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Wednesday, March 18, 2015

Mario Draghi, weekend a Roma

IL GOVERNATORE DELLA BCE, PROBABILMENTE L'UOMO PIU' POTENTE D'EUROPA, HA SALVATO LA MONETA UNICA. RIUSCIRA' A FAR RIPARTIRE L'ECONOMIA ITALIANA?

di Mauro Suttora

Oggi, 11 marzo 2015

Mattina di esercizio fisico nella Capitale per Mario Draghi, dal 2011 presidente della Bce (Banca centrale europea), probabilmente l’uomo più potente del nostro continente. Accompagnato dal suo amato bracco ungherese, il banchiere ha percorso circa cinque chilometri fra corsetta, stretching e coccole al suo fedele amico, sempre protetto con discrezione dall’onnipresente scorta. Poi, un salto a cambiarsi nella casa romana dove torna da Francoforte nei pochi momenti liberi.
 
Infine, Draghi è andato con la moglie Maria Serenella in una pasticceria del centro, a compensare tanto salutismo con un bel peccato di gola.

Se lo merita, perché proprio in questi giorni sta raccogliendo i frutti di tre anni e mezzo di lavoro. Quando assunse la carica, infatti, l’euro era in crisi. Cinque dei 19 Paesi che hanno adottato la moneta unica traballavano. Dopo una cura severa, Spagna, Portogallo e Irlanda si sono rimesse in sesto. 

Anche l’Italia sta meglio: dall’inizio dell’anno è iniziata la risalita del Pil (Prodotto interno lordo). E la Grecia, nonostante le bizze del nuovo premier Alexis Tsipras e del suo pittoresco ministro Yanis Varoufakis, sta trattando le misure imposte dalla troika (Bce, Fmi e Commissione europea).

Lo aveva promesso, Draghi, con la famosa frase del luglio 2012 che rappresentò la svolta: «Faremo tutto quello che è necessario per sostenere l’euro». Bastarono quelle sue poche parole per zittire gli speculatori e far crollare lo spread. Un impegno che vale ancor oggi, contro i partiti populisti che vorrebbero l’uscita dalla moneta unica.

È bastato infatti l’annuncio di Draghi sulla manovra da 1.100 miliardi per sostenere i debiti pubblici europei (60 miliardi al mese per un anno e mezzo) a far scendere lo spread Italia/Germania a 90, e a far risalire le Borse. 

SuperMario ha piegato la resistenza dei tedeschi verso una maggiore solidarietà fiscale. Ma allo stesso tempo avverte: «I Paesi ancora in difficoltà, come l’Italia, devono fare le riforme». Infatti il prezzo del petrolio basso e l’euro debole non potranno sostenere per sempre le nostre esportazioni. E per abbassare le tasse che soffocano l’economia dobbiamo effettuare ancora sacrifici sulla spesa pubblica. 

Un piccolo sacrificio lo sta facendo anche lui. Lo stipendio di Draghi, infatti, è di “appena” 378 mila euro annui. Molto, ma niente rispetto alle decine di milioni dei suoi colleghi nelle banche private, dove lui ha lavorato fino al 2005. E meno del governatore della Banca d’Italia: 495 mila euro.

Il suo mandato a Francoforte finirà nel 2019. Allora avrà 72 anni. Andrà al Quirinale dopo Mattarella?
Mauro Suttora

Thursday, October 16, 2014

Ora che vuole il M5s, e chi lo guida?

di Mauro Suttora

Oggi, 15 ottobre 2014

Il raduno del Movimento 5 stelle (M5s) al Circo Massimo di Roma ha confermato la leadership assoluta di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma ha anche fatto emergere, alle loro spalle, un triumvirato composto da Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Paola Taverna.
 
I grillini detestano parlare di «capi», ma in tutti i movimenti come i 5 stelle (niente tessere, quote d’iscrizione, congressi, sezioni) si formano gerarchie spontanee, senza voti formali. Ed è importante saperlo, perché il M5s continua a essere, secondo i sondaggi, il secondo partito italiano con il 20%.

L’altra novità del Circo Massimo è che i principali obiettivi del M5s ora sono due: reddito di cittadinanza e uscita dell’Italia dall’euro. Il primo è impossibile da realizzare, perché lo Stato non ha i 20 miliardi annui necessari per regalare 600 euro mensili a tutti i maggiorenni che non lavorano. 

Il secondo accomuna il M5s agli altri partiti euroscettici di destra italiani (Lega Nord, Fratelli d’Italia) ed europei (i principali: Le Pen e l’inglese Ukip, di cui i grillini sono alleati all’Europarlamento). Ma anche il ritorno alla lira appare un obiettivo impossibile, perché non si possono fare referendum su materie economiche e trattati internazionali.

Grillo vuole raccogliere milioni di firme contro l’euro, che però avranno valore solo politico, e non giuridico. Il M5s rischia quindi di finire in un vicolo cieco di estremismo parolaio, che provocherà illusioni e delusioni in chi crede che la colpa della crisi sia l’euro.