di Mauro Suttora
I conservatori britannici guardano con invidia il doppio turno alla francese, che avrebbe limitato la sconfitta, mentre la destra francese sogna il maggioritario d'Oltremanica, che l'avrebbe spinta alla vittoria. I politici vogliono da sempre un'unica cosa: il sistema che meglio gonfia i propri voti. E in Italia in questo siamo campioni del mondo
Huffingtonpost.it, 9 luglio 2024
La sera del 4 luglio i verdi inglesi non credevano ai loro occhi: seggi quadruplicati. Al tradizionale collegio di Brighton ne hanno aggiunti altri tre: il centro di Bristol, il Nord Herefordshire e perfino la valle del fiume Waveney nel Suffolk.
Tre giorni dopo invece sono stati i lepeniani in Francia a strabuzzare gli occhi: nonostante il 37% dei voti hanno racimolato solo un quarto degli eletti e sono finiti ultimi fra le tre coalizioni. Cosicché ora i francesi di destra sognano il sistema elettorale britannico uninominale maggioritario ma a turno unico, che non permette il trucco delle "desistenze"; mentre i conservatori inglesi rimpiangono il metodo di elezione francese, che avrebbe limitato il loro disastro con parallelo trionfo di laburisti, liberali e perfino ecologisti.
Per i perdenti, la legge elettorale del vicino è sempre la più bella. Ma anche in Italia i risultati di Londra e Parigi provocano subbuglio. Adesso Giorgia Meloni è terrorizzata dai ballottaggi, che come in Francia unirebbero tutte le opposizioni contro di lei. La ministra delle Riforme Maria Elisabetta Casellati promette di risolvere magicamente la questione con un metodo misto maggioritario-proporzionale.
In realtà i politici vogliono da sempre un'unica cosa: la legge elettorale che meglio gonfia i propri voti. Cosicché dopo mezzo secolo di stabilità i nostri sistemi hanno cominciato a cambiare con velocità vorticosa: fra Mattarellum (1993), Porcellum (2005) e Rosatellum (2017), ogni transeunte maggioranza avverte il bisogno e il diritto di cucirsi addosso un metodo su misura.
Noi proviamo noia e nausea appena si ode la parola "legge elettorale". E astensione al 51%. L'ideale per i nemici della democrazia sarebbe la legge Acerbo, che cent'anni fa regalava alla prima lista che superasse il 25% il 66% degli eletti. Una distorsione degna del famoso bar degli Specchi incurvati nel centro di Frascati, che ingrassano i magri e assottigliano i ciccioni. Risultato: fu applicata una sola volta, e poi vent'anni di Mussolini.
Oggi per confezionare il metodo elettorale perfetto basta fare l'opposto di quel che dice Sergei Lavrov, ministro degli esteri di Putin. Disperato per la sconfitta della sua favorita Marine Le Pen, si è scagliato contro il doppio turno, che secondo lui "manipola la volontà degli elettori". Ballottaggi forever, allora? Per la verità le due democrazie più longeve del pianeta, Regno Unito e Stati Uniti, praticano felicemente il turno unico da due secoli e mezzo, non hanno mai sentito il bisogno di cambiar legge elettorale, e guarda caso sono gli unici grandi stati immuni da totalitarismi. La Quinta repubblica francese funziona bene da due terzi di secolo, la Germania da tre quarti.
Quindi forse la soluzione per noi è semplice: abolire il ministero delle Riforme istituzionali, perché le istituzioni se vogliono essere stabili e perciò prestigiose vanno riformate il meno possibile. Teniamoci la legge elettorale che c'è, con i suoi pro e i suoi contro. E soprattutto non tediateci più con dibattiti su rappresentatività vs. governabilità.
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