Wednesday, December 15, 2010

L'ultima lettera di Benito

MA CHE COSA SI SCRIVEVANO CLARA E IL DITTATORE?

Un libro di Pasquale Chessa e Barbara Raggi

di Mauro Suttora

Oggi, 8 dicembre 2010

È un grande colpo storiografico quello messo a segno da Pasquale Chessa e Barbara Raggi con il libro L’ultima lettera di Benito (ed. Mondadori, € 19,50). A distanza di 65 anni, infatti, vengono pubblicate le 318 lettere che Mussolini scrisse a Clara Petacci fra l’autunno 1943 e l’aprile ‘45, quando entrambi vivevano sul lago di Garda a pochi chilometri l’uno dall’altra: il dittatore a Gargnano (Brescia) nella villa Feltrinelli (oggi hotel posseduto da russi), l’amante a Gardone nella villa Fiordaliso (anch’essa ora albergo di lusso).

Sono i 600 lugubri giorni della repubblica di Salò. Mussolini è in pratica prigioniero dei nazisti e Clara, dopo essere finita in prigione nel ‘43, assurge al rango di sua consigliera anche politica: capeggia una delle fazioni che si fronteggiano fra i collaborazionisti dei tedeschi, e spinge il duce a negare la grazia al genero Galeazzo Ciano: «Per rifare l’Italia ci vuole il sangue dei traditori», gli scrive. Quanto a Edda Mussolini, la definisce «degna compagna delle azioni del marito». I due nutrono ancora la speranza di vincere la guerra grazie alle «armi segrete» di Hitler: lo scrive Benito a Clara nel giugno ‘44, dopo la liberazione di Roma da parte degli alleati.

Quando la fine si avvicina, ecco i progetti (finora sconosciuti) di fuggire all’estero: in Ungheria con l’aiuto del fratello Marcello Petacci, in Svizzera, in Giappone. Nella sua ultima lettera del 18 aprile ‘45 Mussolini scrive a Clara che l’ingrato Francisco Franco rifiuta di ospitarlo in Spagna, dove avrebbe voluto costituire un governo in esilio.

In quello stesso giorno il duce scappa a Milano, e Clara invece di prendere l’ultimo aereo per Barcellona con la famiglia lo segue. Prima, però, fa seppellire i propri diari (pubblicati nel libro Mussolini segreto, ed. Bur Rizzoli, 2010) con il carteggio nel giardino di un’amica. Disobbedisce così a Benito, che voleva distruggere le lettere. Tutto è stato poi trovato nel ‘50 e conservato dall’Archivio centrale dello Stato, garante dell’autenticità.

Mauro Suttora

3 comments:

Gingko Edizioni said...

Salve,

L'ho letto e pur ammettendo che esistono molti punti interessanti, soprattutto nelle lettere di Mussolini, credo che gli autori commettano il grave errore di dare un valore assoluto a ciò che in fondo son solo confidenze intime fra due amanti.

Citerò solo due esempi:
-In una lettera Mussolini comunica alla Petacci, che l'ambasciatore tedesco Rahn dice che Franco ha proibito ogni volo sul territorio spagnolo. Questo per dire che il Duce accarezzava l'idea di fuggire in Spagna, ma a causa di tale proibizione il suo piano non si più attuare. In realtà credo che egli avesse dei canali indipendenti da quelli tedeschi per verificare se ciò fosse o non fosse possibile. Infatti è noto che Vittorio Mussolini il 25 aprile lo voleva convincere di andare a Ghedi e poi volare in Spagna o in Turchia, ma suo padre rifiutò. Franco, anni dopo la fine della guerra, mostrò a donna Rachele Mussolini la villa che aveva approntato per lei e per il coniuge. Forse Mussolini voleva solo dare un taglio alle insistenze di Claretta.

-Gli autori concludono che Claretta non poteva essere una spia, né inglese, né tedesca. E su cosa basano la propria deduzione? Su un brano in una lettera di Benito in cui egli dice: ...e non permetterò a nessuno, intendi nessuno, di elevare il nemmeno indirettissimo dubbio sulla tua cristallina fede di fascista e di italiana. Di coraggiosa fascista - sino ai tempi della tua adolescenza..."
Questa sarebbe la prova. Che Mussolini fosse fascista non se ne può dubitare, ma neppure si può dubitare del fatto che intraprese azioni contrarie ai suoi pronunciamenti pubblici, al fine di salvare l'Italia e forse il fascismo.

Sarebbe stato meglio pubblicare le lettere di Mussolini integralmente e della Petacci con un minimo di editing e delle note e poi permettere ai lettori di farsi una propria idea, senza il filtro di Pasquale Chessa e di Barbara Raggi, sia detto per inciso ex collaboratrice del Manifesto e di Repubblica, oltreché esperta di anti semitismo.

Anonymous said...

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