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Saturday, October 17, 1987

Svizzera al voto


Inchiesta: come gli svizzeri difendono la loro immensa ricchezza

Viaggio nel cuore della Confederazione, chiusi in un Cantone. "Gli alberi sono sacri": lo aveva detto Guglielmo Tell. Ora i suoi discendenti di Uri li difendono. Dichiarando guerra ai motori

dall'inviato a Uri (Svizzera) Mauro Suttora

Europeo, 17 ottobre 1987

Gli urani non sono lontani. Se ne stanno lì sotto, nella loro valle appena oltre il passo del San Gottardo, a meno di 200 chilometri da Milano. Con le loro mucche, i loro boschi, i loro paesini deliziosi. E con l'autostrada. Le quattro corsie levigate che uniscono il Canton Ticino a Zurigo, l'Italia alla Germania, il Mediterraneo all'Europa del nord, tagliano in due la stretta valle di Uri. Ma i 35 mila urani hanno imparato a odiarlo, quel nastro d'asfalto. Perché i milioni di auto e camion che transitano ogni anno sull'autostrada stanno uccidendo il piu' antico cantone svizzero.

"Papà, è vero che gli alberi sanguinano quando vengono tagliati?", chiede, nel Guglielmo Tell di Friedrich Schiller  il figlio del mitico fondatore della Svizzera. E l' eroe risponde : "Gli alberi sono sacri, questa è la verità. Le valanghe avrebbero seppellito da molto tempo la nostra Altdorf se non ci fosse la foresta a proteggerci".

Sette secoli dopo la mela e la cacciata del cattivo balivo Gessler, che angariava gli urani per conto degli Asburgo, la cittadina di Altdorf e' sempre, con i suoi 8 mila abitanti, la capitale del cantone di Uri. A infastidire le centinaia di Huber e di Arnold sono rimaste solo le campane della chiesa, che suonano inesorabili ogni quarto d'ora. Ma nessuno qui si sogna di denunciare il parroco per disturbo della quiete pubblica, com' e' successo in Italia . Perche' gli urani sono ancora devoti al papa come nel 1847, quando fecero scoppiare la guerra civile del Sonderbund assieme agli altri bastioni conservatori cattolici di Schwyz, Lucerna, Friburgo, Zug e Vallese.

Oggi pero', se non e' guerra, e' rivolta. Il cuore della Svizzera profonda si ribella non piu' contro i lumi della ragione, ma contro i fumi delle automobili. Perche' il bosco di Guglielmo Tell, quello che tuttora protegge il cantone di Uri e tutte le valli elvetiche da valanghe e frane, sta morendo. Meta' degli alberi sono malati.

"Ancora pochi anni, e fra parassiti e piogge acide causate dall'inquinamento qui di abeti ne rimarranno ben pochi", si lamenta il sindaco di Silenen, un paesino fra Altdorf e il Gottardo dove la montagna si fa ancor piu' scoscesa e minacciosa. Ecco allora apparire, nelle valli svizzere, enormi barriere di cemento: sostituiscono quelle naturali degli alberi. Con la differenza, pero', che il cemento non beve dal terreno i 20 mila litri d'acqua assorbiti ogni anno da ciascun albero. E le conseguenze cominciano a essere catastrofiche.

Due mesi fa, contemporaneamente alla Valtellina, anche a Uri e nel Ticino le piogge torrenziali hanno devastato argini, interrotto strade, provocato frane. Il traforo del San Gottardo e' stato riaperto a meta' settembre, ma per settimane tutto il traffico internazionale e' stato deviato verso il passo del San Bernardino. Magra figura, per un' opera terminata appena cinque anni fa e costata ben duemila miliardi di lire.

Il cantone di Uri, in un raptus di isolazionismo medievale, ha deciso dopo le inondazioni di limitare il traffico sull'autostrada alle sole auto con targa Ur e ticinesi. Risultato : piomba immediatamente da Zurigo Michael Dreher, 43 anni, consulente finanziario e fondatore del nuovo partito degli automobilisti. Pigia sull'acceleratore della sua Chevrolet (in garage ha anche due Mercedes e una Lancia), e con alcuni accoliti imbocca l'autostrada numero 2, in barba ai vigili urani.

"Protestiamo contro lo strapotere degli ecologisti, arroganti intellettuali che pretendono di penalizzare i cittadini che usano l'auto ", proclama Dreher. Nel suo mirino, oltre al Gottardo, ci sono i limiti di velocita' imposti dal 1985 (120 chilometri all'ora sulle autostrade, 100 nelle altre), la tassa sulle autostrade (26 mila lire all'anno, ma in cambio non ci sono caselli) e i catalizzatori da applicare ai tubi di scappamento (in questo campo la Svizzera e' il paese piu' severo al mondo, con Germania Ovest, Svezia e Usa).

Quanti voti prenderà Dreher alle elezioni del 18 ottobre? Sicuramente meno degli odiati verdi, i quali si preparano a festeggiare l'aumento dei propri deputati da quattro ad almeno 15-20. Ma sono verdi svizzeri, quindi diversi dai colleghi italiani o tedeschi: si interessano solo di inquinamento, senza preoccuparsi di pacifismo o altri argomenti al di fuori di quelli strettamente naturalistici.

"Per risolvere il problema del San Gottardo", propone Maurizio Ghini, 32 anni, biologo e deputato ecologista nel Canton Ticino, "invece di costruire una seconda galleria automobilistica bisogna allargare quella ferroviaria, per permettere ai treni di caricare i camion, come fa l'Austria dal Brennero alla Germania. Cosi' non ci saranno più' gas di scarico".

I temi ecologici sono gli unici a scaldare i cittadini in campagna elettorale. Nella Svizzera italiana, oltre al traffico, le principali questioni riguardano un deposito di rifiuti radioattivi che Berna vorrebbe rifilare alla Val Mesolcina, e l'aeroporto di Locarno-Bellinzona che dovrebbe allungare e asfaltare l'attuale pista civile in erba: "Usate la pista in cemento dei militari", ribattono gli oppositori.

Nel Canton Ticino si propone al voto anche un "partito ecologico liberale" .Ma , attenti al trucco: e' stato fondato in aprile da Valentin Oehen, leader degli xenofobi che si battono contro una forma particolare di "inquinamento": quello degli immigrati e dei rifugiati politici. Poco coerente, Oehen da qualche anno si e' stabilito nel Ticino, a Sessa di Malcantone, in mezzo ai disprezzati italiani: piu' del razzismo puo' il clima.

Ma la Svizzera offre di tutto. Vogliamo per esempio passare dalla xenofobia alla misoginia? Ecco cio' che scrive il maggiore scrittore elvetico, Max Frisch, nel suo Libretto di servizio (Einaudi, 1977), micidiale ritratto dei compatrioti: "Benche' esistano anche vere svizzere, il vero svizzero si sente meglio tra uomini". Nessuna meraviglia, quindi, che sulle dolci rive del lago dei Quattro cantoni, nella Altdorf di Guglielmo Tell, ancora pochi mesi fa i rappresentanti della Korporation, l' ente che amministra gli affari locali, abbiano respinto il voto alle donne. Situazione identica al cantone di Uri anche in quelli di Appenzell, vicino al Liechtenstein.

E povera Elizabeth Kopp, prima donna svizzera nella storia a diventare, l'anno scorso, ministro (della Giustizia): ce l' ha fatta per il rotto della cuffia nonostante fosse la candidata del maggiore partito, quello liberalradicale dei banchieri. Suo marito, anch'egli deputato, le ha votato contro. Scorie del passato nel paese piu' ricco del mondo? "Nel 1992, quando nascera' il Mercato comune della Cee, rischieremo di diventare il Nepal dell' Europa", avverte il deputato democristiano Werner Martignoni. Ma , per ora, gli svizzeri rimangono fieri isolazionisti. Anche se, fra i tanti record del benessere, ce n'e' uno inquietante: il primo posto in Europa per malati di Aids. Sono 41 ogni milione di abitanti.
Mauro Suttora