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Monday, November 12, 2007

intervista a Cristiana Capotondi

LA CAPOTONDI SUPERA DUE ESAMI

Deve il successo alla «Notte prima degli esami». Ora l’attrice è promossa con «I viceré» e «Come tu mi vuoi». E si conferma il volto nuovo del cinema. Con un difetto: «Sono una secchiona»

Roma, 1 novembre 2007

di Mauro Suttora

Non c’è niente di peggio a Roma che arrivare in anticipo a un appuntamento. Così aspetto cinque minuti fuori dall’ufficio di Enrico Lucherini, il press-agent di Cristiana Capotondi. Nella viuzza dei Parioli a un certo punto arriva in scooterone lei, la giovane attrice più veltroniana d’Italia: bella ma non sguaiata, elegante ma non appariscente. E anche qualcos’altro, scopriremo.

«Sono il suo intervistatore», mi presento sul marciapiede mentre Cristiana si toglie il casco. Lei mi sorride: lo farà raramente durante il nostro colloquio, non so se per timidezza o serietà o estrema compitezza. 'La notte prima degli esami', si chiamava il film che un anno e mezzo fa le ha regalato la fama. Ma parlandole si ha l’impressione che per lei gli esami non finiscano mai.

Venerdì 9 novembre escono due film in cui è protagonista: 'Come tu mi vuoi' dell’esordiente Volfango De Biasi e 'I Vicerè' di Roberto Faenza. Non potrebbero essere più distanti: una commedia giovane alla Bridget Jones il primo, un voluminoso affresco storico alla Gattopardo il secondo.
«Li amo entrambi», dice, «perché sono film “utili”, che parlano dei valori veri della vita. In positivo o in negativo, ma è un cinema che ti fa uscire dalla sala carico di energia».

'Come tu mi vuoi' era un dramma scritto settant’anni fa da Pirandello. Quello odierno, alleggerito, affronta lo stesso dilemma: quanto si può cambiare per inserirsi nella società, compiacere gli amici, piacere a un ragazzo?
«La patogenesi che ha scelto il regista...»

Prego?
«Dicevo, l’ambiente sociale...»

Ah, ecco, meglio così. Non usi parole difficili, che né io né i lettori capiamo. Anzi, riassumo per loro in due parole il film: Cristiana interpreta una universitaria intelligente e studiosissima, ma brutta e complessata, che si trasforma in cigno grazie all’incontro con Nicolas Vaporidis, figlio di papà fannullone che preferisce discoteche e cocaina a libri ed esami.

Coincidenza: la Capotondi si è laureata due anni fa in Scienza delle comunicazioni, lo stesso corso frequentato dai personaggi del film. Conosce perfettamente non solo l’ambiente universitario romano, ma anche le materie di cui si discetta in molte scene. E che sono poi l’essenza della storia: come «comunicare» con i coetanei, quale «immagine» scegliere per proporsi... Insomma: essere o apparire?
«Il mio personaggio all’inizio vive di assoluti. È critica verso la pressione sociale che obbliga a vestirsi e a comportarsi in un certo modo. Poi, attraverso un percorso di dialettica esterna...»

Alt.
«Sì, insomma i due protagonisti, conoscendosi e innamorandosi, anche se provengono da stereotipi sociali opposti, cambiano entrambi».

È capitato anche a lei? Ha mai incontrato un prof universitario come quello del film, il bavoso che promuove assistenti le ragazze facili che si porta a letto?
«Beh, no, anche perché quel personaggio è un po’ romanzato. In questo film c’è molta cura per alcune figure che, pur non essendo protagoniste, interpretano ruoli brillanti come nelle migliori commedie all’americana. Spesso sono proprio le loro battute quelle che rimangono più impresse. Io, per esempio, ancora mi ricordo di certe frasi di Spike, l’amico di Hugh Grant in 'Notting Hill'».

In 'Come tu mi vuoi' è interessante la ragazza che la «restaura».
«Sì, Fiamma è quella che mi porta a piazza di Spagna a comprarmi vestiti, che mi fa truccare da un amico, che mi rende attraente per il mio ragazzo. Ma anche lei è annoiata, arrabbiata».

Ma sul serio le discoteche oggi sono così decadenti e piene di cocaina come quella del film? «Onestamente, non lo so. Non frequento quell’ambiente».

E chi frequenta?
«Quando lavoro, nessuno. Mi immergo totalmente nella mia parte, leggo il copione quindici volte, evito di andare al cinema per non lasciarmi influenzare da altri personaggi».

Addirittura.
«Sì. E non affronto neppure libri impegnativi, da quando mi sono accorta che mentre ne leggevo ero stonata, facevo fatica a recitare».

Oddio, e che libro era, per suscitarle un tale trambusto?
«'Con le peggiori intenzioni' di Alessandro Piperno. Ma è naturale che capiti, perché con la lettura si scatena la fantasia, l’immedesimazione...»

Si immedesimeranno in molti, nel suo personaggio di 'Come tu mi vuoi'?
«Penso proprio di sì. Io stessa l’ho amata, sia quando è brutta e non si cura dell’apparire, sia quando sente la necessità di rapportarsi al sociale...»

E dagli. Io sarei più crudo. Diciamo che alla fine diventa una conformista come tutte.
«Ma no, non vende l’anima al diavolo. Ha solo trovato un baricentro più basso. Prima viveva di assoluti, e faceva violenza a se stessa. I valori assoluti portano sempre alla violenza».

Be’, i monaci birmani non violenti che si sono fatti massacrare dai generali devono averlo fatto in nome di valori assoluti.
«Dipende se si sono sentiti obbligati a farlo. Io non concordo con il “dovere sociale” di Kant...»

E ridagli. Stop. Tornando al film, mi pare ovvio che il suo personaggio ha semplicemente perso la testa per un fighetto.
«No. Ha solo perso la necessità di aggrapparsi a tesi assolute, ed è arrivata finalmente al dubbio. Anch’io vivo nel dubbio. Anzi, coltivo il dubbio metodico».

A questo punto, anch’io dubito. Ho di fronte un’attrice o una filosofa? Vediamo. Quanto ha preso alla laurea?
«Centodieci e lode».

Come ha fatto a studiare? È da dieci anni, dai tempi dello spot del gelato Maxibon con Stefano Accorsi, che lavora quasi a tempo pieno, fra Tv (la serie di Orgoglio) e cinema (Volevo solo dormirle addosso).
«Per cinque anni ho lavorato e studiato. Ho sottolineato il testo di psicologia sociale andando a Ponza in aliscafo a Ferragosto».

(Poveri fidanzati: dicono le biografie che la Capotondi ne ha avuto uno dai 12 ai 22 anni, e poi solo storie con attori. Amore e lavoro: sintomo di scarsità di tempo libero, se si mescolano. Consuetudine rischiosa nel ristretto mondo del cinema italiano, dove sempre pochi nomi ricorrono. Cosicché Cristiana ha dovuto recitare gli ultimi film con due suoi ex: Vaporidis e Primo Reggiani).

Visto il livello che ha raggiunto l’intervista non oso scivolare nel gossip, cosicché mi limito a chiederle: adesso è fidanzata?
«No, sono single. Sto bene così»
.
Mi ha colpito una dichiarazione: «A volte ceno da sola al ristorante». Io non ci riuscirei mai.
«Mah, capita durante le riprese. Non ho voglia di stare sempre con la troupe, e allora magari mangio e ne approfitto per telefonare, o leggere un giornale».

Non si giustifichi: anzi, la ammiro perché è raro non soffrire di solitudine. Altri hobby?
«La musica. Mi piace il gruppo underground romano Zephiro di Emanuele Mancini, mio compagno di banco alla media e al liceo».

Era anche il suo fidanzato?
«No».

Una volta ha detto: «Il corteggiamento è sciocco. Perché resistere a un ragazzo, se ti piace?».
«Confermo. Non vuol dire che sia una facile».

Non ne dubitavo. (Lo dimostra la rapidità con cui mostra il seno a Vaporidis in 'Notte prima degli esami' e in 'Come tu mi vuoi': determinata, ma solo con chi le piace).
«Il fatto è che se c’è una roba vera, odio un certo vezzo femmineo di resistere. È una questione di cinesi prossemica».

Senta Capotondi, o la smette di fare la difficile con le parole, o l’intervista finisce qui.
«Come tu mi vuoi».

Mauro Suttora