Oggi, 26 luglio 2007
di Mauro Suttora
Alta e felina, silenziosa e determinata, Cécilia Sarkozy sta facendosi amare e odiare da milioni di francesi. Ad appena tre mesi dall’elezione del marito, lei che diceva di non essere interessata alla politica a tal punto da non avere neppure votato per il suo Nicolas il 6 maggio, è balzata all’onore delle cronache come la salvatrice delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese condannati a morte in Libia.
Missione al femminile.
Con un blitz diplomatico degno di Kissinger è volata da Gheddafi e nel giro di poche ore, con l’aiuto della figlia del colonnello, Aisha, ha ottenuto quello che anni di trattative ufficiali non avevano prodotto, ma che avevano preparato. «Abbiamo votato Nicolas, non sua moglie», protestano i suoi avversari. Che abbondano non solo fra i socialisti, ma anche fra gli stessi compagni di partito di Sarkozy. Lei infatti si è installata all’Eliseo, si è dotata di un’addetta stampa e di un capo di gabinetto, e si comporta come un membro del governo. Proprio lei, che una volta si era imprudentemente vantata di «non avere una goccia di sangue francese nelle vene». Vero: è figlia di un ricco emigrato ebreo-zingaro rumeno e di una belga. Proprio lei, che due anni fa aveva scandalizzato la Francia intera fuggendo a New York con un amante, salvo poi tornare all’ovile. Proprio lei, che ha ravvivato l’immagine polverosa della presidenza francese, dopo due «vecchi» come Mitterrand e Chirac, esibendo con orgoglio nelle manifestazioni ufficiali le due belle figlie ventenni avute dal primo matrimonio, oltre a quello frutto dell’unione ormai quasi ventennale con Nicolas.
l I riflettori su di lei.
Ora, con la scusa degli «interventi umanitari», sembra invece aver preso gusto a recitare un ruolo anche politico. Resta il dilemma: la Francia ha già un presidente (che guida direttamente la politica estera), un ministro degli Esteri (Bernard Kouchner, socialista passato con l’ex avversario) e anche una stupenda viceministra di colore per gli Affari umanitari, Rama Yade, 30 anni. Ma a tutti Cécilia, soprattutto alla Commissiaria europea Benita Ferrero-Waldner, ha rubato i riflettori, scendendo trionfale in maglietta e pantaloni la scaletta dell’aereo con gli ostaggi «salvati». A che prezzo? Pare 420 milioni di euro, uno per ogni bimbo infettato.
l Il ruolo del presidente.
Il marito si è a sua volta precipitato a Tripoli per stringere la mano a Gheddafi, ma soprattutto per vendergli una centrale nucleare. Mossa azzardata, visto che la Libia come l’Iran è ricca di petrolio, ma resta una dittatura. Però anche il tiranno libico dev’essere rimasto folgorato dal piglio di questa francese cinquantenne, che esattamente come Hillary Clinton dieci anni fa si è conquistata un posto in politica senza avere ricevuto neanche un voto.