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Wednesday, October 18, 2017

Franzoso: eroe per caso



Denuncia le "spese pazze" da mezzo milione del presidente di Ferrovie Nord (Regione Lombardia). Ma invece di essere premiato, viene prima mobbizzato e poi licenziato 

di Mauro Suttora

Oggi, 12 ottobre 2017

Ci tiene a precisare: «Non mi sento un eroe. Ho fatto solo il mio lavoro».
E il lavoro di Andrea Franzoso, 39 anni, già ufficiale dei Carabinieri, era quello di controllore dei bilanci alle Ferrovie Nord, società pubblica che gestisce i treni locali in Lombardia.

Due anni fa gli passano sotto gli occhi queste spese personali del presidente Norberto Achille: 124 mila euro in bollette per i cellulari aziendali usati anche da moglie e figli, 180 mila in multe alla Bmw di servizio guidata soprattutto dal figlio, 14 mila in vestiti, 30 mila in arredi ed elettronica, 3.700 in scommesse sportive, 17 mila in hotel e ristoranti. Rimborsata anche la toelettatura del cane, e 7 mila euro di abbonamento pay-tv, compresi alcuni film porno. Totale: mezzo milione.

I vertici aziendali insabbiarono tutto, e allora Franzoso presentò un esposto con nome e cognome. «Perché lo firmi? Può anche essere anonimo, non fare l’eroe», lo avvertì il maggiore dei Carabinieri che accolse la denuncia.
«Hai una vita davanti, non puoi rovinarti così. Se perdi il lavoro non ne trovi un altro, con la nomea che ti porti addosso», gli disse suo padre.

Niente da fare. Franzoso andò avanti, e quando Achille dovette dimettersi ecco le reazioni dei suoi colleghi, ora raccolte nel gustoso libro Il disobbediente (ed. Paper First): «La maggior parte rimane alla finestra, per capire da che parte tiri il vento. In molti mi esprimono solidarietà, ma di nascosto.
In ascensore, per esempio, e solo a tu per tu: appena le porte si riaprono, ciascuno per la propria strada. C’è chi mi dà appuntamento lontano da occhi indiscreti: al parco, come amanti clandestini. Una giovane collega, fan di Saviano e di tutto il pantheon antimafia, da Falcone e Borsellino a Nino Di Matteo, fustigatrice indefessa della corruzione altrui, decide di non farsi più vedere con me. Per quattro anni abbiamo lavorato insieme, ora mi evita. Un’altra passa dall’infatuazione, con fitto scambio di messaggi Whatsapp in cui esaltava il mio “straordinario coraggio” esprimendomi la sua “sconfinata ammirazione”, alla più fredda indifferenza».

Dopo averlo trasferito e mobbizzato, nel 2016 Ferrovie Nord ha licenziato Franzoso. Che ora si è preso la rivincita, con un convegno al Senato  il 12 ottobre cui sono intervenuti il presidente Pietro Grasso, Raffaele Cantone dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e Milena Gabanelli. Gian Antonio Stella, autore del libro La Casta, ha scritto la prefazione a Il Disobbediente.
Ma la legge che protegge i whistleblower («soffiatori di fischietto», i segnalatori di illeciti come lui) è ancora arenata in Parlamento.
Mauro Suttora

Thursday, October 30, 2008

Roberto Saviano

ITALIA ADDIO io devo e voglio vivere

il simbolo della lotta contro la camorra andrà forse all' estero

"Non ce la faccio più a continuare così", dice Roberto Saviano, autore del bestseller "Gomorra", diventato un film candidato all'Oscar. Da due anni si nasconde protetto dai carabinieri. Tra minacce e calunnie

di Mauro Suttora

Oggi, 29 ottobre 2008

"Se avessi una famiglia, se avessi dei figli, potrei conservare un equilibrio. Avrei un casa dove tornare, un affetto da difendere, una nostalgia. Tutti i miei "angeli custodi", gli uomini della scorta, hanno almeno tre figli. Ma per me non è così".
Ha compiuto 29 anni il 22 settembre, Roberto Saviano. Ma per il nostro maggior scrittore (un milione e mezzo di copie vendute del suo primo libro Gomorra in 43 Paesi, il film omonimo candidato all' Oscar) è stato un compleanno amaro. Le minacce di morte da parte della camorra si sono infittite. È arrivata anche la notizia (poi smentita) di un attentato entro Natale sull' autostrada Napoli Roma. Lo preparerebbe il camorrista latitante Giuseppe Setola, sfuggito alla retata contro i killer dei sei africani a Casal di Principe (Caserta). E Saviano, che la crede autentica, pare voglia rifugiarsi all' estero. Sarebbe una sconfitta per tutta l' Italia.

Ma lo scrittore non ce la fa più. Ha perso la fidanzata: "Ricordo Serena, una ragazza che è andata via perché la mia vicinanza la lerciava". Questa è la confessione cui Roberto, sempre riservatissimo sulla propria vita privata, si è lasciato scappare di fronte al pubblico del Festival della letteratura di Mantova, nel settembre scorso. I sei minuti d' applausi lo hanno rincuorato, la solitudine rimane.

La donna giusta ? Fuggita

"La sua fidanzata Serena era la donna giusta, l' unica in grado di sopportarlo oltre alla madre", ha svelato il padre, medico. "Non è facile vivere come Roberto, non può venire mai da noi per ragioni di sicurezza. L' anno scorso è morta mia madre, sua nonna. Lui non ha potuto vederla viva l' ultima volta, ma ha preteso di esserci per il funerale. Al paese però è successo di tutto: strade bloccate, un poliziotto con la pistola perfino sull' altare". Una famiglia deflagrata, quella d' origine di Saviano: anche il fratello è stato costretto a trasferirsi in una località segreta del nord Italia.

"Roberto non è mai stato ragazzo", ha raccontato il padre a La Stampa. "Anche quando era piccolo era serio, acuto, pungente. A tredici anni ha letto Il Capitale di Marx e a quattordici si è fatto regalare per il compleanno l' Iliade e l' Odissea. Come vorrei che ci fosse ancora il suo nonno materno, il colonnello Carlo che lo ha cresciuto con il mito della legalità e che adesso scoppierebbe di fierezza".

"Voglio una vita, ecco"

"Fanculo il successo", si è sfogato Roberto su Repubblica. "Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare mia madre senza paura e senza spaventarla. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale, e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto 29 anni !".

"Come dice Von Clausewitz, a un nemico puoi togliere tutto, ma non la rabbia. I camorristi mi hanno tolto la possibilità di una vita normale, perché a me piace rotolarmi nella realtà, lavorare sporcandomi. Ma la rabbia rimane", ha ribadito in una memorabile intervista al programma tv Matrix.

"Non riesco più a scrivere"

"Voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere, perché è quella la mia passione e la mia resistenza. Ma io, per scrivere, non posso vivere come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri oggi qui, domani lontano duecento chilometri spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita".

Lo scorso aprile Saviano è stato invitato a New York, al congresso mondiale degli scrittori del Pen Club. Lì ha ricevuto i complimenti di Salman Rushdie, il romanziere condannato a morte vent' anni fa dai fondamentalisti musulmani per avere insultato Maometto. Oggi Rushdie commenta: "I camorristi sono più pericolosi dei terroristi islamici". Due anni fa, quando dovettero dargli una scorta dopo l' improvviso successo di Gomorra, a Roberto fu proposto di trasferirsi a New York. "Ma rifiutai. Avrei potuto anche scrivere di altro. Sono restato in Italia, ma per quanto tempo dovrò portare questa croce ?".

"Niente casa in affitto"

Come Oriana Fallaci, Saviano si aggrappa al suo lavoro: "Ho soltanto le parole, oggi, a cui provvedere, di cui occuparmi. E voglio farlo, devo farlo. Come devo ricostruire la mia vita lontano dalle ombre. Anche se non ho il coraggio di dirlo ai carabinieri di Napoli, che mi proteggono come un figlio. Ma né lì né a Roma trovo qualcuno disposto a darmi una casa in affitto".

Il boss Francesco Schiavone detto Sandokan, in carcere a Opera (Milano) da anni, qualche mese fa ha chiesto ai suoi avvocati di querelare Saviano: lo avrebbe "diffamato". Che cosa voglia dire questa surreale minaccia è presto detto: il 5 ottobre a Casal di Principe viene ucciso Stanislao Cantelli, zio di due pentiti. Di lui Sandokan aveva parlato durante un processo dicendo: "Gli ho sempre voluto bene". Una sentenza di morte ? "I camorristi si spacciano per eroi, ma in realtà sono dei codardi. Ammazzano persone innocenti, indifese, giovani e anziani che non c entrano nulla", spiega Saviano, nero in volto.

Rosaria Capacchione

Il 14 marzo di quest' anno, nell' aula bunker di Poggioreale (Napoli) durante il processo "Spartacus", è stata data lettura di una missiva di Francesco Bidognetti (all' ergastolo) e Antonio Iovine (latitante), con la quale i due capi cosca chiedevano di spostare la sede del processo inquinato dallo "pseudogiornalista" Roberto Saviano, dalla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione e dall' allora pm anticamorra Raffaele Cantone. "Non prendi più un treno, non sali più su una macchina che non sia blindata. Cosa fai, con chi esci ?", si sfoga Saviano.

La sorella del boss Cicciariello ha detto in Tv: "Cosa gli abbiamo fatto noi di Casale di Principe ? Gli abbiamo violentato la fidanzata, ammazzato un fratello ?". È difficile addormentarsi con queste parole nella testa, spiega Saviano: "Ti distruggono la quotidianità, ti fanno capire che anche le persone intorno a te sono in pericolo". vendette "fredde" Quindi ricorda come, il giorno stesso di quel servizio televisivo, fu ucciso un uomo che aveva denunciato i camorristi nove anni prima, e a cui era stata appena tolta la scorta. Come nel proverbio napoletano Tardariello ma mai scurdariello.

"I camorristi oggi investono a Roma, Parma, Milano, al nord. Si autodefiniscono "imprenditori". Non sono più un problema solo per la mia terra, il sud, ma per tutta l' Italia", avverte Saviano. Tutta l' Italia. Quell' Italia che oggi non vorrebbe vederlo andar via.

Mauro Suttora