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Thursday, September 30, 2021

Da Piccioni a Morisi. Come a tutti i guardoni, mi interessano solo i particolari



Non resta che “feed the beast”, nutrire la bestia, i nostri stomaci che reclamano gossip appetitosi? 

Mauro Suttora

HuffPost, 30 settembre 2021


Indugiamo? Ma sì, indugiamo. Come dice Ezio Greggio in Striscia la Notizia, ecco arrivarci addosso un altro succulento piatto cochon. La fantastica notte di Ferragosto di Luca Morisi, lontanissima dalle romantiche rotonde sul mare di Gianni Morandi, vicinissima a Fantozzi.

Nella bassa padana si sono intrecciati i tre bastioni della propaganda leghista: proibizionismo sulla droga, omofobia e xenofobia. Tutti violati in un colpo solo dal principe di quella propaganda: festino a base di droga con due gay rumeni. 

A me, come a tutti i guardoni, interessano solo i particolari (come disse quella femminista americana sull’autoerotismo: “Perché accontentarsi di un corpo, quando si può avere un intero dito?”).

Quindi sarò venale, ma quattromila euro per due escort mi sembra eccessivo. Però queste sono mie manie private. Mentre qui, come si diceva nelle assemblee, il problema è politico. Cioè: fino a che punto i media possono inzuppare le cronache in fatti privati, privatissimi? 

Da allegro libertario, la mia risposta è: nessun confine. Libertà totale di sputtanamento. Unico limite: la verità dei fatti. Quindi per me e per tanti altri insaziabili curiosoni, oggi è giorno di festa: giornali, tv e social traboccano di Tutto Morisi minuto per minuto. 

È gogna mediatica? Certo. Ben gli sta al finto moralista, ipocrita come tutti i benpensanti. Perdoneremo lui e il suo capo Salvini solo se la Lega legalizzerà le droghe, recuperando coerenza.

Leggendo i commenti facebook, non pochi a sinistra ripristinerebbero la gogna vera: tre giorni o anche solo tre ore in gabbia in piazza Duomo per il malcapitato. 

Poi però mi vengono in mente Alda D’Eusanio e Federica Guidi. La prima venne distrutta da una frase che forse disse a Craxi. Non importa se vera o inventata. Il mio residuo pudore mi impedisce di riferirla, ma è rintracciabile online. Fatto sta che la presentatrice fu marchiata a vita da quelle parole.

L’ex ministra Guidi invece purtroppo rimarrà nella storia per il lamento col fidanzato: “Mi tratti come una sguattera guatemalteca”. Erano atti giudiziari, certo, e lei personaggio pubblico. Quindi diritto di cronaca.

Ma il fidanzato fu archiviato, lei neanche mai indagata, eppure ebbe la vita (politica) distrutta.

L’elenco dei politici eliminati con questo metodo è sterminato. Il successore di De Gasperi, Piccioni, nel 1953 finì sepolto sotto lo scandalo Montesi. Ma erano altri tempi, i sussurri su suo figlio emersero solo su giornali neofascisti.

Nessun mezzo di comunicazione accennò mai a un presidente che andava a donnine, a un altro etilico, a qualche premier dc gay. Solo pettegolezzi fra addetti ai lavori. E livori, come scrive Dagospia, la bibbia di noi portinai.

Le vivaci imprese dei figli del presidente Leone invece emersero, ma alla fine Pannella e Bonino onestamente si scusarono con lui per qualche calunnia di troppo che lo costrinse alle dimissioni nel 1978.

Poi è arrivata la saga Berlusconi. E qui, fra pompette e infermiere, ogni anfratto è stato esplorato. Qualche magistrato non si è ancora stancato, cosicché siamo al processo Ruby ter. E va bene che la subornazione di testimoni è reato, però chiedere la perizia psichiatrica per un 85enne non è eccessivo: è surreale.

E allora, che dobbiamo fare noi giornalisti? Aumentare tirature e ascolti grazie ai resoconti di ogni volgarità? Perché, dopo vent’anni di lavoro nel settimanale Oggi, posso assicurarvelo: le vendite salgono a missile con sesso & sangue. Solo una volta un gentiluomo mio direttore rinunciò a vellicare i bassi istinti dei nostri lettori, e ripose nel cassetto le foto di un portavoce di Prodi che andava a trans. Disastro: fu accusato di censura e sudditanza verso il centrosinistra.

Quindi non resta che “feed the beast”, nutrire la bestia, i nostri stomaci e intestini che reclamano gossip appetitoso? Infierire sul figlio di Grillo? Sul marito della Mussolini? Zoomare sulla cellulite della incantevole Boschi, o sui sandali della moglie di Renzi?

Dopotutto, proprio Bestia era l’orgoglioso nome della propaganda social di Morisi, che perfezionò il tritacarne grillino di Casalino e issò Salvini al 35% nei sondaggi. Nemesi, contrappasso?

In realtà il piccolo mago leghista non ha commesso reati. Se processato, verrà assolto: stupefacenti in modica quantità per uso personale, sesso fra adulti consenzienti.

Ma, ovviamente, il danno è già fatto. Ora possiamo solo ricamarci sopra. Per la soddisfazione di Pillon e Zan, opposti ma simmetricamente così simili nel voler incassare un guadagno politico dall’orgia ferragostana nella bassissima padana.

Mauro Suttora 

Wednesday, August 12, 2009

Graziana Capone, l'Angelina Jolie di Berlusconi

INTERVISTA ESCLUSIVA CON L'ULTIMA FIAMMA DEL PREMIER

"Ho cantato con il presidente"

È l’ultima «new entry» fra le fiamme di Berlusconi. «Abbiamo fatto le quattro del mattino», ammette. Ma poi a nanna

Riccione (Rimini), 2 agosto 2009

dal nostro inviato Mauro Suttora

«Per me lui vede un futuro in politica o nel giornalismo».
E lei?
«Magistrato o attrice. Ma non gli ho mai parlato della mia carriera nello spettacolo. Non volevo sembrare una delle tante che vogliono raccomandazioni. In ogni caso, ha detto che prima devo laurearmi».
E bravo Papi, che spinge le sue adoratrici sulla retta via. Anche quando hanno un viso da Angelina Jolie come Graziana Capone, 24 anni, figlia di un costruttore di Gravina di Puglia (Bari), «e lui mi vuole sempre alla sua destra quando m’invita a cena».
Graziana è l’ultima «new entry» nel magico mondo di Silvio Berlusconi. Il suo nome è emerso per la prima volta dieci giorni fa. Appartiene all’inesauribile serbatoio di belle pugliesi che Giampaolo Tarantini proponeva al premier.
Graziana però vuole far sapere, in esclusiva a Oggi, che lei non ha nulla a che fare con le altre ragazze. Nè la Noemi di maggio, né tantomeno la squillo Patty D’Addario di giugno. Il suo manager Rody Mirri (già scopritore di Michelle Hunziker) ci dà appuntamento all’hotel Des Bains di Riccione. Eccola.
«Giornali di tutto il mondo, dalla Bild tedesca al Mundo spagnolo, mi chiedono interviste in modo molto reiterante. E io voglio togliermi questo brand di dosso...»
Graziana, ma come parla?
(Sorride): «Insomma, voglio precisare. Non sono una escort, mai preso soldi. Sono andata a cena da Berlusconi, ma siamo solo amici. È un uomo affascinante, lo adoro e sono onorata dalla sua amicizia. Mi ha telefonato pure l’altro giorno, complimentandosi per non essere caduta nella trappola di Repubblica che voleva intervistarmi. Però non mi ha mai proposto nulla di sconveniente».
Lo ha conosciuto attraverso Tarantini, come Patty.
«Sì, ma io la D’Addario e le altre non le ho mai viste. Non sono andata al centro Messegué di Todi come Licia Nunez, né a villa Certosa. Non sono una ragazza immagine, non appartengo a quel giro, ho una mia carriera bene avviata. Mi sto laureando in legge, a ottobre discuterò la tesi».
Ci racconti la prima volta con Berlusconi.
«Lo scorso settembre Tarantini, cui ero stata presentata dall’amministrativista Totò Castellaneta, mi ha portato a San Siro per il derby Milan-Inter. Silvio è stato subito simpaticissimo, mi ha voluto al suo fianco. In tribuna c’erano Ezio Greggio, la Hunziker. Poi siamo andati nel club privato del Milan, allo stadio. Poi, sempre in gruppo, a visitare il palazzo dell’università privata che sta costruendo ad Arcore. È bellissima, mi ha detto che verrà a insegnarci Clinton...»
E poi?
«Andammo a cena a casa sua».
In quanti eravate?
«Prima una trentina, a cena dieci».
C’era qualche personaggio?
«Non conoscevo nessuno, tranne Tarantini. Abbiamo mangiato due assaggini di primo, verdura, pesce. Il presidente ci tiene all’alimentazione, mangia fette biscottate».
Di che parlavate?
«Di tutto. Era fiero per il salvataggio Alitalia, per i sondaggi che lo davano al 60 per cento di popolarità...»
E poi?
«Poi abbiamo cantato, io e lui con un pianista».
Che cosa?
«Io a cappella un paio di cose, Non ti scordar mai di me di Giusi Ferreri. Poi, assieme, le sue canzoni».
Le conosceva?
«Certo, per me lui rappresenta il sogno americano. Lo ammiro molto. Abbiamo cantato Stay with me, un suo pezzo tradotto in inglese».
E gli faceva i controcanti?
«Sì, la melodia sulla terza. Ho studiato piano per dodici anni, sono cantante, ho fatto parecchi spettacoli. Dopo la laurea voglio diplomarmi al conservatorio, in jazz...»
E poi?
«Era tardissimo, le tre o le quattro. Alcuni dormicchiavano sul divano. Ci siamo salutati e congedati. Sono tornata a Milano con Tarantini e dei ragazzi su un’auto con chauffeur».
Come Cenerentola.
«Beh, un po’ più tardi. Lui è stato di un’ospitalità perfetta. Il giorno dopo mi ha telefonato per salutarmi, ha detto che passava il giorno del suo compleanno in famiglia, con il nipotino che adora».
E Veronica?
«Si capiva che erano un po’ distanti».
Quando lo ha rivisto?
«Alla vigilia di Natale. Una cena a Roma, a palazzo Grazioli. Eravamo una decina, sei-sette ragazze, ho riconosciuto Carolina Marconi del Grande Fratello e Barbara Guerra. C’era un clima molto rilassato, per nulla ambiguo come quello descritto dalla D’Addario. Ero seduta alla destra del presidente. Sono uscita fra le ultime, non è rimasto nessuno. In quei giorni ero triste perché mi ero lasciata col fidanzato. Berlusconi mi ha consolata e invitata in Sardegna per Capodanno. Non ho accettato, perché sarei stata di peso. Lui da noi giovani vuole leggerezza, non problemi».
Quante altre volte l’ha visto?
«Mah, sei, sette...»
Sempre a palazzo Grazioli?
«No, una volta anche a Milano, all’inaugurazione di uno spazio Dolce & Gabbana».
L’ultima volta?
«In primavera, prima delle polemiche su Noemi. Ma abbiamo continuato a telefonarci».
Le ha dato regali?
«Sì. La famosa farfalla, e poi anelli, collane, bracciali. Anche un orologio».
Abbia pazienza Graziana, lei dice che Berlusconi non l’ha mai corteggiata. Come definisce il vostro rapporto?
«Amicizia».
Potrebbe essere suo nonno.
«E allora? È molto più interessante dei miei coetanei».
Cosa si aspettava da lui?
«Nulla. Io sono attrice di cinema, l’anno scorso ho fatto In passato e in terra straniera con Elio Germano, tratto da un libro di Carofiglio. Ho recitato nella fiction Rai Giuseppe Di Vittorio con Favino e in altre su Telenorba, la tv di Bari per cui sono stata anche segretaria di produzione e speaker radio. Ho fatto teatro: Bettina nel cilindro di Eduardo. Sono stata vocalist in discoteca. Ho fatto pubblicità: lo spot tv Campari e una campagna cartacea per il caffé Palombini».
Curriculum sterminato.
«Sì, ma in realtà metà di me vuole fare il magistrato. Insomma, non ho bisogno di una spintarella di Berlusconi».
E quindi?
«Quindi non mettetemi assieme alle altre. Anche perché se il presidente avesse veramente un harem, io sarei la favorita».
Mauro Suttora