa". Per provarlo tira fuori i cartellini magnetici che la minidiva alta uno e 63 aveva neutralizzato per non far squillare i sensori all'uscita, li avvicina alle quattro refurtive (una è un vestito Dolce e Gabbana, e spiace che l'Italia abbia contribuito seppure indirettamente a questo dramma): i bordi combaciano.
E' un momento di suspense, i giurati allungano i colli oltre il loro banco per controllare coi propri occhi. Furto con l'aggravante della premeditazione, quindi. I vignettisti satirici si scatenano: "Ecco come Winona si taglia i prezzi da sola!"
La vice attorney (procuratrice della pubblica accusa) è una donna, ci mette un sovrappiù di meticolosità femminile nelle arringhette per incastrare la bella&famosa: "Praticamente si era portata un kit per furto da casa: forbici, una grossa borsa per nascondere la refurtiva, rotoli di carta in cui avvolgerla. Poi è ricorsa a un vecchio trucco: pagare quattro capi per non creare sospetti, ma assieme a quelli portarsene via altri venti". I titoloni cubitali dei tabloid vanno a nozze: "Paghi uno, prendi cinque!"
Il difensore contrattacca: "La mia cliente è rimasta vittima di guardie troppo zelanti in cerca di facile pubblicità. Una di loro ha cercato di metterle le mani sotto il top di velluto, con la scusa di dare una controllatina, prima che arrivassero i poliziotti. La signorina Ryder si è allora messa a urlare, anche perché quel giorno non indossava reggiseno".
In subordine rispetto alla tesi difensiva della prova di attrice, Winona sostiene anche di avere consegnato la carta di credito a un commesso del piano di sotto - dove aveva comprato due paia di scarpe - chiedendogli di tenere il conto aperto per ulteriori acquisti. "E' usanza comune fra le celebrità di Hollywood portarsi a casa dei vestiti per provarli e decidere con calma quali acquistare e quali far riportare indietro", aggiunge l'avvocato.
La giuria che deciderà la sorte dell'ex fidanzata di Johnny Depp e Matt Damon risulta corretta sia sessualmente (sei donne, sei uomini) sia razzialmente (posto fisso garantito per un nero, un ispanico e un asiatico). Tuttavia uno dei giurati è l'ex presidente della Sony Pictures, che ha prodotto il suo film più famoso. Titolo: "L'età dell'innocenza". Per quella parte la Ryder venne nominata all'Oscar. Però non vinse.
Mauro Suttora
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