Showing posts with label alessandra zenarola. Show all posts
Showing posts with label alessandra zenarola. Show all posts

Wednesday, January 11, 2023

Un piccolo capolavoro

di Mauro Suttora

Nel libro 'L'ora più dolce' di Alessandra Zenarola (ed.Tabula Fati, 2022) non succede nulla. Per questo è un piccolo capolavoro. I dieci mesi di ospedalizzazione della mamma dell'autrice non contengono colpi di scena. La fine è nota. Sono uguali alle malattie e traversie di tutte le nostre mamme ultraottantenni, fra sedie a rotelle, letti, pantofoline e badanti ucraine. Udine è uguale a tutte le altre cento città d'Italia da centomila abitanti, la vera ricchezza del nostro Paese. 

La vita di provincia tranquilla e sonnolenta, tanto noiosa quanto rassicurante, è uguale per tutti noi boomers 60enni che assistiamo la generazione precedente, i fortunati che ebbero 30 anni negli anni 60, il decennio più strepitoso del secolo scorso.

Zenarola non è una scrittrice. È un'entomologa. È capace di tenerci attanagliati alla pagina elencando tuttissimi i dettagli di una scena, in presa diretta, in tempo reale. Un'intera vita minuto per minuto: l'innaffiatoio rosa, la cena in pizzeria, il caffè alla macchinetta, il bicchiere di vino in casa. 
Dialoghi stenografici precisi, implacabili, divertenti. Humour dry, secco come quello di Jerome K. Jerome. Due donne in Friuli invece di Tre uomini in barca. Esilarante l'episodio della bara del padre/marito che il dirigente del cimitero non trova più.

A ogni capitolo il flashback di una biografia della mamma che è anche autobiografia dell'autrice. Milioni di noi possono immedesimarsi nelle vacanze in Liguria, nei soggiorni in montagna, nei paesi dei parenti dove nulla succede, in agosto come in qualsiasi giorno dell'anno.

Ma Zenarola è capace di trasformare questo nulla in un ricchissimo tutto. Racconta pomeriggi di noia, profumi di caldarroste a novembre, giornate calde o fredde, umide o piovose, amori lontani di madre e figlia, convegni di presentazione del dottissimo libro della mamma sulla storia di Fagagna. Ecco, le basta scrivere Fagagna, questo nome così buffo, per trasfigurare magicamente un paesino friulano in un luogo universale.

La media borghesia intellettuale delle Zenarolas che esisteva fino a 20-30 anni fa oggi si è numericamente ristretta. Per questo ne abbiamo nostalgia, adesso che la tenaglia sociale si è allargata: da una parte immotivate e volgari ricchezze, dall'altra nuovi lumpenproletari a 1200 mensili. Entrambi esibizionisti e infantili. Invece mamma Zenarola teneva per sè come gioielli i preziosi fogli delle sue ricerche compilate nell'archivio di stato che dirigeva.

Questo libro eleva la sociologia ad aneddoto, la narrativa è sempre superiore alla saggistica, e quindi ci fa innamorare di tutti i suoi personaggi, così veri e reali: infermiere e oss, zie zitelle, parenti timorati o scapestrati, medici solleciti oppure odiosi, fratelli capaci di riparare tapparelle, padri che corrono a giocare al casinò.
Buona lettura.

Thursday, January 02, 2020

Il solito niente, giallo di Alessandra Zenarola



Consiglio a tutti il giallo psicologico 'Il solito niente' di Alessandra Zenarola (ed. Solfanelli, 2019). Una giovane serba viene assassinata a Udine, lascia il suo bambino di 4 anni, e la commissaria Camilla Valdimares risolve brillantemente il caso.

Ma la scrittura è ancor più brillante della trama. Zenarola riesce a rendere affascinante l'addormentata vita di provincia. I poliziotti esibiscono un'accidia parastatale (tranne Camilla), le case di investigatori e investigati appaiono mediamente squallide, le loro esistenze sono immerse in solitudine, noia e mancanza di prospettive. Però il ritmo del racconto trasforma tutto, e tutto diventa seducente.

Certe similitudini sono folgoranti: "cincischiava come un pipistrello appeso al soffitto", "si era truccata per nascondere il pallore da luna islandese", "un caffè macchiato che sapeva di armadio per le scarpe", "svolgere una qualsiasi attività con Marinella Corbatto equivaleva, sul piano bio energetico, a nuotare in una vasca piena di sonnifero".

Come Maigret, la commissaria ha complicazioni private: un tumore, un amore ineffabile, un carattere pestifero. Straccia un biglietto aereo per Dublino prepagato dal suo quasi fidanzato; cosicché lui per vederla solo poche deve volare dall'Irlanda a Venezia, e poi portarla in gita fino all'isola croata di Krk (Veglia in italiano, unica scivolata del libro).

L'amante arricchito della vittima è il sospettato numero uno. Ma, come con Simenon, ci fidiamo dell'autrice e ci affidiamo completamente ai suoi ironici colpi di scena. Siamo soddisfatti già dal viaggio prima che dell'arrivo alla meta.

Altre perle: il collega commissario che "conduce gli interrogatori senza alcun nesso causale fra le domande, anche se prese singolarmente possono sembrare azzeccate", "la signora Alice, a giudicare dall'addome e da un prolasso imminente del collo e del mento, si scolava minimo due whisky tra la colazione e il pranzo", "l'odio può essere un collante indistruttibile, il disprezzo no", "il suo cervello produceva pensieri corti, destrutturati", "Vladi in versione antipatia galoppante", un cagnolino "topastro miserrimo".

Così il grigio Friuli diventa magico, e le puntate a Grado o Trieste sembrano viaggi esotici. Ci innamoriamo dell'antipatica commissaria Valdimares, e della sua autrice.
Film subito. O almeno fiction tv.
Mauro Suttora