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Thursday, August 03, 2023

Caro Briatore, ma pure lei considera diffamatorio essere indicati come clienti del Twiga?



In un’intervista al Corriere giustifica la querela mossa da Boccia al Foglio: “Se hanno scritto il falso, fa bene”. Ma, anche se è falso, non è infamante: almeno lui dovrebbe pensarlo e dirlo

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 3 agosto 2023

Inarrivabile Flavio Briatore. Oggi sul Corriere della Sera dice all'intervistatrice Candida Morvillo che Francesco Boccia, presidente dei senatori pd, ha fatto bene a querelare il quotidiano Il Foglio per averlo indicato come frequentatore del Twiga. Ma come: lo stesso proprietario dello stabilimento balneare di Marina di Pietrasanta (Lucca) considera diffamatorio essere accostati al suo locale?

Contestualizziamo. Daniela Santanchè, ministra del Turismo e senatrice di Fratelli d'Italia, indagata per bancarotta e falso in bilancio, subisce un dibattito parlamentare con la richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni. Per difendersi contrattacca: "Quanti di quelli che ora mi accusano sono stati miei ospiti al Twiga?"


La perfida Santanchè non fa nomi, ma il superperfido Foglio scrive che a quel punto molti senatori si sono voltati verso l'abbronzatissimo Boccia. Il quale fa subito partire un comunicato stampa del gruppo per annunciare vie legali.

Vera o falsa, la frequentazione del Twiga non dovrebbe apparire disdicevole. Soprattutto per il suo proprietario, al quale Santanchè ha girato metà della propria quota di proprietà dopo la nomina a ministro (l'altra metà è andata al suo compagno Dimitri Kunz). E invece Briatore, che noi ammiriamo perché riesce a far pagare cento ai ricchi cose che costano dieci, favorendo così la redistribuzione del reddito tanto invocata a sinistra, sembra dar ragione a chi considera tutte le sue creazioni, dal Billionaire al Twiga (che significa 'giraffa' in swahili), sentine di dubbia fama.

L'eterno dibattito ricchi/poveri si arricchisce così di un ulteriore avvincente capitolo. Il furbo Menenio Agrippa 2.500 anni fa riuscì a convincere i plebei di essere indispensabili quanto i patrizi. Però i primi erano come le gambe del corpo umano, i secondi lo stomaco. Poi, da Spartaco a Marx, i poveri si sono incattiviti contro lo stomaco che si limita a magnare, mentre agli altri organi tocca lavorare.

Da un quarto di secolo invece abbiamo il filosofo Flavio che teorizza la trinità "làcciori, fescion e glemor" come nuovo orizzonte interclassista. A giudicare dalle frotte di giovani neoproletari (mille € al mese) che proprio in queste notti, come ogni agosto, buttano nel suo Billionaire di Porto Cervo i risparmi di un anno, ha ragione lui.

In mezzo restano i politici. Ricchi o poveri? Devono vergognarsi per una cena chez Briatore e Santanchè a Forte dei Marmi, o esibirla come hanno fatto gli spregiudicati Maria Elena Boschi e i suoi due scudieri renziani poche sere fa?

La risposta all'ineffabile Piero Fassino, che sventola in aula i suoi miseri 4.700 € mensili netti. Dimenticando gli altri 10mila di fringe benefit che fanno il benessere di un parlamentare. Ma, come direbbe il maitre-à-penser di Monte Carlo, Versilia, Costa Smeralda e Dubai, le inibizioni sono "cose da poveri". 

Quindi, caro Boccia, vai a spendere allegramente da Briatore i tuoi soldi, invece di sperperarli in avvocati. E porta pure tua moglie: è perennemente invitata anche lei sotto i suoi ombrelloni da mille € al giorno e nelle splendide serate "fudenbeveregg".


Tuesday, May 26, 2020

Intercettazioni e disastro magistrati

https://www.ilsussidiario.net/news/retroscena-giornalisti-politici-e-pm-ce-una-nuova-triangolazione-pericolosa/2027521/

RETROSCENA/ Giornalisti, politici e pm: c’è una nuova triangolazione pericolosa

26 maggio 2020

intervista a Mauro Suttora

La matassa della giustizia si aggroviglia ancor di più e coinvolge non solo la politica ma anche i grandi quotidiani. Conte si sta indebolendo e il Pd si rafforza

La matassa della giustizia si aggroviglia ancor di più. A cominciare dall’Anm (Associazione nazionale magistrati). Dopo le dimissioni dei vertici l’accordo politico per sbloccare la crisi della giunta non è stato trovato e l’esecutivo rimane al suo posto solo per l’ordinaria amministrazione.
Un’altra novità di ieri è la linea del Quirinale sul Consiglio superiore della magistratura, diffusa attraverso un “retroscena” di Marzio Breda sul Corriere della Sera. Mattarella non può intervenire, perché quanto emerso dalle intercettazioni “risulterebbe al momento privo di rilievo penale”. Il Capo dello Stato non ha il potere di sciogliere il Csm – scrive il Corriere – tranne nell’ipotesi di una sua impossibilità di funzionamento, che si verificherebbe soltanto se le dimissioni dei suoi componenti facessero mancare il numero legale. Il Colle, dunque, osserva e prende tempo, in attesa del prossimo plenum.

Se a questo si aggiungono “le intercettazioni in cui i cronisti giudiziari di Repubblica sono pappa e ciccia con Palamara”, dice al Sussidiario il giornalista Mauro Suttora, il quadro è quasi completo. Emerge che “il secondo giornale italiano, all’occorrenza, fa la cinghia di trasmissione di certe toghe non meno del Fatto di Travaglio”. Ma “si va verso un rafforzamento del Pd”, secondo Suttora.
Si complica dunque la posizione di Conte, destinato ad essere sostituito da Franceschini il prossimo autunno o forse prima.

Il nodo giustizia sta esplodendo: caso Bonafede-Di Matteo, Palamara vs. Salvini, crisi della giunta dell’Anm. Però i giornaloni ne parlano il meno possibile.
Per forza: hai letto le intercettazioni in cui i cronisti giudiziari di Repubblica sono pappa e ciccia con Palamara? Ieri (domenica, ndr) per tutto il giorno neppure il Corriere online ha scritto una riga sul caso Palamara.

Anm vuol dire potere di condizionare il Csm, presieduto dal Capo dello Stato. Mattarella però non intende assumere iniziative in prima persona. Bubbone giustizia e tattica attendista vanno d’accordo?
Il tempo medica ogni cosa. I vertici della magistratura associata sperano che si plachi il clamore delle prime pagine. Occorre separare le carriere, abolire gli incarichi extragiudiziali nei ministeri, con i magistrati al servizio dei politici, e riformare il metodo di elezione del Csm. Ma è l’intero sistema di rappresentanza dell’autogoverno della magistratura a rivelarsi nefasto e micidiale. Sono bastate quattro frasi di Palamara per dare un’idea del basso livello di connessioni, ben oltre il clientelare, che esiste nella magistratura.

Da che cosa dipende?
Quando si tratta di eleggere il capo della Procura di Roma, che per competenza ha potere di vita o di morte su tutti i politici della capitale, un Palamara o qualcun altro al suo posto può fare fa il bello e il cattivo tempo.

Dove porta questa situazione?
Dipende tutto dal Pd. Legnini, prima di fare il vicepresidente del Csm (2014-2018, ndr) è stato sottosegretario con delega all’Editoria. Era lui a distribuire soldi ai giornali. Chi lo avrebbe attaccato?

Che cosa vuoi dire?
Che il secondo giornale italiano, all’occorrenza, fa la cinghia di trasmissione di certe toghe non meno del Fatto di Travaglio. Non è questione di destra o sinistra, di questa o quella corrente. Il problema è che tra giornalisti, politici e certi pm, non tutti, c’è una triangolazione che va oltre il normale rapporto tra chi scrive e le sue fonti.

Renzi salvando Bonafede ha sgonfiato il giustizialismo grillino? L’aver messo Caiazza, presidente di Unioncamere penali, nel tavolo tecnico che monitora la riforma della giustizia parla chiaro.
Conosco Gian Domenico Caiazza: è personaggio al di sopra di ogni sospetto, un garantista vero. Non renziano, né con altre etichette.

Chiedevo se proprio per questo il bonafedismo è stato arginato.
Il M5s è ormai saltato dall’altra parte: rientra a pieno titolo nell’odiata casta, e quindi può solo temere il populismo forcaiolo. Non può più essere giustizialista, altrimenti rischia di impiccarsi con le sue stesse mani. Stupisce che in questo tourbillon di intercettazioni non sia ancora uscito qualcosa su di loro. Forse è solo questione di tempo. Di solito, chi di spada ferisce, eccetera eccetera.

Che fase si apre per il patto di governo M5s-Pd? Rafforzamento dell’alleanza o disgregazione?
Si va verso un rafforzamento del Pd. Le regionali e comunali di settembre sanciranno il fatto che M5s rimarrà al livello delle europee: 17%. In alcuni casi potrebbe avere perfino una cifra sola. Il Pd si prenderà tutto quello che non ha preso lo scorso settembre, e in cambio terrà in vita la legislatura con un Parlamento in cui i grillini hanno ancora un anacronistico 32% di seggi, con annessi stipendi. Il Pd otterrà tutto ciò che vuole.

Anche il premier?
Certo. Conte dura fino a settembre se gli va bene, vista la crisi economica. Ma il logoramento e l’accelerazione degli eventi potrebbero farlo saltare anche prima, perfino a giugno.

Chi prenderebbe il suo posto?
Il democristiano Franceschini è già pronto.

La proposta del volontari civici del ministro Boccia?
Una barzelletta che la dice lunga sul caos che regna dentro il governo, se nemmeno la ministra dell’Interno Lamorgese ne sapeva nulla.

Ieri l’astronauta Luca Parmitano ha smentito di aver saputo fin da novembre di un pericoloso virus in arrivo.
Se Parmitano lo avesse detto avendo accesso a rapporti dei servizi segreti, le sue fonti sarebbero state le stesse anche nelle disponibilità di Conte.

La delega su servizi segreti scotta. Perché Conte l’ha mantenuta anche nel suo secondo governo? Non è un’anomalia? 
Un’anomalia per un presidente del Consiglio italiano, ma non per un personaggio con il profilo di Conte, proveniente da un ambiente di potere burocratico amministrativo romano con solidi rapporti nelle istituzioni.

Possiamo essere più precisi?
È il sottobosco parastatale in cui si muovono con disinvoltura importanti studi legali di diritto amministrativo della capitale, come quello di Guido Alpa.

E quindi?
A Roma tutti sanno che esiste questo strato intermedio, meta-politico, in cui sussistono solide conoscenze e scambi di favori tra ambienti vaticani, massonici, e dell’alta burocrazia statale. Servizi compresi. E il M5s era in ascesa quando Di Maio scelse Conte come candidato ministro alla Funzione pubblica, nel gennaio 2018.

Questo per dire cosa?
Sicuramente quegli ambienti hanno facilmente infiltrato il Movimento 5 Stelle, bisognoso di profili qualificati da spendere nelle istituzioni.

È questo il ruolo della Link University?
Sì, se pensiamo che è servita a far entrare Paola Giannetakis nel Cda di Leonardo e ad Elisabetta Trenta per fare il ministro della Difesa nel Conte 1. Cose ampiamente note. Conte, che è molto furbo, sa benissimo qual è l’importanza della delega.

Questo e altri dettagli sull’epidemia, per esempio quanto accaduto tra la firma dello stato di emergenza (31 gennaio) e il disastro di marzo, potranno cambiare le sorti del governo? 
Per tutto febbraio e fino al 16 marzo, quando Borrelli è stato sostituito da Arcuri, la Protezione civile non ha rifornito le Regioni di mascherine, guanti, tute, occhiali, visiere, caschi, ventilatori e bombole di ossigeno. Ma neppure con Arcuri le cose sono migliorate. Prima o poi dovrà risponderne Conte, perché la Protezione civile dipende da lui.
Federico Ferraù
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Wednesday, August 31, 2011

L'estate dei politici

DA SARKOZY A BOSSI, ECCO DOVE VANNO IN VACANZA PRESIDENTI E MINISTRI. CHE ALL'ESTERO SONO SENZA SCORTA

Oggi, 17 agosto 2011

di Mauro Suttora

La barista toscana che non ha riconosciuto David Cameron ha fatto fare - indirettamente - una brutta figura ai politici italiani. «Era senza scorta, non pensavo fosse una persona importante», ha spiegato Francesca Ariani del bar di Montevarchi (Arezzo) dove il premier inglese, in vacanza toscana fino a Ferragosto, non è riuscito a farsi servire al tavolo. «Ci pensi lei, mi scusi ma sono sola al banco», lo ha liquidato l' indaffarata Francesca. E per averlo snobbato è finita sulle prime pagine dei giornali inglesi.

POLITICI STRANIERI SENZA POMPA MAGNA

La pompa magna di cui si circondano i nostri politici, con la scusa della «sicurezza», serve in realtà per farsi riconoscere e rispettare. Un retaggio borbonico sconosciuto all' estero. E infatti il presidente americano Barack Obama ha festeggiato il proprio 50° compleanno in una hamburgeria di Washington, dove ha invitato a pranzo cinque persone del suo staff. Ha pagato lui il conto, e alla fine ha offerto un hamburger anche a una signora che era in fila alla cassa.

Quanto alla cancelliera tedesca Angela Merkel, la sua semplicità è leggendaria. Nei giorni scorsi - per un'intera settimana - ha soggiornato col marito a Solda (Bolzano) in un anonimo albergo. È la sesta volta che sceglie l' Alto Adige per le vacanze.

Ma dove passeranno le ferie i politici quest'estate? La drammatica crisi finanziaria li costringe alla scrivania, oppure riescono a sbrigare gli affari tramite cellulare e computer in riva al mare?

HA CHIAMATO SILVIO DA SAINT-TROPEZ

La telefonata con cui Nicolas Sarkozy ha rassicurato il nostro premier Silvio Berlusconi domenica 7 agosto, annunciandogli che la Bce (Banca centrale europea) avrebbe acquistato titoli di Stato italiano per sostenerli, è partita da Cap Nègre, accanto a Saint-Tropez.
Qui il presidente francese si trova da qualche giorno, in una villa di proprietà della famiglia della moglie Carla Bruni. Ci trascorre tre settimane, tornerà a Parigi solo a fine agosto. Ma nessuno in Francia ha protestato: la villa a Lavandou è attrezzata per rimanere in contatto costante con tutti i leader del mondo.

Un brutto scherzo, invece, ha giocato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ai 150 parlamentari delle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali di Camera e Senato: devono presentarsi a Roma l'11 agosto per una seduta. Per questo l'unica coppia «mista» della Camera (Nunzia De Girolamo, Pdl, e Francesco Boccia, Pd) ha dovuto annullare un viaggio insieme già programmato negli Stati Uniti.

ANNULLATO VIAGGIO IN POLINESIA

Annullato il viaggio di mezzo mese a Tahiti del neoministro della Giustizia Nitto Palma con la compagna Elena Stanizzi: lo avevano prenotato a gennaio, quando lui non immaginava di prendere il posto di Angelino Alfano. Lo hanno pagato (parecchio) a giugno. «Perché annullarlo? Io non mi occupo né di economia, né di ordine pubblico come il ministro degli Interni», aveva detto Palma. Poi ha cambiato idea. In effetti, l'unica emergenza che riguarda la giustizia sono le carceri che scoppiano. Ma non è un problema risolvibile nelle ultime due settimane d' agosto.

Berlusconi sta nella sua villa in Sardegna, anche per festeggiare il compleanno della figlia Marina il 10 agosto. Al massimo andrà tre giorni dall' amico Vladimir Putin in Russia.

I ministri restano tutti a portata di mano: Stefania Prestigiacomo nella sua Panarea, Saverio Romano nella sua Palermo, Gianfranco Rotondi nella sua Pineto degli Abruzzi, Anna Maria Bernini a Pesaro, Mariastella Gelmini a Maratea (Potenza), Ferruccio Fazio a Pantelleria.
Umberto Bossi come sempre a Ponte di Legno (Brescia), ospite della famiglia del deputato leghista Davide Caparini che smentisce dissapori. Tremonti lì vicino, a Calalzo (Belluno), così come Franco Frattini (Cornedo all'Isarco, Alto Adige). La barca di Massimo D'Alema resta sottocosta, dove i cellulari prendono. E a far la guardia al bidone a Roma, come sempre, il sottosegretario Gianni Letta.

Mauro Suttora

Wednesday, April 06, 2011

Santanchè 2: il finto master

ALTRO CHE «POSTUNIVERSITARIO»: PER IL CORSO FREQUENTATO DALLA SANTANCHÈ ALLA BOCCONI BASTAVA LA LICENZA MEDIA. E DURAVA 24 GIORNI DI LEZIONE, NON UN ANNO.
«NON PRENDIAMOCI IN GIRO», DICE IL DIRETTORE DEI MASTER BOCCONI PER 12 ANNI, «PUO' MILLANTARE QUEL CHE VUOLE, MA OFFENDE CHI IL MASTER L'HA CONSEGUITO DAVVERO, CON TANTI SACRIFICI»

di Mauro Suttora e Lorenzo Franculli

Oggi, 30 marzo 2011

Altro che master. Quello conseguito da Daniela Santanchè alla Bocconi nel 1993 non era neppure un corso post-universitario: era aperto anche ai non laureati. E non è durato un anno, come sostiene la sottosegretaria: i giorni di lezione in aula furono appena 24. Tre ogni mese, per otto mesi.

La settimana scorsa Oggi ha svelato una bugia che appare sul sito ufficiale del governo italiano: nella prima riga del proprio curriculum la Santanchè afferma di avere conseguito un master alla Sda (Scuola di direzione aziendale) Bocconi. La stessa università milanese ci aveva confermato che la sottosegretaria non l’ha mai ottenuto.

Niente diploma sul sito

C’era quindi poco da smentire. Anche perchè avevamo scritto che la signora aveva probabilmente «promosso» a master qualcuno dei tanti altri corsi della Bocconi da lei frequentato.

Ma la Santanchè, invece di rimediare togliendo dal sito governativo il riferimento al master inesistente, si è difesa attaccando: «Basta sapere un minimo di inglese, master vuol dire corso di specializzazione post laurea». Che equivale a confondere una Ferrari (il master Bocconi è considerato uno dei migliori d’Europa) con una utilitaria.

La sottosegretaria aveva anche promesso di pubblicare subito sul suo sito internet il proprio attestato di frequenza al corso. Stiamo ancora aspettando.

Mario Mazzoleni, 54 anni, ha diretto il Master in business administration (Mba) alla Bocconi per ben dodici anni, dal 1992 al 2004. Oggi insegna Management alle università di Brescia e Bologna. Ha dichiarato alla Zanzara, trasmissione di Giuseppe Cruciani su Radio24: «Non si può chiamare master un corso di poche decine di giorni come il progetto Gemini, quello frequentato dalla Santanchè. Un master è tutt’altra cosa. Ha bisogno di certificazioni. Su 500 domande di ammissione ne entravano 140, e di questi non tutti arrivavano fino in fondo».

Il professor Mazzoleni ribadisce a Oggi: «Trovo le affermazioni della Santanchè offensive verso tutti coloro che il master lo hanno davvero conseguito con tanti sacrifici. Un Mba è qualcosa di serio e molto difficile: otto ore al giorno per sedici mesi. E costa decine di migliaia di euro».

Come si può definire allora la qualifica ottenuta dalla Santanchè?

«Non prendiamoci in giro. Il progetto Gemini non era un master e nemmeno un corso di specializzazione; quest’ultimo infatti deve essere inserito ufficialmente nell’ambito del regolamento dell’università, ed è rivolto a persone come manager con criteri di selezione molto accurati. Il progetto Gemini invece era indirizzato a giovani imprenditori [l’allora trentenne Santanchè aveva fondato una sua società di pubbliche relazioni, ndr] che volevano imparare a gestire la propria azienda. Un’iniziativa seria, in cui si faceva formazione su contenuti aziendali. I partecipanti svolgevano progetti sul campo, normalmente nelle proprie aziende. Ma non c’erano esami da sostenere, e alla fine veniva rilasciato solo un attestato di partecipazione. Insomma, ottenere un master è tutt’altra questione. Non si possono confondere le due cose. Poi, uno può millantare quel che vuole. Tutti i miei “ex ragazzi” Mba sono infuriati. E poi la Santanchè si difende male. Bastava dire: “Scusate, mi sono sbagliata. Il mio non è un master ma un corso”. E tutto sarebbe finito lì».

Anche perché dal 1997 i master sono regolamentati dalla legge, e quindi non c’è più alcuna possibilità di equivoco.

Francesco Boccia, deputato Pd, insegna Economia aziendale all’università di Castellanza (Varese). Ha ottenuto il master Mba in Bocconi nel 1993-94, poi un PhD alla London School of Economics. «Per stile, non mi occupo degli affari degli altri», premette, «ma nella nostra posizione di uomini politici, e a maggior ragione per chi rappresenta il governo, serve trasparenza. L’Mba Bocconi è il master più antico in Italia, esiste da 40 anni con tutte le certificazioni internazionali e rientra nei ranking delle principali università del mondo. I master sono corsi di specializzazione post-graduate (post-laurea) che hanno un titolo specifico, riconosciuti da un sistema. Il mio master costava venti milioni di lire [quello della Santanchè sei milioni, ndr] per sedici mesi, con obbligo di superamento degli esami. Chi stava sotto la soglia di 2,9 su 5 veniva mandato via. La Santanchè non ha frequentato un master. Il suo era un serio corso di formazione, ma la Sda Bocconi ne organizza più di cento. Se poi lei pensa che un corso di perfezionamento sia un master, commette un errore di valutazione un po’ grossolano».

“Ha preferito apparire“

Pietro Mastranzo, ex deputato, consigliere comunale Pdl a Napoli, ha frequentato un corso di General management in sanità alla Bocconi, con esami selettivi. Lui però non ha scritto sul curriculum «master», bensì, correttamente, diploma. Ci dice: «In politica bisogna essere poco appariscenti. Bisogna fare, più che vantare un curriculum. La Santanchè forse ha preferito apparire… La Bocconi è un’università prestigiosa, ho ottenuto un diploma di cui vado fiero. Ma frequentare un suo corso non dà il permesso di dire che si ha un master».

Il solo mistero che rimane è perché l’ufficio stampa Bocconi, dopo l'esplosione del caso, abbia voluto «rettificare» le informazioni che esso stesso ci ha dato (senza peraltro rettificare nei contenuti neanche una virgola). Eppure i maggiori danneggiati sono proprio la Bocconi e il suo buon nome.

Lorenzo Franculli e Mauro Suttora