Donne, champagne, manette
Cecchi Gori in galera. il nuovo capitolo di un' odissea senza fine
Il re del cinema e della bella vita è finito per la quarta volta agli arresti. I magistrati lo torchiano, le sue "ex" lo difendono, lui disperato dice: "E ora fatemi morire !"
di Mauro Suttora
Roma, 18 giugno 2008
E quattro. È la quarta volta che i poliziotti piombano nel suo appartamento di palazzo Borghese, uno dei più maestosi di Roma. Questa volta, però, accanto a Vittorio Cecchi Gori non c'era Valeria Marini. La prima volta, nel luglio 2001, la perquisizione fu tragicomica. La coppia fu sorpresa nell' intimità. Poi le forze dell' ordine scoprirono della cocaina, ma lui si difese: "È zafferano". Stessa scena qualche mese dopo, sempre in vestaglia: l' irruzione era per un' indagine su un presunto voto di scambio (Cecchi Gori era stato candidato per l' Ulivo ad Acireale). Terzo arresto, sempre in pigiama, nell' ottobre 2002, per il fallimento della Fiorentina: quella volta però Vittorio oppose una fiera resistenza, e per più di due ore non fece aprire il portone ai domestici filippini.
Ora Cecchi Gori è rimasto solo. Nonostante il tourbillon di donne di cui si circonda, non ha più una relazione fissa da quando a gennaio è finita, dopo due anni, l' ultima storia con l' attrice Mara Meis. Con la quale però è rimasto in buoni rapporti. Come con tutte le sue ex, cosicché ogni tanto esce una foto annunciante improbabili revival anche con Rita Rusic e la Marini. "Non riesco a capire l' accanimento dei magistrati contro Vittorio", ci dice Mara Meis. "Lui è un uomo buono. Se ha avuto problemi, sono stati causati dalla sua ingenuità. Ma lui è uno che come produttore ha vinto tre Oscar, ha dato lustro all' Italia in tutto il mondo. Perché lo trattano così ?"
Il problema è il fallimento della sua società, la Finmavi, con debiti per centinaia di milioni di euro che hanno lasciato insoddisfatti decine di creditori. Quello dei Cecchi Gori era un impero da mille miliardi. Ma ormai gli hanno tolto quasi tutto. Ha perso la Fiorentina, che con lui attraversò il periodo d' oro di Batistuta. Lo hanno spossessato di Telemontecarlo (l' odierna La7), per la quale aveva grandi progetti: sognava di trasformarla nel terzo polo televisivo, che facesse concorrenza vera a Rai e Mediaset.
Gli hanno tolto la catena delle sale di cinema, dove la famosa sigla "Mario e Vittorio Cecchi Gori Group" ha fatto divertire e sognare milioni d' italiani. Il Postino, La vita è bella, Mediterraneo sono gli Oscar, ma i campioni d' incasso sono tanti, dai film di Verdone a quelli di Pieraccioni, fino ai lavori di qualità come Canone inverso. "Possono togliermi tutto, ma non impedirmi di lavorare", diceva lui, fino a pochi giorni fa. Con quel suo carattere fumantino e sempre un po' aggressivo che probabilmente lo ha messo in urto con qualche pubblico ministero.
E così, dopo anni di forzata stasi, settimane e mesi passati con gli avvocati a studiare le carte di processi e ricorsi, in gennaio per Vittorio era arrivato il momento della rivincita. Serata di gala nella sala privata di proiezione a palazzo Borghese per l' anteprima del nuovo film suo e di Rita Rusic: Scusa ma ti chiamo amore. Debutto alla regia di Federico Moccia, protagonisti Raoul Bova e Michela Quattrociocche. Perché in questi anni Cecchi Gori, nonostante le traversie giudiziarie, ha continuato a ricevere ospiti nel suo palazzo come sempre, ed è stato un anfitrione generoso. Alle anteprime di film come Scoop di Woody Allen o Flags of our Fathers di Clint Eastwood hanno partecipato personaggi come Lamberto Dini, Antonio Di Pietro, Claudio Martelli, Giovanni Minoli, Barbara Palombelli, Mara Venier. Anche questa volta Cecchi Gori ha fatto centro: comprò i diritti di Scusa ma ti chiamo amore quando Moccia non aveva ancora scritto il libro. E il film è diventato il maggiore incasso italiano del 2008: 14 milioni, quasi il triplo di Caos calmo con Nanni Moretti.
Proprio questo successo ha irritato qualche grande creditore del fallimento Cecchi Gori: i magistrati ora gli imputano di avere distratto fondi che avrebbero dovuto rimanere nella sua vecchia società a garanzia dei debiti, per crearne un' altra nuova con la quale è stato prodotto il film. Insomma, paradossalmente Vittorio è finito di nuovo a Regina Coeli perché è stato troppo bravo a fare il suo lavoro. Cioè a produrre film. Accanto, professionalmente, gli è rimasta Rita Rusic, 48 anni. Che gli ha subito espresso solidarietà e dolore dopo l' incarcerazione. In effetti, con tanti grandi imprenditori incriminati e condannati, i quali però continuano indisturbati a lavorare e a essere riveriti, non si capisce perché il povero Cecchi Gori, se proprio doveva essere arrestato, non abbia potuto ottenere almeno i domiciliari. Infatti, anche ammettendo che abbia continuato a (cercare di) truffare i creditori, non sussisteva la necessità del carcere per rischio di fuga, o di reiterazione del reato, o di particolare odiosità dello stesso.
"Mi voglio ammazzare, praticatemi l' eutanasia", ha detto disperato Vittorio appena messo piede in cella. Il produttore anche quest' estate, se e quando i magistrati glielo permetteranno, passerà metà del tempo nella sua bella villa di Sabaudia (Latina), l' unico possedimento che gli è rimasto oltre alla casa ufficio di palazzo Borghese e quella da dividere a metà con l'ex moglie Rita Rusic, dalla quale ha divorziato nel 2000 e litigato per anni prima di mettersi d' accordo su una cifra. All' inizio, infatti, lei aveva chiesto la pazzesca cifra di 2.300 miliardi di lire per sé e i due figli Vittoria e Mario. Alla fine si era accontentata di un mensile di 50 milioni (di lire).
E pensare che ci fu un periodo, verso il 1994, in cui Cecchi Gori junior, subito dopo la morte del padre Mario che aveva pazientemente costruito l' impero, sembrava potesse addirittura rivaleggiare con Berlusconi. Silvio scendeva in politica ? Anche lui, nel Partito popolare: eletto nel ' 94, e ancora due anni dopo. Silvio si dava al cinema ? All' inizio era alleato con Cecchi Gori nella società Penta. E sia nella distribuzione sia nella produzione, per anni ha vinto Vittorio. Silvio aveva tre tv ? E Vittorio nel ' 95 comprò dai brasiliani Telemontecarlo. Perfino nel calcio, in seguito, sono stati rivali. Ma ora Berlusconi è a palazzo Chigi. Mentre, tre isolati più a nord, il palazzo Borghese di Cecchi Gori sembra diventato il tiro al bersaglio preferito della procura di Roma.
Mauro Suttora