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Thursday, October 30, 2008

Roberto Saviano

ITALIA ADDIO io devo e voglio vivere

il simbolo della lotta contro la camorra andrà forse all' estero

"Non ce la faccio più a continuare così", dice Roberto Saviano, autore del bestseller "Gomorra", diventato un film candidato all'Oscar. Da due anni si nasconde protetto dai carabinieri. Tra minacce e calunnie

di Mauro Suttora

Oggi, 29 ottobre 2008

"Se avessi una famiglia, se avessi dei figli, potrei conservare un equilibrio. Avrei un casa dove tornare, un affetto da difendere, una nostalgia. Tutti i miei "angeli custodi", gli uomini della scorta, hanno almeno tre figli. Ma per me non è così".
Ha compiuto 29 anni il 22 settembre, Roberto Saviano. Ma per il nostro maggior scrittore (un milione e mezzo di copie vendute del suo primo libro Gomorra in 43 Paesi, il film omonimo candidato all' Oscar) è stato un compleanno amaro. Le minacce di morte da parte della camorra si sono infittite. È arrivata anche la notizia (poi smentita) di un attentato entro Natale sull' autostrada Napoli Roma. Lo preparerebbe il camorrista latitante Giuseppe Setola, sfuggito alla retata contro i killer dei sei africani a Casal di Principe (Caserta). E Saviano, che la crede autentica, pare voglia rifugiarsi all' estero. Sarebbe una sconfitta per tutta l' Italia.

Ma lo scrittore non ce la fa più. Ha perso la fidanzata: "Ricordo Serena, una ragazza che è andata via perché la mia vicinanza la lerciava". Questa è la confessione cui Roberto, sempre riservatissimo sulla propria vita privata, si è lasciato scappare di fronte al pubblico del Festival della letteratura di Mantova, nel settembre scorso. I sei minuti d' applausi lo hanno rincuorato, la solitudine rimane.

La donna giusta ? Fuggita

"La sua fidanzata Serena era la donna giusta, l' unica in grado di sopportarlo oltre alla madre", ha svelato il padre, medico. "Non è facile vivere come Roberto, non può venire mai da noi per ragioni di sicurezza. L' anno scorso è morta mia madre, sua nonna. Lui non ha potuto vederla viva l' ultima volta, ma ha preteso di esserci per il funerale. Al paese però è successo di tutto: strade bloccate, un poliziotto con la pistola perfino sull' altare". Una famiglia deflagrata, quella d' origine di Saviano: anche il fratello è stato costretto a trasferirsi in una località segreta del nord Italia.

"Roberto non è mai stato ragazzo", ha raccontato il padre a La Stampa. "Anche quando era piccolo era serio, acuto, pungente. A tredici anni ha letto Il Capitale di Marx e a quattordici si è fatto regalare per il compleanno l' Iliade e l' Odissea. Come vorrei che ci fosse ancora il suo nonno materno, il colonnello Carlo che lo ha cresciuto con il mito della legalità e che adesso scoppierebbe di fierezza".

"Voglio una vita, ecco"

"Fanculo il successo", si è sfogato Roberto su Repubblica. "Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare mia madre senza paura e senza spaventarla. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale, e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto 29 anni !".

"Come dice Von Clausewitz, a un nemico puoi togliere tutto, ma non la rabbia. I camorristi mi hanno tolto la possibilità di una vita normale, perché a me piace rotolarmi nella realtà, lavorare sporcandomi. Ma la rabbia rimane", ha ribadito in una memorabile intervista al programma tv Matrix.

"Non riesco più a scrivere"

"Voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere, perché è quella la mia passione e la mia resistenza. Ma io, per scrivere, non posso vivere come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri oggi qui, domani lontano duecento chilometri spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita".

Lo scorso aprile Saviano è stato invitato a New York, al congresso mondiale degli scrittori del Pen Club. Lì ha ricevuto i complimenti di Salman Rushdie, il romanziere condannato a morte vent' anni fa dai fondamentalisti musulmani per avere insultato Maometto. Oggi Rushdie commenta: "I camorristi sono più pericolosi dei terroristi islamici". Due anni fa, quando dovettero dargli una scorta dopo l' improvviso successo di Gomorra, a Roberto fu proposto di trasferirsi a New York. "Ma rifiutai. Avrei potuto anche scrivere di altro. Sono restato in Italia, ma per quanto tempo dovrò portare questa croce ?".

"Niente casa in affitto"

Come Oriana Fallaci, Saviano si aggrappa al suo lavoro: "Ho soltanto le parole, oggi, a cui provvedere, di cui occuparmi. E voglio farlo, devo farlo. Come devo ricostruire la mia vita lontano dalle ombre. Anche se non ho il coraggio di dirlo ai carabinieri di Napoli, che mi proteggono come un figlio. Ma né lì né a Roma trovo qualcuno disposto a darmi una casa in affitto".

Il boss Francesco Schiavone detto Sandokan, in carcere a Opera (Milano) da anni, qualche mese fa ha chiesto ai suoi avvocati di querelare Saviano: lo avrebbe "diffamato". Che cosa voglia dire questa surreale minaccia è presto detto: il 5 ottobre a Casal di Principe viene ucciso Stanislao Cantelli, zio di due pentiti. Di lui Sandokan aveva parlato durante un processo dicendo: "Gli ho sempre voluto bene". Una sentenza di morte ? "I camorristi si spacciano per eroi, ma in realtà sono dei codardi. Ammazzano persone innocenti, indifese, giovani e anziani che non c entrano nulla", spiega Saviano, nero in volto.

Rosaria Capacchione

Il 14 marzo di quest' anno, nell' aula bunker di Poggioreale (Napoli) durante il processo "Spartacus", è stata data lettura di una missiva di Francesco Bidognetti (all' ergastolo) e Antonio Iovine (latitante), con la quale i due capi cosca chiedevano di spostare la sede del processo inquinato dallo "pseudogiornalista" Roberto Saviano, dalla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione e dall' allora pm anticamorra Raffaele Cantone. "Non prendi più un treno, non sali più su una macchina che non sia blindata. Cosa fai, con chi esci ?", si sfoga Saviano.

La sorella del boss Cicciariello ha detto in Tv: "Cosa gli abbiamo fatto noi di Casale di Principe ? Gli abbiamo violentato la fidanzata, ammazzato un fratello ?". È difficile addormentarsi con queste parole nella testa, spiega Saviano: "Ti distruggono la quotidianità, ti fanno capire che anche le persone intorno a te sono in pericolo". vendette "fredde" Quindi ricorda come, il giorno stesso di quel servizio televisivo, fu ucciso un uomo che aveva denunciato i camorristi nove anni prima, e a cui era stata appena tolta la scorta. Come nel proverbio napoletano Tardariello ma mai scurdariello.

"I camorristi oggi investono a Roma, Parma, Milano, al nord. Si autodefiniscono "imprenditori". Non sono più un problema solo per la mia terra, il sud, ma per tutta l' Italia", avverte Saviano. Tutta l' Italia. Quell' Italia che oggi non vorrebbe vederlo andar via.

Mauro Suttora