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Friday, December 30, 1988

Israele e Palestina, intifada

ORA SPARIAMO

I territori occupati di Israele 

dal nostro inviato Mauro Suttora

Europeo, 30 dicembre1988

Gerusalemme ovest (Israele)
Yerushalaim, anno 5749 dell' era ebraica. 

Per il signor Edoardo Recanati, 54 anni, la strada che da Gerusalemme porta a Bet Lehem e poi giu' fino a Hebron e' la "strada dei patriarchi". La percorre due volte al giorno, per andare al lavoro al mattino e per ritornare a casa la sera: in tutto, cinquanta chilometri.
Ma giovedi' 15 dicembre questo metodico pendolare ha trovato la strada bloccata: i ragazzi palestinesi dell'intifada hanno ricominciato a tirar pietre, e allora il signor Recanati ha dovuto fare un lungo giro con la sua Lancia Delta bianca per evitare i posti di blocco .

Il 15 dicembre 1988 è una data che Recanati si ricorderà per un pezzo: "Siamo tutti sotto shock, anche se ce l'aspettavamo".
La svolta degli Stati Uniti, che accettano Arafat come interlocutore, avra' un impatto concreto molto maggiore sulla vita di Recanati che su quella degli altri tre milioni di israeliani .
Lui , infatti , e' uno dei 70 mila " coloni " ebrei che dal 1977 in poi (cioe' da quando e' salita al potere la destra del Likud) sono andati a stabilirsi in Cisgiordania .

Questi coloni rappresenteranno la piu' grossa spina nel fianco del futuro Stato palestinese , che si dovrebbe creare nei territori occupati per vent' anni da Israele .
"Arafat e' solo un terrorista criminale " , accusa Recanati . Difficile , quindi , che lo possa accettare come suo presidente . E allora ? Andarsene , profughi cacciati da altri profughi ? " Non ci pensiamo nemmeno " , sorride calmo , " siamo qui per restare " . 
Recanati vive a Tkoa , un villaggio di 400 persone in cima a una montagna spelacchiata . Da lassu' , una vista impareggiabile : da una parte i campanili e i minareti di Betlemme e Gerusalemme , dall' altra la valle del Mar Morto . In fondo , quando l' aria e' tersa , le luci di Amman , la capitale della Giordania .

Recanati e' arrivato qui una decina d' anni fa da Roma , dove faceva il manager , e dove ha lasciato cinque figli . Si e' risposato con una sudafricana e adesso ha due piccoli nella bella casetta di Tkoa . Alle elezioni di novembre ha votato per il partito di estrema destra Moledet , guidato dal generale della riserva Abramo Zeevi (soprannominato ironicamente 'Gandhi' perche' assomiglia , solo fisicamente , al leader della nonviolenza ) . Parola d' ordine di Moledet , che ha avuto il 2% dei voti e due deputati : " Trasferimento " . Tutti i palestinesi di Cisgiordania e Gaza non disposti a riconoscere l' annessione a Israele dovrebbero essere mandati via . Con le buone o con le cattive ? " Pagandoli , pagandoli " , propone Recanati . " Ma lo sa che una volta il rabbino Meir Kahane fece pubblicare su un giornale arabo una finta inserzione in cui offriva viaggio pagato e una certa cifra per i palestinesi che avessero voluto emigrare nel mondo ? La casella postale fu cosi' ingolfata di risposte che Kahane venne denunciato per disturbo di servizio pubblico " .

Insomma , comprare un milione e mezzo di palestinesi . Oppure deportarli . Eppure Recanati non e' un fascista . Anzi : anche lui , come tanti ebrei italiani , piange molti parenti morti nei lager nazisti . E proprio per fuggire dai fascisti suo padre da Roma si stabili' per dieci anni a Tunisi .
"Nel 1967 ero nel Psiup , estrema sinistra, progressista , laico , terzomondista , Vietnam e tutto quanto... Pochi giorni prima della guerra dei Sei giorni un mio amico , giornalista dell'Unità , mi propose di scrivere un articolo , in quanto ebreo , spiegando perche' Israele non aveva diritto di esistere , e come i paesi arabi lo avrebbero spazzato via . . . " . 

Non era neppure religioso , Recanati . Poi , d' improvviso , il colpo di fulmine . Il richiamo della Terra Promessa . Della terra dei patriarchi . " Qui , su questa stessa strada , quattromila anni fa camminavano Giuseppe e Giacobbe . Proprio qui , sullo spartiacque fra la valle del Giordano e il mare " , dice entusiasta mentre mi porta sulla sua auto da Gerusalemme a Tkoa .
Posto di blocco dell' esercito israeliano : " Qui c' e' la linea verde , il vecchio confine del' 67 . Non mi piace , non capisco perche' Israele continui a fare questa differenza . Ormai non esiste piu' la Cisgiordania " . Quella che tutto il mondo chiama Cisgiordania o " territori occupati " , infatti , per lui sono solo Giudea e Samaria : " Le regioni bibliche che fanno parte di Israele , da sempre " .

A un certo punto Recanati accosta a destra e si ferma . Siamo all' altezza della tomba di Rachele , la seconda moglie di Giacobbe . Va dietro , apre il cofano , tira fuori un mitra , torna al volante e posa il mitra fra i due sedili : " E proibito sparare , ma farlo vedere serve . Una volta due coloni che erano rimasti bloccati fra due barricate di palestinesi hanno sparato in aria e loro sono scappati . Il bilancio di un anno di intifada pero' , Recanati , e' di 400 morti palestinesi contro otto ebrei : ammettera' che il vostro esercito vi difende spargendo troppo sangue ? " Per me la vita e' sacra , anche un solo morto e' sempre troppo . Ma le pietre sono proiettili . Magari non ammazzano ma feriscono , mutilano , accecano . Davide con una pietra conquisto' un regno , no ? " .

E qui si scopre il tremendo affronto che , piu' sul piano simbolico che su quello concreto , i palestinesi hanno fatto agli israeliani in quest' anno di intifada : si sono impossessati dei sassi, dell' arma dei poveri , di quella stessa arma con la quale il massimo eroe d' Israele elimino' il gigante Golia . Per i palestinesi passare dalle bombe alle pietre e ' stato un segnale di buona volonta' ; per molti israeliani , al contrario , un simbolo di perfidia estrema . " E di vigliaccheria , anche " , aggiunge Recanati , " visto che mandano avanti i bambini " .

Come tutti i pomeriggi , i negozi palestinesi della disordinata periferia di Gerusalemme sono chiusi per sciopero. Aperti solo i venditori di souvenir per i torpedoni di turisti cristiani in pellegrinaggio verso Betlemme. D' improvviso Recanati riconosce un passante arabo , si ferma e gli da un passaggio per due chilometri: "E' Hassan , da quando l'Olp ha ordinato lo sciopero ha dovuto chiudere il suo negozio di fruttivendolo e adesso lavora come autista dei bus della societa' Egged . Peccato , da lui compravamo ottima frutta . Veramente una brava persona " . 
Lei non odia i palestinesi , signor Recanati ? " Assolutamente no . E neanche loro odierebbero noi , se non ci fosse l' Olp a istigarli . Crede che Hassan adesso sia contento di fare l' autista ? Solo che non puo' dire nulla , altrimenti l' Olp lo ammazza per collaborazionismo " . 

Oltrepassiamo Betlemme , arriviamo a Beit Sahur. Sulla strada, sassi. Qualche resto di copertone bruciato.
"Ahi, qui sta succedendo qualcosa", mormora Recanati preoccupato. D'improvviso, dietro una curva, dei ragazzini. Qui ragazzi arabi per le macchine con targa israeliana significano pietre, bombe molotov. Come minimo vetri rotti, se non peggio. Freniamo. Recanati alza il mitra. I ragazzi scappano dietro il ciglio. Ho le gambe dure per la paura : tirare pietre sarà forse "nonviolento" ma far da bersaglio non è piacevole. Anzi, è terrorizzante .

Recanati mi guarda soddisfatto: "Così anche lei ha avuto un assaggio di intifada".
Arriviamo a Tkoa, in cima alla collina. Recanati e sua moglie mi accolgono cordialmente nella loro casa, mostrano la terra che coltivano, i radar dei militari israeliani che li proteggono. Loro non ci credono proprio che su questa terra nascera' lo Stato di Palestina.

E allora , continuerete per l'eternità a demolire case palestinesi, come li' , sulla collina di fronte, a Kissan ?
"La punizione collettiva è l'unica che gli arabi capiscono . Fa parte della loro cultura".
E l'opinione pubblica mondiale?
"Cosa ha fatto l'opinione pubblica per Auschwitz ? Nulla, così abbiamo imparato a difenderci da soli". 
Shalom, pace, signor Recanati.

Mauro Suttora

Friday, November 18, 1988

Onorevole rabbino

Dopo la vittoria degli ebrei fondamentalisti alle elezioni

dal nostro inviato a Gerusalemme Mauro Suttora

Scuole e cinema. Ascensori e occhiali. Il Tempio e il servizio militare. I deputati religiosi, ago della bilancia nella Knesset, si batteranno per questo. E anche contro i palestinesi? No, semmai contro i sionisti. In nome della Bibbia, naturalmente

Europeo, 18 novembre 1988

I più contenti sono gli oculisti e gli ottici. La vittoria dei quattro partiti religiosi di Israele, infatti, provocherà sicuramente un aumento dei fondi statali per le scuole private ebraiche, le yeshiva. E i rabbini sono insegnanti implacabili: i bimbi affidati alle loro cure imparano a leggere prestissimo, anche a quattro anni. Dopodiché, giù a studiare la Bibbia e il Talmud per tonnellate di ore, anche dieci al giorno.

Risultato pratico: è pressoché impossibile trovare, fra gli ebrei ortodossi, uno che non abbia dovuto ricorrere agli occhiali già in tenera età. Occhialuti e occhiuti, gli ultras della religione affollano severi le strade di Gerusalemme. Eccoli stazionare alle otto di ogni venerdi sera in Ben Yehuda, la strada chic del centro: controllano che tutti i cinema rispettino il riposo coatto dello shabbat. Eccoli affrettarsi a passi rapidi verso la città vecchia e il muro del pianto, dove però al tramonto i canti e le litanie dei figli di Israele sono sovrastati dalle lamentazioni del muezzin della moschea Al Aqsa.

Paradosso della storia: il luogo più sacro della religione ebraica, il Tempio costruito da Salomone tremila anni fa e distrutto due volte (dai babilonesi nel 586 avanti Cristo, dai romani nel 70 dopo Cristo), è tuttora in mani islamiche. Nel 1967 i soldati israeliani conquistarono Gerusalemme Est, ma si guardarono bene dal profanare i luoghi sacri agli arabi e ai cristiani. Ebbene, oggi non è raro trovare, sulle macchine di Gerusalemme, adesivi con su scritto "Il Tempio è nostro". Gli estremisti della religione e del nazionalismo infatti gradirebbero dare la scalata al muro del pianto, e impadronirsi dell'intera collina del Tempio. 

"Tanto, l'Islam ha molti altri luoghi sacri. Per noi invece questo è l'unico", spiegano i temerari. Non tutti gli ebrei fondamentalisti, però, sono così antiarabi. Anzi, nel rione ortodosso di Mea Sharim l'amore per la religione spesso fa velo a quello per la nazione. "Request and warning: women, dress properly", sta scritto sullo striscione all'entrata del quartiere. Donne, vestitevi adeguatamente: una richiesta, ma anche un avvertimento. Per le goy, le non ebree, "vestirsi in maniera adeguata" significa coprirsi le braccia e le gambe fino al ginocchio: comandamento facile da rispettare. Ma sulle proprie donne gli ortodossi infieriscono: raramente fuori di casa, e rapate a zero per non suscitare lussuria neanche nel coniuge. Il marito, in cambio di tanta mortificazione dei sensi e di perdita di diottrie sui libri della Torah, ha però un vantaggio rispetto agli altri cittadini maschi di Israele: non deve farsi i tre anni di servizio militare.

Ed è questo il punto di frizione più grosso fra i partiti religiosi e tutti gli altri, di destra come di sinistra: i 20 mila giovanotti con treccioline, cappello e caffettano nero che "approfondiscono la Bibbia" e che, ogni anno, evitano l'esercito. Contro di loro, gli strali di tutti: "Non entrerò in un governo che favorirà la diserzione di massa", minaccia il generale Rafael Eitan, capo del partito di estrema destra Zomet. Da sinistra gli fa eco Ran Cohen, deputato del Ratz, il movimento per i diritti civili : "Posso capire duemila studenti di religione esentati ogni anno, ma 20 mila sono veramente troppi".

Uno di questi obiettori religiosi è Eliezer Weiss, marito di Rachel, la donna di 27 anni bruciata viva a Gerico il giorno prima delle elezioni dalla bombe molotov palestinesi . Sono stati soprattutto i quattro morti di Gerico (Rachel e i suoi tre figli) a provocare l'aumento dei voti per i partiti religiosi, passati dal 10% del 1984 al 15% di oggi. Il bus attaccato a Gerico portava la famigliola da Tiberiade a Gerusalemme, dove Eliezer e Rachel, entrambi figli di rabbini, tornavano per votare. Si erano trasferiti a Tiberiade due mesi fa perché il marito voleva studiare per un anno religione in un nuovo collegio . E così era Rachel a lavorare per mantenere la famiglia.

I palestinesi non potevano scegliere come loro vittime una famiglia più tipicamente ebrea di questa. Il suocero dell'assassinata infatti, il rabbino Shraga Weiss, è nientemeno che il capo di tutte le scuole private religiose del partito Agudat. "Rachel invece aveva 17 fratelli, e la sua famiglia è a Gerusalemme da otto generazioni", bisbiglia ammirato uno studente di yeshiva presente al funerale. Al corteo funebre , fino al cimitero sul monte degli Ulivi, ha partecipato tutta la Gerusalemme religiosa. Una marea di uomini in spolverino nero, che però non si sono lasciati andare: quando alcuni estremisti di destra hanno sventolato cartelli con su scritto "Dio vendicherà il sangue dei suoi servitori, Deuteronomio 32:43", li hanno guatati con un silenzio di disapprovazione.

I partiti religiosi si disapprovano fieramente anche fra loro. Lo scandalo di queste elezioni è stato il rabbino Eliezer Schach, uscito dal partito Agudat per fondarne uno nuovo, Degel Hatora. Il capo di Agudat, rabbino Menachem Porush, felicissimo per essere passato da due a cinque seggi, è tuttavia amareggiato per la frattura, che ha portato in parlamento anche due deputati di Degel Hatora: "Hanno riesumato una divisione vecchia due secoli fra hassidim e mitnagdim, gli ebrei lituani".

Andiamo al quartier generale di Degel Hatora a Gerusalemme: "No journalist, speak hebrew here". In verità molti ortodossi fra loro non parlano neppure ebraico, bensì yiddish. Quanto all'inglese, quei pochi che l'hanno studiato non hanno nessuna intenzione di esibirlo, specie con i giornalisti stranieri. "Voi non ci capirete mai", mormora Yehuda, adolescente pallido e magro, il viso incorniciato da treccine attorcigliate, "adesso dite che i rabbini hanno conquistato il potere in Israele. Ma quella che non riuscite a vedere è la guerra che c'è fra lituani e hassidim. Quando il rabbino di Lubavich ha ordinato ai suoi di votare massicciamente per Agudat, la pace è finita. È tremendo".

Ecco, la pace per gli ebrei ortodossi è quella che ci puoò essere fra le varie credenze ebraiche, o al massimo fra gli aschenaziti di origine europea e i sefarditi mediorientali. E la pace con i palestinesi e gli arabi? "Per noi è andata male", ammette Ezechiele Landau, leader del gruppo pacifista religioso Zve Shalom e supporter del nuovo partito Meimad, che non è riuscito ad arrivare neanche ai 28 mila voti necessari per un deputato. Meimad voleva coniugare religione e sionismo ma stando più a sinistra. Tentativo fallito. "Eppure, prima o poi dovremo deciderci a concedere l'autodeterminazione ai palestinesi", dice il sionista progressista Landau. 

Gli altri partiti religiosi, invece, non sono sionisti: non gliene importa nulla dello stato d'Israele, che pensano potrà esistere solo dopo l'arrivo del Messia. Chi è più a destra? I sionisti o i bigotti? Domanda oziosa. È di sinistra o di destra voler installare dappertutto ascensori che durante il sabato si fermano automaticamente almeno al terzo, sesto e nono piano, per permettere al vero ebreo di non "lavorare" (anche premere il pulsante è lavoro)? Gioverà ai palestinesi l'abolizione delle partite di calcio al sabato, grande battaglia che i religiosi si apprestano a combattere ora che sono diventati determinanti per fornire la maggioranza sia alla destra sia alla sinistra? Perché questi sono i problemi che veramente stanno a cuore ai partiti ortodossi.

Quanto alla Cisgiordania (o, come la chiamano loro, Giudea e Samaria), sono possibilisti: "Il diritto assoluto del popolo ebreo alla terra di Israele è stabilito nella Torah", proclamano quelli di Degel Hatora. Ma aggiungono: "Bisogna evitare ad ogni costo lo spargimento di sangue ebreo". Anche permettendo uno Stato palestinese in Cisgiordania ? "La prima preoccupazione dev'essere la sicurezza degli ebrei", rispondono. Ma non dicono di no. Sangue ebreo, morti ebrei. 

E i 350 palestinesi uccisi dall'esercito israeliano in un anno di intifadah, alla media di uno al giorno? In fondo, i quattro morti di Gerico portano ad un totale di appena nove le vittime israeliane della rivolta palestinese. 350 a 9. Non è un bilancio pesante? "No", risponde il pacifista Landau, "il valore della vita umana non si può quantificare. Anche un solo morto è sempre troppo, da una parte come dall'altra. Ma qualsiasi altro governo avrebbe represso la rivolta causando molte più vittime. Guardiamo in Algeria, il doppio dei morti dell'intifadah in soli tre giorni, guardiamo i curdi in Irak. Se al posto di Israele i palestinesi avessero avuto di fronte un qualsiasi governo arabo, sarebbe stata una strage". Viva Israele, allora ? "No, no. La verità è che sia i nostri governanti sia quelli dell'Olp hanno messo i propri giovani in trappola , costringendoli ad ammazzarsi fra loro". E questo la Bibbia non lo vuole.