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Friday, September 11, 2020

11 settembre: 19 anni dopo, il mondo non è mai stato così pacifico

di Mauro Suttora

Huffington Post, 11 settembre 2020

Avremmo tutti firmato perché finisse così. L′11 settembre 2001 eravamo convinti che fosse iniziata la terza guerra mondiale, occidente contro islamisti. Dopo l’attacco alle Torri ci preparavamo a lustri di attentati, conflitti, infiniti e immensi lutti. Invece, 19 anni dopo, il mondo non è mai stato così pacifico. Perfino in Medio oriente non combatte più nessuno. In Yemen gli houthi filoiraniani al massimo sparacchiano droni verso l’Arabia Saudita.

Certo, mezza Africa è infestata da Boko Haram, Shebab e altre bande di Allah. A Bagdad e Kabul ci sono gli endemici attacchi kamikaze. Ma andate a Bassora: non è mai stata così ricca e fiorente, così come i due terzi dell’Iraq (il curdo e lo sciita). Nessuno lo sa, perché solo le brutte notizie fanno notizia. E in Afghanistan chi sono i peggiori nemici dei talebani? L’Isis. “Finché i se copin fra de lori”, dicevano crudelmente a Trieste commentando la guerra jugoslava.

Insomma, “mission accomplished”, missione compiuta, come avventatamente proclamò Bush junior nel 2003? No, i soldati Usa sono ancora tremila in Iraq e ottomila in Afghanistan, dove anche l’Italia ha 800 militari. Ma sono residui, e proseguono le trattative con gli eredi del mullah Omar.

Da noi in Europa sono passati quattro anni dagli ultimi grossi attacchi a Nizza, Bruxelles e Parigi. Abbiamo imparato a difenderci con i jersey dai camion assassini, sappiamo che contro i pazzi isolati che brandiscono coltelli c’è poco da fare se non schedare i sospetti.

Sicuramente ci sono ancora centinaia di madrasse nel mondo che predicano la guerra santa, e in qualche nostro garage imam fanatici incitano alla violenza. Ma l’ultimo islamista bloccato e ucciso in Italia, a Sesto San Giovanni, risale al 2016 (il killer di Berlino in fuga).

Fra un anno ricorderemo l’anniversario pieno delle Torri gemelle, ma anche il decennale dell’eliminazione di Osama (che i nostri figli ormai confondono con Obama). Come tutti i virus, anche l’estremismo islamico ha avuto la sua seconda ondata, l’Isis. Che gli Usa questa volta hanno avuto l’intelligenza di combattere senza “boots on the ground”, niente stivali sul terreno. Il lavoro sporco lo abbiamo fatto fare a dei mascalzoni relativi: Assad, Putin, Erdogan. E ai curdi siriani, che poi abbiamo tradito vergognosamente, e questo è stato inescusabile.

Ricordate quanta paura avevamo nel 2015, durante i sei mesi dell’Expo milanese? Sembra un’altra era. Tocchiamo ferro. Congratuliamoci con i nostri servizi segreti e investigatori che hanno annullato la bestia jihadista. Quanti attentati hanno sventato in Italia, Europa, Usa? Impossibile saperlo. Le buone notizie non fanno notizia. Come diciamo per il Covid: non abbassiamo la guardia. Ma pare proprio che dall′11 settembre 2001 fra i musulmani abbia prevalso la stragrande, pacifica maggioranza silenziosa.

Mauro Suttora

Wednesday, February 16, 2011

Il no al burqa è di sinistra

Giorgio Oldrini, sindaco Pd di Sesto San Giovanni (Milano), proibisce il velo totale delle donne islamiche

Oggi, 4 febbraio 2011

di Mauro Suttora

«Sono al massimo quattro le donne che vanno in giro col burqa nella nostra città. Ma è bene stabilire il principio: nei luoghi pubblici le donne hanno il diritto di non andare in giro velate».

Parola di Giorgio Oldrini, 64 anni, sindaco dell’ex bastione comunista alle porte di Milano, ancor oggi governato dal Pd. La sua adesione a una mozione della Lega nord fa notizia, perché lui è un ex comunista con i fiocchi: figlio del sindaco Pci partigiano e internato in lager nazista che governò Sesto dal 1946 al ‘62, corrispondente dell’Unità da Cuba, grande ammiratore di Che Guevara e di Fidel Castro... Qui nella sua stanza in municipio campeggia un grande ritratto di Marx.
«Però sotto, come vede, c’è un candelabro che mi è stato regalato dalla comunità islamica, con cui abbiamo un ottimo rapporto», dice.

E allora perché rovinarlo per una questione solo teorica? «Perché noi pratichiamo l’accoglienza, ma nel concreto. Siamo uno dei 40 comuni italiani - su 8 mila - che hanno un ufficio apposito per aiutare gli stranieri, nel 18 per cento delle nostre case comunali ci sono loro, e nel prossimo bando di assegnazione hanno il 44 per cento delle domande. Ma la solidarietà sta in piedi solo se c’è rispetto per le tradizioni e le conquiste civili, costate decenni di lotte. In Italia per arrivare alla parità tra uomo e donna abbiamo battagliato. Ci sono doveri nostri, ma anche doveri degli altri».

Sesto non è un posto qualunque. «Intanto, con i nostri 83 mila abitanti siamo la quinta città della Lombardia. Ci superano solo Milano, Brescia, Bergamo e Monza. E abbiamo il 14 per cento di stranieri, che salgono al 20 nelle scuole. Tutti arrivati negli ultimi 10-15 anni, quindi un’immigrazione biblica: fortissima e concentrata».
Che vi fa paura? «Assolutamente no. Anzi, ne siamo orgogliosi. Ma il peso dell’accoglienza qui grava sui pensionati ex operai, non su Tronchetti. Non siamo nel centro di Milano, dove vivono i ricchi. Quindi bisogna evitare paure e disagi».

Non è la prima volta che Oldrini prende provvedimenti controcorrente. Negli ultimi mesi, prima ha sistemato i ben tredici centri cinesi di «massaggi» sorti magicamente a Sesto negli ultimi tempi. Chiusura entro le dieci di sera, visto che gli orari li decide il sindaco. «Quanto ai controlli sulla prostituzione, competono alla polizia».
Poi è stata la volta del «muro anti-rom»: recintata un’area dismessa dove si erano accampati gli zingari. «I quali hanno la brutta abitudine di far chiedere la carità ai loro bimbi. È una di quelle tradizioni che bisogna superare, come l’infibulazione».

Chiamparino e Penati

Insomma, come Filippo Penati, suo predecessore sindaco di Sesto fino al 2001, e a Torino Sergio Chiamparino, Oldrini non ha paura di prendere decisioni «di destra». «In realtà concetti come legalità e dignità delle donne sono di sinistra. Dopodiché, offriamo 5 mila alloggi pubblici, otto asili nido, sei centri anziani, due case di riposo. E agli immigrati questo interessa».

Oldrini fu assunto da Carlo Rossella nel settimanale Panorama di Silvio Berlusconi durante gli anni ‘90: «Ma non ho mai sentito il suo fiato sul collo.
E ora si candida anche lei?
«A che cosa?»
A capo Pd. Lo fanno tutti...
«Mi va benissimo Bersani. Io sono rimasto vetero: il capo è uno solo. Quindi, disciplina». Come nelle strade di Sesto...

Mauro Suttora