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Wednesday, November 04, 2009

Tina Brown

Ci mancava solo la vecchia Tina a farci la lezione: Tina Brown, 56 anni, personaggio sconosciuto in Italia ma ancora con qualche seguito fra i radical chic di New York.

Giornalista di pettegolezzi, e direttrice di mensili già a 25 anni per meriti più di talamo che di calamaio: prima dello snobbissimo inglese Tatler, poi del Vanity Fair americano, che non ha niente a che vedere con quello italiano tranne il nome e l’editore Conde Nast. Infine, lo scandalo: nel ’92 la Conde Nast la mette alla guida del New Yorker, cioè la Bibbia del giornalismo letterario statunitense. Come se piazzassero Signorini a dirigere la Treccani. Lei se la cava più con la grinta che con la cultura, e si guadagna la meritata fama di «total bitch» («stronza totale»).

Ebbene, la simpatica signora l’altro giorno, dopo un convegno a Firenze, si è avventurata a definire «preistorico» Silvio Berlusconi, uno che «fa tornare indietro le donne» con le sue vicende fra «gossip e soap opera».

Toh, il bue che dà del cornuto all’asino. Perché tutti ce la ricordiamo, l’arrampicatrice Tina che già all’università si portava a letto i suoi intervistati per la rivista letteraria studentesca, come il columnist Auberon Waugh. Poi fu la volta dello scrittore Martin Amis, prima di planare a 21 anni fra le lenzuola di Harold Evans, direttore del Sunday Times di un quarto di secolo più anziano. La Noemi britannica viene subito assunta, fa divorziare Harold e se lo sposa.

Negli anni Novanta, più che per le pagine del New Yorker, Tina si fa notare per lo strenuo appoggio ai suoi amici Clinton, contro quei cattivoni di giudici che avevano scoperto il penchant del presidente per il sesso orale sotto la scrivania. E, soprattutto, per il suo eterno duello con il sito internet Drudge Report, scopritore del Monica Lewinsky-gate.

Ma, ancora una volta, Tina Brown scivola su se stessa. Specializzata nel farsi dare soldi da uomini per avventure editoriali finanziariamente disastrose, dopo la sua uscita dal New Yorker nel ’99 sifona i fratelli Weinstein della Miramax per mettere in piedi la costosissima rivista Talk. Dura appena due anni, facendo perdere milioni di dollari. Cerca di pubblicare un libro sui gusti sessuali privati degli inquirenti del Monicagate, a cominciare dal procuratore Kenneth Star, per vendicare Bill Clinton. Ma la Disney, proprietaria della Miramax, la stoppa per attentato alla pubblica decenza.

Negli ultimi anni la tignosa Tina, rimasta disoccupata, si è consolata dilapidando i soldi dell’ormai ottantenne marito in megaparties nella loro casa di Manhattan e agli Hamptons (la Portofino di New York). È tornata in pista un mese fa con il sito The Daily Beast. Specializzato nel «preistorico» gossip politico, ovviamente.