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Tuesday, May 31, 2016

«Attenti, i grillini sono una setta»

Disillusioni: la pentastellata più votata a Milano si pente e avverte

«Il movimento 5 stelle è pericoloso per la democrazia: fanno il contrario di quel che promettono». Paola Bernetti, vincitrice delle primarie, vuota il sacco dopo anni di attivismo. E rivela i trucchi «con cui un’azienda controlla gli adepti»

di Mauro Suttora

Oggi, 1 giugno 2016

«Il Movimento 5 stelle è pericoloso per la democrazia. Mi sono disiscritta dopo sette anni, soffrendo per l’enorme delusione. Ma non voglio esser complice di quella che potrebbe diventare una dittatura, se i grillini andassero al governo».

Paola Bernetti, 60 anni, libera professionista, è stata la più votata alle primarie M5s per il Senato in tutta Milano e provincia: 200 preferenze, il doppio di tutti i deputati finiti a Roma (tranne una, fedelissima della società Casaleggio & associati).

Ma lei a Roma non c’è mai andata. Con trucchi vari (cordate, doppie candidature, elezioni di parenti), gli ortodossi l’hanno eliminata. Hanno preferito che la seconda città italiana non avesse senatori 5 stelle, piuttosto che tenerla in Parlamento.

Ciononostante, per tre anni e mezzo  ha mantenuto il silenzio: «Ho continuato a votarli, pensando che gli altri partiti sono peggio. E poi ho ereditato da mio padre, generale, il senso del dovere: non volevo passare per la solita dissidente che “tradisce” gli amici che ancora ho nel movimento».

Per questo ha rifiutato interviste a tv e giornali nazionali. Ma ora ha deciso di vuotare il sacco. Svelando i meccanismi interni di quella che definisce una vera e propria «setta»: «La mia distanza dal M5s aumentava a ogni espulsione. È stata quella di Federico Pizzarotti, sindaco che amministra egregiamente Parma, ad aprirmi definitivamente gli occhi».

Com’è entrata nei 5 stelle?
«Amore a prima vista, colpo di fulmine, ero cieca. Dal 2006 seguivo il blog di Grillo, poi nel meetup milanese che si nutriva di collettivi negli scantinati, infine la gioia della nascita del M5s nel 2009. Vedevo tante facce pulite, piene di ideali come me, che sognavano di cambiare il mondo. Ci sentivamo molto importanti, pensavamo di fare la storia».

Quando ha avuto i primi dubbi?
«Fino al 2012 l’entusiasmo era tanto: passavo giornate intere a volantinare, anche se il nostro consenso a Milano era solo del 3 per cento. Ai primi malumori verso i vertici venuti dall’Emilia Romagna, dove il M5s aveva già il 10 per cento, mi schierai con Grillo. Pensavo che un movimento con anime così diverse avesse bisogno di una guida forte e centrale».

Quindi accettava l’autoritarismo?
«Vedevo in Grillo un padre padrone, però buono e giusto, che avrebbe sempre e solo fatto gli interessi del M5s guidandoci con disinteresse. Alle prime espulsioni lo giustificai ancora: era giusto cacciare chi danneggiava la nostra immagine. Non mi sfiorava l’idea di essere vittima di una setta, e che io stessa ero diventata un’adepta».

Quando si è svegliata?
«Alle primarie di fine 2012 mi resi conto che i vertici muovevano le fila di tutto, decidendo a loro piacere chi doveva entrare in Parlamento».

Come?
«Ufficialmente tutto avviene online attraverso il portale della Casaleggio srl, ma ogni controllo viene respinto. Sbandierano trasparenza, ma hanno fatto sparire tutti i voti delle “parlamentarie”. I risultati delle primarie per le europee del 2014 li hanno tenuti segreti. Sbandierano coerenza, ma sulla presenza in tv hanno cambiato idea cinque volte, perfino espellendo Federica Salsi per una comparsata tv».

Insomma, proprio tutto negativo? 
«Sì. Il Parlamento deve votare una seria legge sulla democrazia all’interno dei partiti. Io non li voterò più: sono diventati un partito demagogico».
Mauro Suttora







































GOVERNANO GIA' UN MILIONE DI ITALIANI

Quasi un milione di italiani (920mila in 18 comuni) sono amministrati da sindaci eletti dal M5s in dieci regioni. Eccoli, in ordine di numero di abitanti, con i loro guai giudiziari e politici:

1) Parma dal 2012, 192mila abitanti, sindaco Federico Pizzarotti sospeso in attesa di espulsione, indagato per abuso d'ufficio su esposto di un senatore Pd per una nomina al Teatro Regio.
2) Livorno dal 2014, 159mila ab., sindaco Federico Nogarin indagato per bancarotta fraudolenta dell'azienda di nettezza urbana. Ha contro quattro ex grillini, la sua maggioranza regge per un solo voto. 
3) Gela (CL) dal 2015, 76mila ab., sindaco Domenico Messinese espulso dopo che aveva «licenziato» tre assessori 5 stelle.
4) Ragusa dal 2013, 73mila ab., sindaco Federico Piccitto in guerra con il M5s locale dopo aver cacciato gli assessori all'Ambiente e alla Cultura. Tasi tolta e reintrodotta l'anno dopo.
5) Pomezia (RM) dal 2013, 63mila ab., il sindaco Fabio Fucci ha prorogato la gestione rifiuti a una coop vicina a Buzzi di Mafia Capitale. Ha nascosto un avviso di garanzia allo staff di Grillo.
6) Bagheria (PA) dal 2014, 55mila ab., il sindaco Patrizio Cinque ha casa abusiva di famiglia, l'assessore all'Urbanistica Luca Tripoli si è dimesso anch'egli per villa abusiva.
7) Civitavecchia (RM) dal 2014, 53mila ab., il sindaco Antonio Cozzolino ha messo le aliquote massime Irpef e Imu, e alzato la Tari.
8) Quarto (NA) dal 2015, 41mila ab., sindaca Rosa Capuozzo espulsa, Giovanni De Robbio, consigliere grillino più votato, indagato dall'antimafia per corruzione elettorale e tentata estorsione con l'aggravante del favoreggiamento a un'organizzazione camorrista, espulso.
9) Mira (VE) dal 2012, 38mila ab., il sindaco Alvise Maniero a processo per lesioni a un ragazzo rimasto paralizzato nella piscina comunale, causa non rispetto di norme antinfortunio. Ha nominato assessore la moglie di un deputato grillino.
10) Augusta (SR) dal 2015, 36mila ab., il ministro Delrio ha dichiarato che la sindaca Maria Concetta Di Pietro gli parlò bene di un commissario portuale indagato per il petrolio lucano. 
11) Venaria Reale (TO) dal 2015, 34mila ab., il sindaco Roberto Falcone ha già perso una consigliera grillina ed è finito in minoranza in vari voti.
12) Assemini (CA) dal 2013, 26mila ab., il sindaco Mario Puddu ha espulso tre consigliere grilline che l'hanno denunciato alla procura per una «giunta ombra». 
13) Porto Torres (SS) dal 2015, 22mila ab., il sindaco Sean Christian Wheeler ha espulso la capogruppo 5 stelle fidanzata con un giornalista «nemico».
14) Comacchio (FE) dal 2012, 22mila ab., sindaco Marco Fabbri espulso già nel 2014 per essersi candidato alla provincia.
15) Sedriano (MI) dal 2015, 11mila ab., il sindaco Angelo Cipriani, maresciallo della Guardia di Finanza, guida il primo comune lombardo sciolto per mafia. Ha lasciato l'auto in sosta vietata accompagnando i figli in palestra.
16) Pietraperzia (EN) dal 2015, 7mila ab., il sindaco Antonio Calogero Bevilacqua un mese fa ha subìto un attentato intimidatorio: incendiato il portone di casa.
17) Sarego (VI) dal 2012, 6mila ab., il sindaco Roberto Castiglion aveva promesso di rimettere il mandato ogni anno per una conferma degli elettori, ma poi ci ha ripensato.
18) Montelabbate (PU) dal 2014, 6mila ab., la sindaca Cinzia Totala Ferri ha cancellato il contratto con Equitalia per introdurre una riscossione più soft.
Mauro Suttora

Thursday, February 18, 2016

Cosa succede nel Movimento di Grillo e Casaleggio?

di Mauro Suttora

Formiche.net, 18 febbraio 2016

Da Serenetta a Serenella. La parabola del Grillo politico è riassumibile fra Serenetta Monti, candidata sindaca a Roma nel 2008, e Serenella Fucksia, espulsa dal Movimento 5 stelle (M5s) all’alba del 2016.

Due donne «con le palle», per usare il bellicoso linguaggio grillino. La prima scappata un anno dopo il debutto romano (3%, quattro consiglieri municipali eletti, tre che cambiano partito dopo pochi mesi, un disastro che nessuno ama ricordare), la seconda fatta fuori con l’agghiacciante ordalia che finora ha epurato online un quarto dei 162 parlamentari eletti nel 2013. Neanche Stalin purgava i compagni a questo ritmo. In mezzo, l’incredibile storia di un partito che raggiunge il 25% al suo primo voto nazionale. Caso unico al mondo: Berlusconi nel 1994 si fermò al 21, ed ereditava gli apparati Dc e Psi.

Ma, soprattutto, un fenomeno sociologico mai capitato: 162 persone digiune di politica catapultate in Parlamento da un giorno all’altro, a formare il secondo partito nazionale. È anche la prima vera forza politica popolare nella storia d’Italia. Il Pci, infatti, nonostante volesse rappresentare la classe operaia, aveva dirigenti borghesi. I grillini invece, come reddito e cultura, sono l’odierno lumpen-proletariato dei disoccupati e precari. Nozioni da Facebook, ignoranza pari all’arroganza, prevalenza del perito informatico (il diploma del loro capo, Gianroberto Casaleggio). Non hanno letto Fruttero & Lucentini, quindi a dirglielo non si offendono.

Faccio vita da grillino da nove anni. Mi sono iscritto nel settembre 2007 dopo il Vaffa-day, un giorno prima di Paola Taverna. Partecipavo ai primi meetup di Roma: riunioni al quartiere africano in una sala affittata dal dentista Dario Tamburrano (oggi eurodeputato), poi al cinodromo, o sull’Ostiense. Serenetta sconfisse Roberta Lombardi alle primarie.

Il 25 aprile 2008 raccogliemmo un’enorme quantità di firme davanti alla basilica di San Paolo per i referendum contro l’Ordine dei giornalisti. Poi buttate, perché il figlio di Casaleggio sbagliò le date della raccolta. C’era grande entusiasmo, sull’onda del libro La casta di Stella e Rizzo. Ma alle regionali del 2010, disastro: solo quattro eletti in Piemonte ed Emilia. Tutti poi espulsi tranne uno. Trasferito a Milano, frequento anche qui il meetup. Lo stesso clima da caserma-convento-asilo-circo. «Suttora, non seminare zizzagna», mi intimano sul gruppo Facebook se esprimo una critica. Nel 2013 Paola Bernetti, la più votata alle primarie per il Senato, viene fatta fuori con un trucco. I monzesi con una cordata eleggono tre senatori, Milano neanche uno.

Stessi grovigli due mesi fa, alle primarie per il sindaco: solo 300 votanti, 74 voti alla vincitrice. I risultati vengono secretati, gli altri sette candidati non sanno le loro preferenze. Dal movimento della trasparenza al partito dell’omertà. Addio streaming, forum pubblici, dibattiti online. Dopo la valanga delle espulsioni regna la paura, si comunica solo su chat Whatsapp segrete. Sette attivisti milanesi osano pubblicare un giornalino a loro spese: cacciati con lettera dell’avvocato di Casaleggio.

Il clima di paranoia avvolge anche i parlamentari. Appena uno azzarda qualche pensiero non conformista, è bollato come dissidente. Intanto, il fervore altruista scema. I parlamentari, che prendono 15mila euro mensili, due anni fa ne restituivano in media 5-6mila. Oggi la cifra si è dimezzata: tremila. Se va bene. Molti si limitano a 1.400-1.800: Morra, Lombardi, Giarrusso, Nuti, Fico, Sibilia. I rendiconti sono una farsa: solo autodichiarazioni, niente ricevute, nessun controllo.

La cuccagna è all’Europarlamento. Ben 12 eurodeputati M5s su 17 neanche rendicontano. Possono incassare fino a 40mila euro mensili (21mila solo per i portaborse), ma tutti tranne una restituiscono appena mille euro al mese. Il siciliano Ignazio Corrao (ex portaborse in regione Sicilia) aveva assunto undici portaborse. L’ho pizzicato con un articolo sul settimanale Oggi, lui mi ha insultato, ora li ha ridotti a sette. Come un’eurodeputata abruzzese: due li tiene a Bruxelles, gli altri cinque stanno nel suo collegio elettorale.

Che differenza c’è con i vecchi politici del passato? Nessuna, tranne che i grillini si vantano di non avere funzionari di partito. Invece ne hanno centinaia, stipendiati dai 1.600 eletti.

Insomma, il movimento ora è Collocamento 5 stelle, scherzano i tanti ex. I nomi dei portaborse parlamentari sono convenientemente segreti, per non scoprire altri parenti e conviventi dopo quelli già scoperti (Lezzi, Moronese). Casaleggio e suo figlio comandano a bacchetta. I parlamentari sono sorvegliati da un simpatico reduce del Grande Fratello, Rocco Casalino: decide lui chi mandare in tv. Fra gli altri addetti stampa spicca un ex camionista di Bologna. Dove sono state abolite le primarie: alle comunali di giugno lista bloccata, tutti nominati dall’alto come nel listino berlusconiano di Nicole Minetti. A Trieste un eurodeputato ha candidato sindaca la moglie: metà dei grillini locali in rivolta.

La sceneggiata napoletana di Quarto aumenterà la disciplina interna. Per paura di altri “infiltrati” della camorra, i candidati saranno nominati d’autorità. Così, quello che era nato come un movimento liberatorio si è trasformato nel suo esatto contrario. Hare Krishna, Scientology? Ma no, meglio Testimoni di Genova. Lì Grillo ha una delle sue tre ville. E il suo commercialista personale (nonché segretario del M5s) è stato nominato in una società della regione Liguria. Quelle che i grillini volevano abolire. 

Wednesday, May 13, 2015

Le multe impazzite


Incubi: decine di migliaia di italiani alle prese con sanzioni impazzite 

La multa esplosa: 
da tre a 268 euro 

Cinque anni fa è passata col rosso. Pagati 159 euro, la signora Bernetti era tranquilla. Ma a gennaio anche lei è rimasta vittima del «risveglio» di molti Comuni, che per rimpinguare le casse ricorrono a trucchi. Ecco quali 

Oggi, 6 maggio 2015

di Mauro Suttora

Si chiamano Can e Cad. Ma non sono personaggi dei fumetti. Le due sigle indicano quelle che per molti italiani sono diventate un incubo: le spese aggiuntive da pagare per le multe. Cifre minime, attorno ai tre euro: “Comunicazione di avvenuta notifica” e “Comunicazione di avvenuto deposito”. Le devono versare, oltre all’importo della multa stessa, chi riceve il bollettino a casa o, se irreperibile, all’ufficio postale più vicino.

È facile, se non si leggono tutte le postille in burocratese, dimenticare di aggiungerli alla somma dovuta. Il rischio? Vedersi recapitare cartelle esattoriali salatissime dopo anni e anni.

È quel che è capitato alla signora Paola Bernetti, che nel 2010 passò col rosso a Corsico (Milano). «Mi arrivò la multa, pagai i 159 euro, ma non mi accorsi che dovevo aggiungere i 3,40 euro del Cad. Infatti avevo ricevuto due bollettini, e pensavo che quello con tre euro di meno fosse per chi pagava subito».

Valanga di sanzioni vecchie a dicembre 2014

Nel dicembre 2014 anche la signora Bernetti, come centinaia di migliaia di italiani, riceve da Equitalia l’ingiunzione a pagare multe vecchie fino a cinque anni. I Comuni infatti, bisognosi di soldi, vogliono rastrellare gli arretrati delle multe stradali (che coprono il 15% dei loro bilanci) prima che scatti la prescrizione. La signora però viene invitata a versare 268 euro: la stessa multa di cinque anni prima con la cifra raddoppiata perché pagata dopo i 60 giorni, e detratti i 159 già versati.

Incredula, la signora va al comune di Corsico dove le confermano che, non avendo pagato per intero la multa del 2010, ora la deve ripagare tutta.

Ovviamente Paola Bernetti fa ricorso, e a giugno sulla vicenda deciderà il giudice di pace. Ma la signora ha già la vittoria in tasca. Il comune di Corsico infatti, in un soprassalto di saggezza, a marzo si è reso conto dell’assurdità della sua pretesa e ha deliberato che sotto una certa cifra le somme dovute per multe arretrate non debbano essere più pagate: «Costa di più la procedura per ottenerle che l’incasso effettivo».

«I Comuni ci provano, e la gente paga»

Contenta, signora Bernetti? «Assolutamente no. Intanto, i comuni ci provano. Se io non avessi conservato per anni le ricevute di tutte le multe pagate, non avrei potuto dimostrare di averlo fatto. Poi, la gente non si ricorda. Arriva un avviso di Equitalia, c’è lo spavento, e per quieto vivere molti pagano. E comunque, non tutti sono così battaglieri da fare ricorso al giudice di pace. Nel mio caso il comune di Corsico ha fatto marcia indietro, ma la giurisprudenza al riguardo è incerta».


COME DIFENDERSI: TENETE LE RICEVUTE DI TUTTE LE MULTE PAGATE

La contestazione delle multe stradali è lo sport nazionale degli italiani. E a ragione: in ballo ci sono due miliardi di euro annui (ma i Comuni riescono a incassarne solo la metà).

Se si ha torto conviene pagare subito.
Se non avete un buon motivo per contestare la multa, conviene pagare subito: da due anni, infatti, la sanzione viene ridotta. Non vale più l’abitudine di tirarla per le lunghe.
  
Non buttate via niente, almeno per cinque anni. 
Le multe si prescrivono dopo cinque anni,ma ora i Comuni stanno bene attenti a non farli trascorrere. E si svegliano poco prima della scadenza.

Non fatevi spaventare dai costi dei ricorsi.
Non lasciatevi spaventare dai costi per le opposizioni. Andate negli uffici a contestare. Poi, il ricorso al giudice di pace costa 40 euro.

Associazioni e avvocati specializzati.
Esistono associazioni dei consumatori e avvocati specializzati per le multe stradali. L’ultima loro vittoria riguarda le multe dei tutor autostradali, nulle se manca la foto dell’infrazione.

Informatevi, leggete, scrivete ai media.
Imitate la signora Bernetti: informatevi sui giornali o online sui casi simili ai vostri, e a vostra volta scrivete. Ma solo se siete sicuri di avere ragione.

Mauro Suttora

Sunday, April 07, 2013

Grillini complottisti

VITA ALL'INTERNO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

di Mauro Suttora

Sette (Corriere della Sera), 5 aprile 2013

«Lo avevo individuato come un povero cretino. Invece è un miserabile stronzo». Non ho mai preso tanti insulti in vita mia come dopo l'articolo che ho scritto quattro mesi fa su Sette, raccontando la mia vita di attivista nel Movimento 5 stelle (M5S). Non ho subìto volantinaggi sotto la redazione, come fecero quelli del Poe (Partito operaio europeo) negli anni '80 dopo un mio articolo sull’Europeo. Ma online si è scatenato l'inferno.

Poco male. Un titolista mi aveva definito «infiltrato», e i grillini si eccitano davanti a questa parola. Vedono infatti complotti dappertutto. Beppe Grillo ora si sente addirittura assediato da «orde di troll»: quelli che lo criticano sul suo blog, e che lui accusa di essere pagati dagli avversari.

Pensavo che i troll fossero solo personaggi di Ibsen finché non sono stato definito così pure io. Pazienza. Ho continuato a frequentare il movimento e a partecipare ai dibattiti online sul Meetup lombardo, sul sito pbworks di Milano, sulle pagine Facebook. M5S infatti non ha sedi fisiche. E alla fine ho votato Grillo.

Si è verificato però un fenomeno curioso: quando si è diffusa la mia fama di «eretico» ho cominciato a ricevere mail private di attivisti che denunciano soprusi interni, manovre, scorrettezze. Ho chiesto a due dirigenti che farne. Quelli mi hanno risposto: «Pubblicale online. La Rete non perdona».

Così ho inguaiato un povero ex assessore Pdl di Como che si era candidato alle regionali: il riciclato, dopo lunga diatriba, non è stato eletto. Poi una mail anonima ha rivelato una «cordata» monzese alle primarie online, dov'era possibile dare tre preferenze. Controllo: in effetti il trio ha sbaragliato tutti i candidati della provincia di Milano, che pure ha il quadruplo degli abitanti. Nulla di strano, le cordate sono una vecchia usanza: per impedirle un referendum impose la preferenza unica nel 1991 (segnando l'inizio della fine per Bettino Craxi, che invitò invano gli elettori ad «andare al mare»). Ironico che Grillo, antisocialista, subisca ora trucchi tipici del Psi.

Denuncio, e subisco di nuovo una marea di «vaffa». Perché i grillini saranno anche nuovi e simpatici, però nei dibattiti intestini sono abbastanza simili agli altri. E così ecco i pusillanimi che in privato ti danno ragione ma in pubblico non si esprimono, i carrieristi che vogliono mantenere buoni rapporti con tutti, i furbi che si arrampicano sui vetri, i fedeli alla linea…

Alla fine una dei tre, senatrice di Monza, si dimette alla prima seduta. Ma i dirigenti lombardi riescono comunque a non mandare a Roma la senatrice più votata alle primarie di Milano, Paola Bernetti, considerata «dissidente» e mobbizzata. Insomma, anche il M5S non è composto solo da verginelle.

Ma la mossa più buffa di Grillo e del guru Gianroberto Casaleggio è stata quella di nominare due blogger, Claudio Messora e Daniele Martinelli, «consulenti» per la comunicazione dei gruppi parlamentari. Badanti, commissari politici, addetti stampa? Dopo qualche giorno di gaffes, i malcapitati sono stati retrocessi al punto di partenza: consulenti. Di non si sa bene che. Quel che si sa, invece, è quel che contengono i loro blog. Messora ha raggiunto la notorietà con la bufala dei terremoti che si potrebbero prevedere. E in fatto di complottismo non lo batte nessuno. Tutta colpa dei massoni: la crisi dell’euro, il disastro Moby Prince, Ustica, i bimbi che scompaiono in Italia e nel mondo, il traffico di organi… È massoneria Emma Bonino, naturalmente (dal blog Byoblu, 15 marzo 2013).

Messora è spesso invitato a L’Ultima parola di Gianluigi Paragone su Rai2 (programma vietato a tutti gli altri grillini, in quanto talk show), dove abbondano pittoreschi blogger che diffondono teorie complottiste degne di Roberto Giacobbo nella parodia che ne fa Maurizio Crozza («Kazzenger»). Si azzuffa su Trattato di Lisbona, Mes o Fiscal Compact con un altro soggettone, l’economista «alternativo» Paolo Barnard, in un clima alla Funari.

Il secondo «consulente» degli eletti grillini, il bergamasco Martinelli, predilige invece il salotto di Barbara D’Urso su Canale 5. La sua nomina ha sollevato proteste dei suoi conterranei M5S di Bergamo: «Trombato con Idv alle regionali 2010, alle comunali di Milano 2011 e contemporaneamente a quelle di Treviglio. Ci ha provato anche con noi, alle primarie lo scorso dicembre. Ha preso pochissimi voti. Poi è sparito».

In compenso, Martinelli appena nominato ha messo subito le cose a posto con l‘Euro: «È un complotto massonico», ha sparato. Le bestie nere del paranoici antieuropeisti si chiamano Bilderberg e Trilateral. Chiunque abbia osato accettare un invito di questi club internazionali, così segreti che pubblicano gli elenchi dei partecipanti sui loro siti, è marchiato per sempre. Per spaventarsi basta qualsiasi nome inglese, quindi vanno bene anche Aspen o Goldman Sachs.

È un sottobosco contiguo ma in parte sovrapposto ai grillini, che non leggono i giornali (molti neanche i libri), si abbeverano solo su internet, e quindi sono facile preda dei cialtroni. Per esempio Gian Paolo Vanoli, che ha imperversato per mesi sul Meetup lombardo demonizzando i vaccini, finché ha dichiarato «Provocano l’omosessualità, che è una malattia». E anche: «L’Aids non esiste» (complotto delle multinazionali per vendere medicine, lo conferma Messora). «L’urinoterapia cura tutte le malattie, così a mia moglie sono tornate le mestruazioni a 70 anni; basta bere la seconda della giornata, non la prima». E infine: «L’ipnosi è un buon metodo contraccettivo».

I cospirazionisti del web negano l’11 settembre (il crollo delle Torri di New York fu una messinscena ebraica), vogliono curare il cancro col bicarbonato, si preoccupano per le «scie chimiche» (quelle degli aerei, che verrebbero irrorate apposta per alterare il clima). 

Ma la mania attualmente più gettonata è quella contro il «signoraggio bancario». La crisi dell’euro, infatti, ha fatto rinascere la polemica sulla sovranità monetaria iniziata vent’anni fa dal professor Giacinto Auriti, con qualche buon argomento contro le banche centrali. Una battaglia fatta propria da Grillo, che però negli ultimi tempi l’ha un po’ abbandonata. I suoi «economisti», invece, hanno buon gioco nel constatare che i Paesi di Eurolandia hanno perso la potestà di battere moneta, assunta dalla Bce. E quale bersaglio più facile della Banca centrale europea, «potere forte non eletto»? I Meetup grillini ribollono di invettive.

Nella famosa puntata di Servizio pubblico a gennaio con Silvio Berlusconi, Michele Santoro invitò una certa Francesca Salvador, signora veneta che si lanciò nel solito lamento contro le banche che strozzano i poveri imprenditori. La Salvador è attiva nell’associazione Salusbellatrix che tiene conferenze sugli argomenti più disparati. Tutti però accomunati da un mistero mondiale da scoprire o una truffa planetaria da svelare, dall’Aids alla pedofilia. 
Non manca l’antisemitismo, con un’accusa di nazismo a Israele, e con la spiegazione della strage dei ragazzini in Norvegia nel 2011: Oslo punita per essere stata la prima a riconoscere lo stato palestinese…

Anche nei Meetup M5S ogni tanto qualche sciagurato definisce Israele «fascista», e non sempre viene zittito all’unanimità come ci si aspetterebbe. Questo mi tocca vedere nei siti grillini, assieme alle tante cose belle che mi hanno spinto a votarli. Ma se oso scriverlo su Sette, sono guai: complotto!
Mauro Suttora

www.cinquantamila.it