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Monday, July 01, 2024

Lui è più antisemita di me

La non geniale strategia di Piantedosi davanti ai piccoli nazi meloniani: “E allora la sinistra?”. Antisemiti di destra e di sinistra viaggiano su binari paralleli: facendoli incontrare, commisurandoli, si deraglia

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 1 luglio 2024

Ma perché, perché? Perché il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si mette a compilare classifiche sull'antisemitismo, e stabilisce che quello di sinistra è peggio di quello di destra?

A chiunque in politica dovrebbe essere vietato pronunciare queste parole: "E allora?" e "Ben altro". Il ministro invece è riuscito a infilarle entrambe commentando i saluti e slogan nazi dei giovani meloniani. Che "certo, sono deprecabili e vanno condannati senza riserve". Ma che secondo lui, dalla sua prospettiva di tutore dell'ordine pubblico, sono meno gravi dei cortei e disordini antisraeliani con cui i proPal/estinesi riempiono le nostre strade dopo i massacri del 7 ottobre 2023. 

Da due decenni sociologi e linguisti analizzano i fenomeni del "benaltrismo" e del "eallorismo". Piaghe planetarie, infatti in inglese si dice "whataboutism". Si tratta della fallacia logica in cui cade chi non può contestare un argomento indiscutibile, e allora cerca di demolirlo o almeno diminuirlo contrapponendo attenuanti ed esimenti fuori tema. 

Il paragone truffaldino, e il ministro lo sa bene data la sua età, non nasce con le baruffe social. Leggendarie rimangono le risposte in automatico dei comunisti alle accuse di mancanza di libertà nei regimi dell'Est: "E allora il Cile? E allora il Vietnam?" 

Con il nuovo secolo in Italia sono diventate proverbiali le obiezioni "E allora le foibe?", "E allora i marò?" e "Guardate Bibbiano" opposte dai polemisti da bar di destra o grillini alle proprie malefatte.

Ma lei, ottimo Piantedosi, proprio lei con il suo status di ministro tecnico e quindi al di sopra delle parti nonostante il nome Matteo, perché cede a scorciatoie dialettiche degne di un Napalm51 crozziano? 

Certo, i nazistelli meloniani non hanno finora bruciato bandiere di Israele in pubblico, né sfilato in turbolenti cortei. Ma nelle proteste per Gaza non abbiamo visto un braccio teso hitleriano né svastiche, che a qualcuno mettono più paura dei frusti pugni chiusi da centro sociale. 

Gli opposti estremismi sono spesso simmetricamente uguali. Ma gli antisemitismi di destra e sinistra corrono su binari paralleli. Facendoli incrociare commisurandoli, si deraglia.

Saturday, October 29, 2022

Il bipolarismo della Sapienza. Tutti hanno diritto di parola e i manifestanti hanno il diritto di non essere manganellati



La neopremier Giorgia Meloni e la neosenatrice Ilaria Cucchi, giudicando gli scontri all'università di Roma, non sono riuscite a mettersi d'accordo. La prima si è dimenticata della seconda regola e la seconda della prima

di Mauro Suttora

HuffPost, 28 ottobre 2022

Basterebbe una modica quantità di Sapienza per ribadire due regole elementari: tutti hanno diritto di parola (perfino Capezzone), e i manifestanti inermi hanno il diritto di non essere manganellati. Invece la neopremier Giorgia Meloni e la neosenatrice Ilaria Cucchi, giudicando gli scontri all'università di Roma, non sono riuscite a mettersi d'accordo. La prima si è dimenticata della seconda regola, e la seconda della prima.

Sprofonderemo così di nuovo nella secolare guerra fascisti/comunisti? E dobbiamo chiedercelo proprio oggi, 28 ottobre? 

A giudicare da certe reazioni a caldo, pare di sì. I riflessi condizionati di sinistra di Ginevra Bompiani e Concita De Gregorio, in tv poche ore dopo i fatti, le hanno fatte pencolare automaticamente dalla parte degli studenti intolleranti. E sull'opposta barricata si sono alzati solo flebili appelli al var: "Vedremo i video della carica, se qualche agente ha esagerato verranno presi provvedimenti". 

Per la verità, il vizietto di zittire i fascisti (o reputati tali: sullo striscione del collettivo della Sapienza c'era scritto 'Capitalismo=fascismo', e perfino a un papa impedirono di parlare) viene da lontano. Nel 1972, tredicenne, reputai giunto il momento di farmi un'idea personale della politica, cosicché decisi di andare ai comizi di tutti i partiti prima delle elezioni. Quello del Msi (Mirko Tremaglia sul Sentierone di Bergamo) durò poco: fu subito interrotto da lanci di bottiglie della sinistra extraparlamentare. 

Ma anche la prima volta che l'estrema destra si affacciò al governo, nel 1960 (appoggio esterno a Tambroni), ai missini fu impedito di fare il loro congresso a Genova. In nome di una costituzione antifascista che però, proprio in quanto tale, permetteva anche ai fascisti del Msi di esistere, e quindi di riunirsi in congresso. Sempre a Genova, 31 anni dopo, le parti si invertirono: furono i poliziotti a trasformarsi direttamente in fascisti, anzi in nazisti, con le spedizioni punitive di Bolzaneto e scuola Diaz. Oggi troppi a sinistra evocano quel precedente sinistro. Per esorcizzarlo, certo, nessuno auspica la resurrezione dei black block. Ma sotto sotto la spiegazione è: ecco quel che succede appena governa la destra, via libera a Pinochet nel 2001 come nel 2022.  

Facciamo fatica a scorgere tratti cileni nel ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, seppure omonimo di Salvini. Sulle 'cariche di alleggerimento' di scelbiana memoria ci sono interpretazioni infinite. Tuttavia se uno vuole entrare nell'aula di in convegno autorizzato per menare Capezzone che sta lodando il capitalismo, è possibile che rischi un ematoma a una gamba. Il fatto è che il 7 novembre alla Sapienza ci sono le elezioni studentesche. La temperatura è alta. La lista di destra Azione universitaria mostra nel suo simbolo una innocua feluca, il berretto della goliardia, che però stilizzata ricorda vagamente una runa neonazi. 

Provocazioni estetiche subliminali a parte, la povera rettrice Antonella Polimeni ha il dovere di assicurare ordine, pace, libertà, democrazia e perfino diritto allo studio nella sua Sapienza. Che non è uno spazio extraterritoriale come Chinatown a Milano: scusate la banalità, ma se si commettono reati anche lì arriva la polizia. La quale, si spera, non commetta a sua volta reati: i manganelli gratuiti lasciamoli ai fascisti del 1922.