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Friday, January 18, 2008

Il vescovo Milingo torna a Roma

"I sacerdoti devono potersi sposare"

Roma, 16 gennaio 2007

Paura e fastidio in Vaticano: Milingo è tornato a Roma. L’arcivescovo africano 7 anni fa stupì il mondo sposandosi con l’agopunturista coreana Maria Sung in una cerimonia della setta Moon. Dopo tre mesi e un colloquio con Papa Giovanni Paolo II si pentì. Fu riaccolto nella Chiesa cattolica, ma due anni fa è di nuovo fuggito da Zagarolo verso l’America dove si è rimesso con Maria, ha fondato un’associazione di sacerdoti sposati (150 mila nel mondo secondo lui, 60 mila per il Vaticano) e ne ha addirittura nominato vescovi quattro.

Milingo è venuto in Italia per presentare il libro Confessioni di uno scomunicato (edizioni Koiné), scritto con la giornalista Raffaella Rosa. Avrebbe dovuto partecipare a Buona Domenica su Canale 5, ma l’intervista è stata annullata all’ultimo momento. Avrebbe voluto comunicarsi al santuario di Pompei, ma il prete che celebrava la messa gli ha negato la comunione.

L’irritazione del Vaticano è palpabile. Milingo ha trascorso gran parte del 2007 nei due Paesi dove è maggiore il numero di preti sposati: Stati Uniti, dove sono 25 mila, e Brasile. Quest’ultimo potrebbe rivelarsi fertile alla sua predicazione, perché lì i cattolici stanno perdendo terreno in favore degli evangelici. Ecco una sintesi del Milingo-pensiero tratta dal suo libro.

Monsignore, perché ha fondato l’associazione Married Priests Now! (Preti sposati adesso)?
«La vita dei sacerdoti sposati è dura. La condanna della Chiesa pesa come un macigno, perché vengono visti come lebbrosi. (...) Invece sono una risorsa preziosa: per questo bisogna trovare il modo per riconciliare la madre Chiesa con i suoi figli che hanno accettato la chiamata di Dio a servire, ma hanno anche scelto di formare una famiglia».

Perché la Chiesa dovrebbe abolire il celibato obbligatorio per i propri sacerdoti?
«La missione che ho intrapreso non è una questione personale. È ora che la Chiesa rifletta su cosa fare per tornare al 1100, quando venne imposto l’obbligo del celibato. Non c’è alcuna connessione divina fra sacerdozio e celibato, la storia della Chiesa lo dimostra: i preti potevano sposarsi prima dell’introduzione di questa norma. Nei primi secoli si sposavano anche i vescovi. Ci sono stati ben trentanove papi sposati e con figli. Il celibato è stato reso obbligatorio solo nel XII secolo. È diritto di ogni essere umano potersi sposare, e questo diritto dev’essere restituito ai preti. Dal celibato obbligatorio vengono molti peccati come il concubinato e i figli illegittimi. Ma si tratta di un precetto, non di un dogma. L’errore è che la Chiesa lega il celibato al sacerdozio. Ma perderà, se continua su questa strada».

Perché la Chiesa non permette ai sacerdoti sposati di continuare il loro servizio?
«La Chiesa li abbandona, invece dovrebbe essere come una madre che accetta il figlio anche se è disabile. Durante la guerra si fa di tutto per salvare i soldati feriti. La Chiesa, al contrario, non cura i propri sacerdoti feriti, ma li getta nel mondo. Dov’è finito il suo amore materno? Li tratta come il gatto fa con il topo: non lo uccide subito, ma lo paralizza, e ci gioca fino a ucciderlo».

Il Vaticano ha provato a mettersi in contatto con lei?
«Erano venuti da Roma fino a Washington per riportarmi indietro. Alcuni prelati del Vaticano si erano praticamente stabiliti sotto casa mia pur di incontrarmi e convincermi a tornare con loro in Italia».

”NON MI HANNO PLAGIATO”

C’è chi pensa che lei abbia subìto un lavaggio del cervello o che sia stato drogato.
«Sembro uno che ha subito il lavaggio cerebrale? Una persona plagiata può parlare in questo modo? Non sono stato drogato, ragiono benissimo. Anche in questo mio nuovo progetto conservo e obbedisco a tutti i dogmi della Chiesa, mi ispiro ai testi dei padri e agli Atti degli Apostoli. Non accetto solo il celibato obbligatorio, che non ha dato i frutti sperati».

Ma consacrando i vescovi ha provocato uno scisma.
«Non provocherei mai uno scisma, perché sono profondamente cattolico, dalla punta dei piedi ai capelli. Noi crediamo profondamente nella Chiesa cattolica. Il celibato non è un elemento costitutivo del sacerdozio, è una regola medievale, un’eccezione che il Papa può eliminare senza neppure convocare un Concilio. E sappiamo che questo avverrà, forse dopo la nostra morte».

Lei, quindi, non si considera uno scomunicato.
«Assolutamente no. Il Vaticano non ha motivo di scomunicare chi vive la vera tradizione ecclesiastica. Gli apostoli erano sposati».

Come ha vissuto i cinque anni lontano da Maria?
«Ho sofferto quando mi hanno costretto a lasciarla. Ma la mia esperienza del matrimonio e la forza che ho accumulato in questo periodo di sofferenza mi hanno portato a fondare Married Priests Now!»

Che cos’ha di speciale Maria? Perché ha scelto proprio lei?
«Non ho sposato Maria perché l’ho scelta in mezzo ad altre donne. Credo che anche per le persone anziane come me, Dio abbia creato un’anima gemella che può trovarsi in qualunque posto del mondo. Quindi non ho scelto Maria perché ha qualcosa di speciale, ma perché è la persona che il Signore ha previsto per me».

Oggi lei vive insieme a Maria. Com’è cambiata la sua vita?
«Maria non ha cambiato la mia vita come sacerdote e come cristiano. Tutte le mattine mi sveglio alle 4 per dire il breviario, poi faccio tre rosari, mi dedico un po’ alla meditazione e alle 7 celebro la messa. Dopo la colazione, rispondo alle numerose e-mail che ricevo da parte dei sacerdoti sposati. La mia vita è sempre la stessa».

Negli anni di separazione era rimasto in contatto con lei?
«No, non era possibile. Ero sempre scortato da qualcuno, ovunque andassi vedevano l’ombra di Maria».

In che lingua comunicate?
«In italiano, perché lei ha vissuto in Italia diversi anni. Io mi sforzo di imparare qualcosa in coreano».

Mauro Suttora