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Thursday, March 09, 2017

Conti in tasca ai politici



CHI CI HA PERSO, CHI CI GUADAGNA

Abbiamo confrontato le dichiarazioni dei redditi di chi è stato eletto la prima volta nel 2013 con quelle attuali. Alcuni sono miracolati, altri disperati

di Mauro Suttora

Oggi, 9 marzo 2017

Dai 580 mila euro in più di Alberto Bombassei al milione e 600 mila in meno di Yoram Gutgeld, ecco la classifica dei politici più noti che hanno debuttato nel 2013, secondo le loro dichiarazioni dei redditi: chi ha guadagnato e chi ha perso, facendosi eleggere per la prima volta?

Alcuni miracolati sono passati dal reddito zero della disoccupazione agli attuali 98 mila: i capi grillini Di Maio e Fico, i piddini Anna Ascani e Khalid Chaouki. 

La performance stellare dell’industriale Bombassei è merito non della politica, ma dell’exploit della sua società quotata in Borsa (Brembo); quella di Bonifazi (tesoriere Pd) al suo studio di avvocato, Bernabò Bocca ha alberghi. Il più ricco, ma stabile, è Renzo Piano.

È andata bene all’olimpionica Josefa Idem, male alla campionessa di scherma Valentina Vezzali. Disastro anche per i giornalisti Augusto Minzolini (ex direttore Tg1), Corradino Mineo (Rainews) e Massimo Mucchetti (Corriere della Sera).

Enrico Zanetti guadagnava un quarto di milione da commercialista, ora non solo è crollato sotto i 100 mila, ma ha pure perso la poltrona di viceministro. Ci ha rimesso anche il ministro Padoan: all’Ocse guadagnava il doppio.

Luigi Gaetti, ex medico, è l’unico grillino a rimetterci. A Laura Boldrini invece è convenuto buttarsi in politica: da funzionaria Onu guadagnava meno. Bene anche il presidente del Senato ed
ex magistrato Pietro Grasso.

Cecile Kyenge e Simona Bonafé ora sono eurodeputate, e anche a loro va bene. Stabili Boschi, Lotti e Renzi. Quest’ultimo non è eletto (come Padoan).

CLASSIFICA
redditi 2012 – 2016 differenza (in migliaia di euro)

Alberto Bombassei (Civici) 846mila – 1.426mila +580
Francesco Bonifazi (Pd) 67 – 280 +213
Pietro Grasso (Pd ) 176 – 340 +164
Valeria Fedeli (Pd) 41 – 181 +181
Ilaria Borletti (Pd) 89 – 190 +101
Luigi Di Maio (M5s) 0 – 98 +98
Roberto Fico (M5s) 0 – 98 +98
Anna Ascani (Pd) 0 – 98 +98
Khalid Chaouki (Pd) 0 – 98 +98
Alessandro Di Battista (M5s) 3 – 98 +95
Paola Taverna (M5s) 12 – 102 +90
Renzo Piano (senatore a vita) 2.600 – 2.685 +85
Barbara Lezzi (M5s) 20 – 98 +78
Simona Bonafè (Pd) 28 – 102 +74
Carla Ruocco (M5s) 26 – 96 +70
Bernabò Bocca (Fi) 758 – 823 +65
Cecile Kyenge (Pd) 38 – 102 +64
Roberto Speranza (Mdp) 35 – 94 +59
Laura Boldrini (misto) 94 – 146 +52
Alessia Morani (Pd) 47 – 92 +45
Josefa Idem (Pd) 121 – 146 +25
Luca Lotti (Pd) 83 – 98 +15
Maria Elena Boschi (Pd) 90 – 99 +9
Matteo Renzi (Pd) 99 (sindaco) – 105 +6
Luigi Gaetti (M5s) 107 – 101 -6
Stefania Giannini (Pd) 116 – 96 -20
Corradino Mineo (Si) 311 – 250 -61
Massimo Mucchetti (Pd) 348 – 259 -89
Andrea Romano (Pd) 205 – 116 -89
Pier Carlo Padoan 216 – 103 -113
Enrico Zanetti (Scelta Civica) 248 – 93 -155
Edoardo Nesi (Pd) 455 – 174 -281
Augusto Minzolini (FI) 524 – 113 -411
Valentina Vezzali (Sc) 689 – 145 -544

Yoram Gutgeld (Pd) 1.757 – 101 -1.656

Wednesday, May 13, 2015

Renzi: ma dura?


BISIGNANI RACCONTA I SEGRETI DELLA VITA PRIVATA DEL PREMIER

di Mauro Suttora

Oggi, 6 maggio 2015

Luigi Bisignani ha colpito ancora. Dopo le 160mila copie de L'uomo che sussurra ai potenti due anni fa, lui e Paolo Madron sono tornati in testa alle classifiche col loro nuovo libro, I potenti al tempo di Renzi. L'editore è Chiarelettere: lo stesso di Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, Marco Travaglio e altri giornalisti estremisti di sinistra del Fatto Quotidiano. Sorprendente, per un faccendiere («Preferirei la definizione di triangolatore») democristiano come lui
.
Bisignani torna al mestiere che aveva praticato vent'anni all'agenzia Ansa: il giornalista. Svela un Matteo Renzi privato e segreto grazie alle preziose “gole profonde” che ha conosciuto nei decenni a palazzo Chigi: portinai, camerieri, funzionari anche di modesto livello. I quali, raccontando la vita quotidiana del presidente del Consiglio, riescono con piccoli aneddoti a spiegare il "renzismo" meglio di tanti politologi.

Le camicie bianche, per esempio: Renzi è capace di cambiarne anche sei nella stessa giornata, per mantenere immacolato il suo marchio di fabbrica. Con annesse lampade abbronzanti che gli fanno risaltare il viso sul bianco dei colletti.

Oppure le fiere rivalità che lancinano il suo “cerchio magico”: la povera Simona Bonafè, una volta sua fiera scudiera, ridotta ad autoesiliarsi all’Europarlamento (in cambio di uno stipendio d’oro) dopo essere stata sorpassata e distrutta da Maria Elena Boschi.

La quale, si chiede mezza Italia, avrà ammaliato anche Matteo con i suoi occhioni?
«Sulle donne e sui soldi non riusciranno mai a distruggere Renzi», taglia corto Bisignani. «Anche perché sua moglie Agnese è una gran donna, capace di tenere i piedi per terra. E cerca di farglieli tenere anche a lui: lo sgrida perché prende troppo spesso l’elicottero. “Quando torni a casa prendi il treno”, è il suo saggio consiglio».

Dopo le nove di sera Renzi si barrica nel suo appartamento privato di palazzo Chigi e fa entrare soltanto gli amici stretti. Lontano dai salotti romani carichi di tentazioni (la Boschi invece è stata avvistata chez Carlo De Benedetti, editore di Repubblica-Espresso), le sue serate finiscono spesso con pizze a domicilio e battute scherzose alla Amici miei

Con il fedelissimo Luca Lotti (sottosegretario che ha rimpiazzato Graziano Del Rio come numero due) e l’ex vigilessa avellinese Antonella Manzione, sorella del sottosegretario all’Interno Domenico, Renzi prende in giro avversari e alleati. Angelino Alfano, per esempio, è soprannominato Checco perché assomiglia a Zalone.

Durerà?
«Soltanto se allarga il suo cerchio magico. Ma non so se ne sarà capace, perché da quando aveva 25 anni - quindi da un quindicennio - si comporta allo stesso modo: rottama tutti, tranne gli amici».

Con un’energia impressionante.
«È come Berlusconi. Un rullo compressore. Nel 1984 il Cavaliere aveva già due reti tv, Canale 5 e Italia Uno. Comprò anche Retequattro da Mondadori, e tutti gli dissero: “Sei pazzo, non ti permetteranno di avere tre canali, ti distruggeranno”. Dopo due anni prese anche il Milan, di nuovo contro il parere di molti amici, con folle lucidità. Renzi è uguale».

Per questo Berlusconi lo ha corteggiato.
«Sì, lo avrebbe voluto in Forza Italia. Alla fine del 2010 ci fu il loro famoso incontro ad Arcore. Ma Renzi confidò a un amico: “Se vado nel Pdl, non potrò mai essere il numero uno”».

Da un anno e mezzo lo è.       
«Renzi stravince, ma con gli italiani. Nel Palazzo, invece, il giochino si è rotto. Lo accusano di voler fare “l’uomo solo al comando”, il duce, ma il 60 per cento della gente non capisce queste critiche».

Quindi lui va avanti come un carro armato.
«Con l'Italicum esce vincitore alla grande. Parla al Paese, non al Palazzo. E se c’è un minimo di ripresa economica vincerà le elezioni, a cominciare da quelle del 31 maggio in sette regioni. Sarà facile per Renzi battere i partiti del centrodestra, molto più difficile sconfiggere i suoi avversari interni del Pd, le varie minoranze».

Non era mai successo, nel dopoguerra.
«Oltre a Berlusconi, che però ha creato il suo partito personale, soltanto due politici italiani nel recente passato sono stati accentratori come Renzi: Craxi e De Mita. Ma sono durati pochi anni. E comunque, quello degli anni 80 era un altro mondo».
Mauro Suttora