L’Europarlamento serve a poco o a nulla. Purtroppo questa è la realtà, nonostante i proclami retorici. Infatti i veri poteri, nell’Unione Europea, li hanno gli altri due organi: la Commissione (nominata dai governi dei 28 Paesi membri) e il Consiglio (i vertici dei premier o ministri in carica).
di Mauro Suttora
Oggi, 23 aprile 2014
I 751 eurodeputati (73 italiani) possono solo «codecidere» assieme alla Commissione, negarle la fiducia in caso di contrasto insanabile, o bloccarne il bilancio. Per il resto, solo poteri «consultivi». Cioè chiacchiere.
Il problema è che queste chiacchiere costano molto: 1,7 miliardi di euro annui. L’Europarlamento è leggendario per i suoi sprechi. Due sedi: i francesi non vogliono mollare Strasburgo, che funziona una sola settimana al mese per le sedute plenarie. Ventitre lingue in cui devono essere obbligatoriamente tradotti tutti gli atti e le parole pronunciate in aula e commissioni: migliaia di traduttori e interpreti simultanei. Gli irlandesi hanno rinunciato al gaelico, ma i maltesi (che parlano tutti inglese) vogliono il maltese.
Gli unici felici sono gli eurodeputati. Per loro l’elezione significa un affare da 2,2 milioni di euro garantiti in cinque anni (non c’è rischio di voto anticipato). Ogni mese, infatti, intascano 6 mila netti di stipendio, altri 6 mila di diaria, più 25 mila euro per i portaborse (massimo tre a Bruxelles, ma vari nel collegio d’origine). Non possono più assumere parenti e amanti, ma qualche collega compiacente può farlo.
Gli eurodeputati scontano questi privilegi con l’assoluta irrilevanza. Se non si è invitati a qualche talk show, si sparisce per cinque anni. Soluzione: dare veri poteri all’Europarlamento (unico organo eletto direttamente, quindi democratico), e tenere solo inglese e francese come lingue ufficiali.
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