Showing posts with label furio colombo. Show all posts
Showing posts with label furio colombo. Show all posts

Monday, March 10, 2008

L'Economist scopre il 'nuovo'

Libero, 9 marzo 2008

di Mauro Suttora

Caro direttore,
dopo vent’anni devo darti ragione. «L’obiettività dei giornali anglosassoni non esiste», avevi detto quando arrivasti a dirigere il mio Europeo nel 1989. Non mi convincesti, e fino a giovedì sera sono rimasto anglofilo. Ma è bastata una sola parola di Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, per farmi crollare il mito. La parola è: «Nuovo». Così Emmott ha risposto alla domanda di un conduttore di Sky24: «Come definirebbe Walter Veltroni?»

Gelo in studio. Benedetto Della Vedova, radicale passato con Berlusconi, ha un attimo di smarrimento. Come può a un giornalista così prestigioso essere scappata una tale scivolata, che neanche Dida? Ripresosi dall’incredulità, replica: «Informo Emmott che Veltroni era responsabile della propaganda Pci già nel 1981». Salta su Furio Colombo, al quale ultimamente qualcuno ha consigliato l’isteria come arma per apparire efficaci in tv: «Lei offende Emmott! Un giornalista questo lo sa».

Si presume di sì. Anche perché Emmott è stato ingaggiato dal Corriere della Sera per commentare in prima pagina le cose italiane. Quindi un curriculum del politico numero due in Italia lo avrà scorso. E seguendo il dibattito di questi giorni avrà notato che proprio la presunta «novità» di Veltroni è il principale tema di discussione in questa campagna.

Il britannico tenta di rimediare: «Ho detto “nuovo” sulla scena nazionale...»
Della Vedova è uno dei politici più placidi d’Italia. L’aggressività non è il suo forte. Quindi si limita a sorridere indulgente, puntualizzando: «Veltroni è stato segretario nazionale Ds, e ministro, e vicepremier...» Niente da fare. L’accoppiata Emmott-Colombo continua a sostenere l’insostenibile, anche se il primo arretra fino all’estrema trincea aggrappandosi a un’altra parola fatale: «Veltroni “appare” nuovo...»

Ah, siamo alle apparenze. Domani disdico l’abbonamento all’Economist. Anche perché, confessiamolo: il settimanale più «obiettivo» del mondo è citato da tutti, rispettato da molti, comprato da pochi. E letto da quasi nessuno.