Showing posts with label sergio chiamparino. Show all posts
Showing posts with label sergio chiamparino. Show all posts

Wednesday, May 25, 2011

Comunali 2011, primo turno

DISASTRO MORATTI, TRIONFO DE MAGISTRIS, BENE FASSINO a TORINO E GRILLO A BOLOGNA

di Mauro Suttora

Oggi, 16 maggio 2011

MILANO: scende il Pdl
Letizia Moratti, 61 anni, (sopra, nella foto con il suo avversario Giuliano Pisapia, 62, che non le stringe la mano dopo che lei lo ha accusato in tv di essere stato vicino ai terroristi), sindaco dal 2006 (con il 52%), questa volta non solo non raggiunge la maggioranza assoluta, ma viene superata da Pisapia. Ci sarà quindi un secondo turno il 29 maggio. La Lega avanza sulle comunali del 2006, ma crolla rispetto all'anno scorso: come fa il "partito del nord" a non raggiungere neanche il 10% nella sua capitale?

TORINO: «Grissino» ok
È l’unica grande città dove il voto del 14-15 maggio è andato bene per il Pd. L’ex segretario Piero «grissino» Fassino ha infatti superato il 50%, ed è già sindaco. Merito anche del predecessore Sergio Chiamparino, che dopo dieci anni non era più ricandidabile. Chiamparino comunque nel 2006 ebbe il 66% contro Rocco Buttiglione. Percentuale ineguagliata.

BOLOGNA: Grillo al 10%
Non ce l’ha fatta il candidato della sinistra Virginio Merola a farsi eleggere al primo turno, come Sergio Cofferati che nel 2004 ebbe il 56%, e Flavio Delbono che due anni fa superò il 60 prima di doversi dimettere per i favori all’amante. Il ballottaggio sarà con Manes Bernardini. Buon risultato per Beppe Grillo: il suo Massimo Bugani raggiunge il 10 per cento.

NAPOLI: Democratici ko
La maggiore sorpresa è arrivata dal trionfo di Luigi De Magistris, l’ex magistrato eurodeputato da due anni con Di Pietro: sarà lui a battersi al secondo turno con Gianni Lettieri del Pdl. Il candidato Pd, superato da De Magistris, paga i non brillanti risultati degli ex sindaci del centrosinistra Bassolino e Jervolino. Ma De Magistris andrà d’accordo con Di Pietro?

Wednesday, February 16, 2011

Il no al burqa è di sinistra

Giorgio Oldrini, sindaco Pd di Sesto San Giovanni (Milano), proibisce il velo totale delle donne islamiche

Oggi, 4 febbraio 2011

di Mauro Suttora

«Sono al massimo quattro le donne che vanno in giro col burqa nella nostra città. Ma è bene stabilire il principio: nei luoghi pubblici le donne hanno il diritto di non andare in giro velate».

Parola di Giorgio Oldrini, 64 anni, sindaco dell’ex bastione comunista alle porte di Milano, ancor oggi governato dal Pd. La sua adesione a una mozione della Lega nord fa notizia, perché lui è un ex comunista con i fiocchi: figlio del sindaco Pci partigiano e internato in lager nazista che governò Sesto dal 1946 al ‘62, corrispondente dell’Unità da Cuba, grande ammiratore di Che Guevara e di Fidel Castro... Qui nella sua stanza in municipio campeggia un grande ritratto di Marx.
«Però sotto, come vede, c’è un candelabro che mi è stato regalato dalla comunità islamica, con cui abbiamo un ottimo rapporto», dice.

E allora perché rovinarlo per una questione solo teorica? «Perché noi pratichiamo l’accoglienza, ma nel concreto. Siamo uno dei 40 comuni italiani - su 8 mila - che hanno un ufficio apposito per aiutare gli stranieri, nel 18 per cento delle nostre case comunali ci sono loro, e nel prossimo bando di assegnazione hanno il 44 per cento delle domande. Ma la solidarietà sta in piedi solo se c’è rispetto per le tradizioni e le conquiste civili, costate decenni di lotte. In Italia per arrivare alla parità tra uomo e donna abbiamo battagliato. Ci sono doveri nostri, ma anche doveri degli altri».

Sesto non è un posto qualunque. «Intanto, con i nostri 83 mila abitanti siamo la quinta città della Lombardia. Ci superano solo Milano, Brescia, Bergamo e Monza. E abbiamo il 14 per cento di stranieri, che salgono al 20 nelle scuole. Tutti arrivati negli ultimi 10-15 anni, quindi un’immigrazione biblica: fortissima e concentrata».
Che vi fa paura? «Assolutamente no. Anzi, ne siamo orgogliosi. Ma il peso dell’accoglienza qui grava sui pensionati ex operai, non su Tronchetti. Non siamo nel centro di Milano, dove vivono i ricchi. Quindi bisogna evitare paure e disagi».

Non è la prima volta che Oldrini prende provvedimenti controcorrente. Negli ultimi mesi, prima ha sistemato i ben tredici centri cinesi di «massaggi» sorti magicamente a Sesto negli ultimi tempi. Chiusura entro le dieci di sera, visto che gli orari li decide il sindaco. «Quanto ai controlli sulla prostituzione, competono alla polizia».
Poi è stata la volta del «muro anti-rom»: recintata un’area dismessa dove si erano accampati gli zingari. «I quali hanno la brutta abitudine di far chiedere la carità ai loro bimbi. È una di quelle tradizioni che bisogna superare, come l’infibulazione».

Chiamparino e Penati

Insomma, come Filippo Penati, suo predecessore sindaco di Sesto fino al 2001, e a Torino Sergio Chiamparino, Oldrini non ha paura di prendere decisioni «di destra». «In realtà concetti come legalità e dignità delle donne sono di sinistra. Dopodiché, offriamo 5 mila alloggi pubblici, otto asili nido, sei centri anziani, due case di riposo. E agli immigrati questo interessa».

Oldrini fu assunto da Carlo Rossella nel settimanale Panorama di Silvio Berlusconi durante gli anni ‘90: «Ma non ho mai sentito il suo fiato sul collo.
E ora si candida anche lei?
«A che cosa?»
A capo Pd. Lo fanno tutti...
«Mi va benissimo Bersani. Io sono rimasto vetero: il capo è uno solo. Quindi, disciplina». Come nelle strade di Sesto...

Mauro Suttora

Wednesday, December 16, 2009

Psicanalisi di Berlusconi e Fini

MELUZZI: "PUER AETERNUS CONTRO SENEX PRAECOX"

Oggi, 9 dicembre 2009

di Mauro Suttora

«Berlusconi è un puer aeternus, un bambino eterno. Fini invece è il suo esatto contrario: un senex praecox, vecchio precoce».
Utilizza la psicanalisi junghiana, Alessandro Meluzzi, per spiegare come mai Silvio e Gianfranco, il premier e il presidente della Camera, non vanno d’accordo.

Psichiatra torinese 54enne, Meluzzi li conosce bene entrambi. Quindici anni fa partecipò alla grande avventura della nascita di Forza Italia, e fece notizia perché sconfisse l’attuale sindaco di Torino Sergio Chiamparino proprio nel collegio degli operai di Mirafiori, bastione comunista. Parlamentare fino al 2001, oggi è tornato a esercitare la sua professione e fa l’opinionista tv. Gli abbiamo chiesto una psicanalisi parallela dei due fondatori del Popolo delle Libertà, in dissidio continuo.

«Lo dico senza offesa: il 73enne Berlusconi conserva la struttura psicologica dell’eterno adolescente. Ama il movimento, privilegia ancora la creatività e l’ingenuità rispetto alla virtù politica della prudenza. L’ormai quasi 58enne Fini, invece, è nato vecchio. Ha dovuto crescere sotto l’ala del segretario Msi Giorgio Almirante, indossare il doppiopetto Lebole, responsabilizzarsi subito».

Questa tipologia psicologica si riverbera anche sui caratteri: «Berlusconi è un estroverso extratensivo», spiega Meluzzi, «esprime all’esterno i propri conflitti interiori. È trasparente, divide immediatamente tutti quelli che lo conoscono: o lo si ama, o lo si odia. Viceversa, Fini è un introverso intratensivo. Lo si vede da come si muove, dai suoi gesti. Tiene le emozioni dentro, è un realista compresso. Mi ricorda l’Ombra della sera, il reperto etrusco nel museo di Volterra: l’immagine della malinconica. Berlusconi invece è vitale, dionisiaco, orientato verso l’euforia: potrebbe essere una statuetta pompeiana».

Un paragone enologico? «Berlusconi è creativo, pétillant come lo champagne. Fini è tanninico come un barbera barricato. Anzi, essendo emiliano, come il lambrusco… E arriviamo a un’altra differenza fondamentale: Berlusconi è profondamente milanese, brianzolo: la Lombardia di Craxi, Bossi, Turati, Pirelli, Falck, don Giussani. Un cristiano-liberale con gli elementi di trasgressività connaturati al cattolicesimo. Al contrario, Fini rimane terragnamente bolognese, come Bersani, Prodi, Casini. È un laico moralista, antropologicamente non sorprende che ora vada a sinistra».

Ma fino a quindici anni fa era il capo del Msi, partito neofascista. «E che c’entra, anche i fascisti Mussolini e Bombacci furono socialisti. Il nonno di Fini era un militante comunista, il padre socialdemocratico. E lui è laicista. Filosoficamente, la sua categoria è la legge, mentre quella di Berlusconi è lo spirito. Non parliamo poi della fisiognomica…»

Oddio, Meluzzi, ora tira fuori Lombroso? «No, Kretschmer e i suoi biotipi. Berlusconi è fisicamente un brachitipo, al quale psichicamente corrisponde il ciclotimico. È un genio, un monstrum nel senso latino del termine. Contemporaneamente euforico e ossessivo, per lui ogni ostacolo è superabile. Volge al successo qualsiasi sfida, fa prevalere il principio di piacere su quello della realtà. Può cadere solo per una mancanza di attenzione al dettaglio, e per questo analizza iper-razionalmente tutto. Non ho mai visto nessuno rimanere sveglio fino alle quattro del mattino facendo crollare giovani con quarant’anni di meno, solo per decidere il colore dell’angolo di un manifesto.

«Fini invece è il classico longitipo astenico, e come tutti gli schizotimici è caratterizzato da dissociazione e malinconie aggressive. È frustrato dalla dimensione dell’eterno secondo, del delfino. Rischia di finire in carpione, diventando aceto a forza di stare lì ad aspettare come il principe Carlo d’Inghilterra, oppure di subire il destino dei tonni nelle tonnare. Terza ipotesi: si trasforma in squalo, mordendo la mano che l’ha nutrito».

Beh, intanto presiede la Camera: terza carica dello Stato.
«Per carità, gli è venuta la sindrome Pivetti».

Cioè?
«Irene Pivetti, che occupò la stessa poltrona e cadde vittima di un meccanismo mimetico, una curiosa simbiosi subalterna al presidente della Repubblica: allora Scalfaro, oggi Napolitano. Fini si atteggia e si sente come un fratello minore di Napolitano. D’altra parte sono figli della stessa cultura, antitetica a quella di Berlusconi uomo d’impresa, che per questo li detesta: quella dei politici di professione. Seppure uno ex fascista, e l’altro ex comunista».

A proposito di ex: anche Forza Italia ne ha prodotti molti. Uno di questi, il generale Luigi Caligaris, fra i fondatori del partito, commenta con Oggi: «Fini accusa il Pdl di essere una caserma? Beh, neanche nell’esercito ho trovato tanto dogmatismo come in Forza Italia. Berlusconi ha un carisma indiscutibile, ma i suoi partiti non sono un posto per noi liberali».