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Wednesday, March 23, 2011

Bocconiana di panna

Daniela Santanchè colta in castagna

La sottosegretaria, sul sito del governo, dice di avere un master dell'università Bocconi. Falso. Si dimetterà, come accade in Germania?

di Mauro Suttora

Oggi, 23 marzo 2011

All'ufficio stampa dell'università sono indulgenti: «Cosa vuole, c'è un sacco di gente che si spaccia per bocconiano. Ci siamo abituati». Questa volta, però, la bugia non è stata detta da una qualunque. E, soprattutto, non è stata scritta - nero su bianco - in un posto qualunque.

Non sarà reato di falso in atto pubblico, perché il sito Internet del governo italiano non ha questo status. Ma Daniela Santanchè l'ha egualmente combinata grossa. Nominata un anno fa sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione (sotto il ministro Gianfranco Rotondi), l’estrosa signora così esordisce nel lunghissimo curriculum che ha fatto inserire sul sito del governo: «Laureata in Scienze politiche, consegue un master alla SDA Bocconi».

Ma alla Scuola di Direzione Aziendale del prestigioso ateneo milanese di lei negli archivi non c’è traccia: «Abbiamo verificato, e dalla nostra banca dati alumni [gli ex studenti, ndr] non risulta abbia frequentato un nostro master o mba. Non possiamo escludere, ma non abbiamo modo di verificare, che abbia frequentato un corso breve».

Sì, perché la SDA Bocconi organizza in continuazione seminari di aggiornamento per manager che durano uno o più giornate. E di queste decine di migliaia di persone non conserva traccia. Ma sono corsi che non possono essere certo confusi con un master.

IL RITORNO ALL’OVILE

La Santanchè si è laureata in Scienze politiche nel 1987 all’università di Torino con una tesi sull’«Evoluzione della figura del manager industriale nelle nuove tecniche imprenditoriali». Negli studi ha conservato il suo cognome di famiglia, Garnero.

A soli 21 anni ha sposato il chirurgo estetico Paolo Santanchè, che lascia nel ‘95 per il nuovo compagno Canio Mazzaro, imprenditore farmaceutico di Potenza. Poi è stato Mazzaro a lasciarla per Rita Rusic, ex di Vittorio Cecchi Gori.

Nel ‘99 la scoperta della politica: Ignazio La Russa la fa eleggere consigliere provinciale a Milano per An. Tre anni fa si candida premier per la Destra di Francesco Storace, in forte polemica con Silvio Berlusconi. Infine il ritorno all’ovile.

In coda ai curriculum di tutti i sottosegretari (e ministri) pubblicati su www.governo.it appare un «disclaimer»: «Biografia fornita dallo staff del sottosegretario». Un’educata presa di distanza. Come dire: se loro scrivono inesattezze, il governo non c’entra.

Pochi giorni fa l’astro nascente della politica tedesca, il ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg, ha dovuto dimettersi perché si è scoperto che aveva copiato parti della tesi di dottorato.

Anche altri politici, di recente, hanno lasciato il posto per peccati che in Italia sono considerati veniali: la ministra della Cultura svedese Cecilia Chilo perché pagava la baby sitter in nero, mentre non pagava il canone; la francese Michèle Alliot-Marie perché era stata ospite in vacanza del presidente tunisino Ben Ali. Chissà se adesso la signora Santanchè mollerà la sua poltrona.

Mauro Suttora

Wednesday, June 18, 2008

Cecchi Gori arrestato

Donne, champagne, manette

Cecchi Gori in galera. il nuovo capitolo di un' odissea senza fine

Il re del cinema e della bella vita è finito per la quarta volta agli arresti. I magistrati lo torchiano, le sue "ex" lo difendono, lui disperato dice: "E ora fatemi morire !"

di Mauro Suttora

Roma, 18 giugno 2008

E quattro. È la quarta volta che i poliziotti piombano nel suo appartamento di palazzo Borghese, uno dei più maestosi di Roma. Questa volta, però, accanto a Vittorio Cecchi Gori non c'era Valeria Marini. La prima volta, nel luglio 2001, la perquisizione fu tragicomica. La coppia fu sorpresa nell' intimità. Poi le forze dell' ordine scoprirono della cocaina, ma lui si difese: "È zafferano". Stessa scena qualche mese dopo, sempre in vestaglia: l' irruzione era per un' indagine su un presunto voto di scambio (Cecchi Gori era stato candidato per l' Ulivo ad Acireale). Terzo arresto, sempre in pigiama, nell' ottobre 2002, per il fallimento della Fiorentina: quella volta però Vittorio oppose una fiera resistenza, e per più di due ore non fece aprire il portone ai domestici filippini.

Ora Cecchi Gori è rimasto solo. Nonostante il tourbillon di donne di cui si circonda, non ha più una relazione fissa da quando a gennaio è finita, dopo due anni, l' ultima storia con l' attrice Mara Meis. Con la quale però è rimasto in buoni rapporti. Come con tutte le sue ex, cosicché ogni tanto esce una foto annunciante improbabili revival anche con Rita Rusic e la Marini. "Non riesco a capire l' accanimento dei magistrati contro Vittorio", ci dice Mara Meis. "Lui è un uomo buono. Se ha avuto problemi, sono stati causati dalla sua ingenuità. Ma lui è uno che come produttore ha vinto tre Oscar, ha dato lustro all' Italia in tutto il mondo. Perché lo trattano così ?"

Il problema è il fallimento della sua società, la Finmavi, con debiti per centinaia di milioni di euro che hanno lasciato insoddisfatti decine di creditori. Quello dei Cecchi Gori era un impero da mille miliardi. Ma ormai gli hanno tolto quasi tutto. Ha perso la Fiorentina, che con lui attraversò il periodo d' oro di Batistuta. Lo hanno spossessato di Telemontecarlo (l' odierna La7), per la quale aveva grandi progetti: sognava di trasformarla nel terzo polo televisivo, che facesse concorrenza vera a Rai e Mediaset.

Gli hanno tolto la catena delle sale di cinema, dove la famosa sigla "Mario e Vittorio Cecchi Gori Group" ha fatto divertire e sognare milioni d' italiani. Il Postino, La vita è bella, Mediterraneo sono gli Oscar, ma i campioni d' incasso sono tanti, dai film di Verdone a quelli di Pieraccioni, fino ai lavori di qualità come Canone inverso. "Possono togliermi tutto, ma non impedirmi di lavorare", diceva lui, fino a pochi giorni fa. Con quel suo carattere fumantino e sempre un po' aggressivo che probabilmente lo ha messo in urto con qualche pubblico ministero.

E così, dopo anni di forzata stasi, settimane e mesi passati con gli avvocati a studiare le carte di processi e ricorsi, in gennaio per Vittorio era arrivato il momento della rivincita. Serata di gala nella sala privata di proiezione a palazzo Borghese per l' anteprima del nuovo film suo e di Rita Rusic: Scusa ma ti chiamo amore. Debutto alla regia di Federico Moccia, protagonisti Raoul Bova e Michela Quattrociocche. Perché in questi anni Cecchi Gori, nonostante le traversie giudiziarie, ha continuato a ricevere ospiti nel suo palazzo come sempre, ed è stato un anfitrione generoso. Alle anteprime di film come Scoop di Woody Allen o Flags of our Fathers di Clint Eastwood hanno partecipato personaggi come Lamberto Dini, Antonio Di Pietro, Claudio Martelli, Giovanni Minoli, Barbara Palombelli, Mara Venier. Anche questa volta Cecchi Gori ha fatto centro: comprò i diritti di Scusa ma ti chiamo amore quando Moccia non aveva ancora scritto il libro. E il film è diventato il maggiore incasso italiano del 2008: 14 milioni, quasi il triplo di Caos calmo con Nanni Moretti.

Proprio questo successo ha irritato qualche grande creditore del fallimento Cecchi Gori: i magistrati ora gli imputano di avere distratto fondi che avrebbero dovuto rimanere nella sua vecchia società a garanzia dei debiti, per crearne un' altra nuova con la quale è stato prodotto il film. Insomma, paradossalmente Vittorio è finito di nuovo a Regina Coeli perché è stato troppo bravo a fare il suo lavoro. Cioè a produrre film. Accanto, professionalmente, gli è rimasta Rita Rusic, 48 anni. Che gli ha subito espresso solidarietà e dolore dopo l' incarcerazione. In effetti, con tanti grandi imprenditori incriminati e condannati, i quali però continuano indisturbati a lavorare e a essere riveriti, non si capisce perché il povero Cecchi Gori, se proprio doveva essere arrestato, non abbia potuto ottenere almeno i domiciliari. Infatti, anche ammettendo che abbia continuato a (cercare di) truffare i creditori, non sussisteva la necessità del carcere per rischio di fuga, o di reiterazione del reato, o di particolare odiosità dello stesso.

"Mi voglio ammazzare, praticatemi l' eutanasia", ha detto disperato Vittorio appena messo piede in cella. Il produttore anche quest' estate, se e quando i magistrati glielo permetteranno, passerà metà del tempo nella sua bella villa di Sabaudia (Latina), l' unico possedimento che gli è rimasto oltre alla casa ufficio di palazzo Borghese e quella da dividere a metà con l'ex moglie Rita Rusic, dalla quale ha divorziato nel 2000 e litigato per anni prima di mettersi d' accordo su una cifra. All' inizio, infatti, lei aveva chiesto la pazzesca cifra di 2.300 miliardi di lire per sé e i due figli Vittoria e Mario. Alla fine si era accontentata di un mensile di 50 milioni (di lire).

E pensare che ci fu un periodo, verso il 1994, in cui Cecchi Gori junior, subito dopo la morte del padre Mario che aveva pazientemente costruito l' impero, sembrava potesse addirittura rivaleggiare con Berlusconi. Silvio scendeva in politica ? Anche lui, nel Partito popolare: eletto nel ' 94, e ancora due anni dopo. Silvio si dava al cinema ? All' inizio era alleato con Cecchi Gori nella società Penta. E sia nella distribuzione sia nella produzione, per anni ha vinto Vittorio. Silvio aveva tre tv ? E Vittorio nel ' 95 comprò dai brasiliani Telemontecarlo. Perfino nel calcio, in seguito, sono stati rivali. Ma ora Berlusconi è a palazzo Chigi. Mentre, tre isolati più a nord, il palazzo Borghese di Cecchi Gori sembra diventato il tiro al bersaglio preferito della procura di Roma.

Mauro Suttora

Wednesday, August 09, 2006

Intervista a Vittorio Cecchi Gori

"Il mio amore è Mara Meis"

di Mauro Suttora per Oggi

Sabaudia (Latina), agosto

«Ma neanche per sogno. Io Valeria non l’ho più sentita». Vittorio Cecchi Gori smentisce Valeria Marini, che a un settimanale ha dichiarato: «Lui chiama spesso, mi chiede consigli». Otto mesi dopo la rottura, il produttore 64enne ci appare disteso e felice con la nuova fidanzata Mara Meis, splendida 34enne pugliese. Si fanno fotografare per la prima volta assieme (in esclusiva per i lettori di Oggi) nella famosa villa di Sabaudia, quella delle furibonde liti con l’ex moglie Rita Rusic. Ma ora con Rita le acque si sono calmate: «È la madre dei miei figli e la rispetto, anche perchè credo nella famiglia», dice Cecchi Gori. Tutti e tre (Rita e Mara e lui) sono stati visti mangiare tranquillamente da Saporetti, il celebre ristorante di questa Malibu del Lazio.

«Mara ha portato serenità nella mia vita», ci confida Cecchi Gori, sdraiato nel giardino con piscina davanti al mare, appena riprogettato dall’architetto Giansandro Schina. «Non ero mai stato con una donna del sud: con lei sto scoprendo deliziose doti di attaccamento genuino. Viviamo quasi in simbiosi, e questo per me è importante, in un mondo che tende invece a disarticolare tutto».

È finalmente un periodo felice, questo, per l’ex presidente della Fiorentina. Contento per il salvataggio in extremis della sua squadra, che rimane in serie A? «Sono felice per i tifosi e per la città di Firenze, ma io con quella società non ho più nulla a che fare. Mi è stata tolta con un complotto, perché io fui uno dei primi a denunciare la cupola del calcio. Truccavano tutto».

Anche dal punto di vista finanziario sembra che le cose si stiano mettendo meglio per Cecchi Gori. Soltanto due mesi fa pareva fosse destinato alla bancarotta, invece ora i creditori che reclamano 600 milioni stanno per accettare un concordato. «Cos’è questa cifra, in confronto ai 40 miliardi di debiti di qualcun altro?» La banca Capitalia ha cancellato l’ipoteca sul cinema Adriano, la sua multisala di piazza Cavour a Roma. È in corso una causa contro Telecom, per il modo in cui gli strapparono la proprietà di Telemontecarlo (ora La Sette). Così Cecchi Gori, nonostante le decine di milioni che gli costano gli avvocati, riuscirà a conservare i suoi beni: non solo questa villa, ma anche quella di Beverly Hills e gli appartamenti a Manhattan e Londra.

La cosa che ora più gli sta a cuore, però, è il ritorno all’attività di produttore: «A dicembre inizieranno in Cile le riprese del nuovo film tratto da un romanzo di Antonio Skarmeta, quello de Il Postino». Altri progetti sono in cantiere con Antonio Albanese e Francesca Archibugi, e per portare sullo schermo i libri di successo di Federico Moccia: Ho voglia di te e Tre metri sopra il cielo. «C’è anche un accordo verbale con Roberto Benigni per tornare a lavorare insieme».

Dall’altro lato della piscina la sua Mara Meis - nome d’arte di Loreta De Gennaro da San Severo (Foggia) - sta posando per il fotografo di Oggi. «Il segreto della vita, oltre a dormire e a far sport, è avere una compagna un po’ più giovane e bella», confida Cecchi Gori, chiaramente innamorato. «Cosa volete, io sono cresciuto nel mondo del cinema, quindi sono sempre un po’ viziato, abituato ad avere attorno donne giovani e attraenti».

Mara lavorerà in una fiction che Cecchi Gori produrrà nel 2007 per Raiuno, Inviati Speciali: sarà una giornalista d’assalto. «Mi hanno ferito le accuse di opportunismo», dice, «non mi sono certo messa con lui perché voglio fare l’attrice. Non amo vivere di riflesso. Vittorio mi ha attratto trasmettendomi qualcosa di positivo e pulito. La cosa che più mi ha colpito in lui è la simpatia: siamo simili, e più si è simili più ci si avvicina. Poi, quando è arrivata l’intimità, abbiamo saputo raccontarci, fidarsi, lasciarsi andare. Per me l’amore è fusione con l’altra persona, dedizione, passione».

Ora Mara Meis e il suo «bimbo», come lei chiama Cecchi Gori, sguazzano sereni e giocosi a villa Vittoria (nome dell’amatissima madre di Vittorio e di sua figlia). Lei, fisico perfetto e gambe da gazzella, lo guarda rapita. Quello che l’ha sedotta, dal primo incontro a una partita di tennis al circolo dell’Hilton, non è stato il fisico, ma lo sguardo ingenuo da «cucciolo».

La nuova fiamma di Cecchi Gori aveva debuttato col nome di Labelle come cantante trasformista nelle discoteche, dove si esibiva con parrucca a caschetto. Coincidenza: anche Valeria Marini iniziò la carriera al Gilda imitando Jessica Rabbit e facendosi chiamare Lolly. E le analogie non finiscono qui: sia Mara sia Valeria successivamente parteciparono a concorsi di bellezza. Con più successo la Meis, finalista di Miss Mondo, mentre la Marini come Eva Orrù si presentò al concorso Look of the Year, ma non arrivò alle semifinali.

Dopo i cinque anni di rapporto turbolento con la Marini, Cecchi Gori lo scorso novembre è passato immediatamente a Mara: «E io ho sentito subito che quello che credevo fosse solo un uomo duro e risoluto era in realtà anche un Peter Pan da proteggere e difendere», dice lei. Anche Vittorio ha impostato la relazione con Mara in modo diverso: poco dopo averla conquistata ha voluto conoscere i suoi genitori in Puglia e regalarle uno splendido diamante di Tiffany come pegno d’amore. Così il romano palazzo Borghese, svuotato da ogni «testimonianza» del passato, è diventato la loro casa.

Si avvicina l’ora del tramonto. Il fotografo ci chiama tutti in spiaggia, per scattare le ultime inquadrature con il sole che si tuffa nel Tirreno agitato. Si forma una piccola folla di curiosi, arrivano anche i vicini di villa di Cecchi Gori: Roberto D’Agostino e Paolo Giaccio della Rai. «Macché Cecchi Gori, tu ora sei Cecchi Godi...», lo apostrofa scherzoso l’inventore di Dagospia, vedendo Mara che gli si abbarbica addosso con movenze da vamp. «Ma se non posso neanche cambiarmi costume, questo è l’unico che m’hanno lasciato», risponde lui, alludendo alle traversie finanziarie. E poi: «Non fatemi andare in mezzo al mare, che se affogo farei un favore a troppe persone...».

Cecchi Gori si sente perseguitato, ma anche sul fronte familiare le soddisfazioni ultimamente non gli mancano. La sua figlia primogenita Vittoria, 20 anni, ha debuttato come giornalista sulla rivista A(nna). Ha scritto un’articolo sul concerto dei Rolling Stones a San Siro, dov’è andata con mamma Rita Rusic. «Vive a Miami, fa l’università, e ho letto un altro suo articolo che mi è piaciuto, sui succhi di frutta nei supermercati americani».

Quasi duecento film prodotti, tre premi Oscar, calcio, tv, la principale dinastia cinematografica italiana con i De Laurentiis: nella sua vita Vittorio Cecchi Gori non s’è fatto mancare nulla. Neppure la politica: già senatore del partito popolare, alle ultime elezioni s’è presentato con la Lega Nord a Roma. Un suicidio annunciato, eppure è riuscito a prendere 6.500 voti. «Ma quel che m’è più pesato, è che per tutta la campagna elettorale ho dovuto rinunciare alle mie due ore giornaliere di tennis...» Scherza sempre, il vecchio Vittorione. Marameis...

Mauro Suttora