Tuesday, August 26, 2008
Il Partito entra pure in casa
Libero, 22 agosto 2008
di Mauro Suttora
Caro Direttore,
ieri sono andato a trovare un collega giornalista cinese a casa sua a Pechino. Abita in uno delle migliaia di palazzi costruiti negli ultimi vent'anni per i tre nuovi milioni di abitanti che hanno portato il totale a quindici. Numeri e distanze colossali, e infatti per arrivarci dal centro ci vogliono tre quarti d'ora (se non c'è traffico). Un bel quartiere di periferia, dignitoso, quasi elegante. Ricorda un po' il centro Edilnord di Brugherio (Milano), prima creazione di Berlusconi quarant'anni fa.
Il collega paga 300 euro mensili per due camere, cucina abitabile, sala e un bagno. Ne guadagna 800 al mese, ma lavora anche la moglie. Portineria e posto di guardia sono all'entrata del complesso, poi tanti vialetti e anche verde fra palazzi alti 25 piani. Unico difetto: pochi garages. Quindi auto parcheggiate dappertutto, anche sui marciapiedi. Mi sono sentito in Italia.
Mentre aspettavo l'amico all'entrata, ho visto un cartello bilingue. Ho letto la traduzione in inglese, e ti mando la foto. Spero che si legga. Dice che ci troviamo nel quartiere Wangjinghuanyuan (d'ora in poi W) del sotto-distretto Dong Hu. Il quale contiene 31 palazzi con 4.528 appartamenti per tredicimila abitanti fissi e 1.800 "floating" (che vanno e vengono, o forse in affitto), su una superficie di 1.170.000 metri quadri (117 ettari).
Poi alcune indicazioni stradali, preziose per i visitatori ma anche per gli abitanti stessi, che faticano sempre a spiegare a tassisti e amici dove vivono. Infatti Pechino è cresciuta così tanto e così in fretta che nessuno si raccapezza più. Quand'ero venuto per la strage di Tian an men nell'89 la città finiva alla terza circonvallazione, grande quasi quanto le tangenziali di Milano o il Raccordo anulare di Roma. Ora siamo arrivati alla quinta, ma già proliferano fra i campi nuovi quartieri-satellite come questo.
La parte interessante del cartello è la seconda, che dice testualmente: "La Sezione del Partito del quartiere W è stata fondata nel 2002. L'attuale segretario della sezione del Partito è WANG [tutto maiuscolo, ndr] Lifeng. Ci sono cinque membri di comitato e 114 membri del Partito [unica parola sempre in maiuscolo] che si autogestiscono [in inglese: 'self-managed']. Il comitato dei residenti del quartiere W è stato fondato [anch'esso] nel 2002 [all'inaugurazione delle case, presumo]. L'attuale vicedirettore WANG Lifeng è il responsabile del lavoro. Il comitato ha nove membri".
Segue una lode all'abbondanza di strutture scolastiche e mediche nel quartiere. Ma questo succede in tutti i nostri dépliant pubblicitari immobiliari. Poi l'elenco delle imprese della zona, dove primeggia la Panasonic.
Più interessante il penultimo capoverso, che informa: "C'è un Centro di Attività Culturale con 13 gruppi ricreativi, e 7 gruppi volontari di membri del Partito. Grazie alla particolarità della struttura residenziale, l'attività culturale è molto vivace. I gruppi di massa, come quelli dell'arte del giardinaggio, la squadra di insegnanti di inglese e la classe dei cittadini anziani, giocano un ruolo positivo nel percorso della costruzione di una comunità armoniosa".
Infine l'elenco dei premi ricevuti dal quartiere W, come quello per il 'Distretto Residenziale Modello', quello del Comitato della Pubblica Sicurezza Avanzata Municipale di Pechino, e anche quello per la Sezione del Partito.
Ecco, il mio amico mi spiega che tutta la Cina è organizzata così. C'è il quartiere, c'è il comitato di quartiere, e c'è il Partito. Uno solo, con la maiuscola. Attenzione: ufficialmente a governare il quartiere non è direttamente il Partito, ma il comitato dei residenti. Che però ha come suo vicepresidente il signor Wang. E la maggioranza assoluta del comitato (cinque membri su nove) è in mano al Partito. Che avrà anche solo 114 iscritti su 14.800 abitanti, ma alla fine comanda lui. Nella persona del signor Wang, che infatti è sia capo della sezione del Partito, sia vicepresidente del comitato, e con il proprio nome scritto due volte e in maiuscolo. Il presidente non è neanche citato sul cartello. Si vede che serve quanto il nostro, quello della Repubblica intendo (con rispetto parlando).
Ma come si chiamerà questo Partito? Girando per Pechino, non si capisce. Dicono che un tempo si chiamasse 'comunista'. Ma in giro non ho visto neanche una falce e martello. Ritratti del presidente Mao, solo uno : quello in piazza Tian an men. E di stelle sono rimaste solo le cinque sulla bandiera rossa. Insomma, è come in Italia: i comunisti sono spariti. In compenso trionfano i comitati di quartiere, sogno della nostra sinistra negli anni '70.
Ah, e poi la Pubblica Sicurezza Avanzata... Chissà se per costruire la "comunità armoniosa" qui prendono le impronte digitali. E a chi.
Mauro Suttora
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