Wednesday, June 24, 2015

Nuovi barbari

PERCHE' CE LA PRENDIAMO CON GLI STRANIERI

di Mauro Suttora

Oggi, 17 giugno 2015

Siamo arrabbiati. E impauriti. Perché, oltre a quel che vediamo nelle stazioni di Roma, Milano e Ventimiglia, fra profughi e maceti, ecco quali notizie ci arrivano ogni giorno da tutta Italia. Abbiamo messo in fila quelle della scorsa settimana: un elenco impressionante. Le conseguenze politiche dell’insicurezza, e dell’insofferenza verso gli stranieri, sono automatiche: astensione, o voto per la Lega.
 
1) TORINO. Tre africani (un somalo, un ghanese e un nigeriano già espulso dall’Italia l’anno scorso) accusati di avere sequestrato e stuprato per 30 ore una ventenne disabile nell'ex villaggio delle Olimpiadi 2006, occupato da anni dagli extracomunitari (10 giugno).

2) MILANO. Carlos Torres, 20 anni, trans ecuadoriano, uccide, decapita e lancia in cortile la testa di Antonella Gisonna, prostituta napoletana 51enne. Tracce di coca nella casa di via Amadeo, zona Città Studi (14 giugno).

3) Lizzola (BERGAMO): 115 abitanti, 94 profughi in questo paesino della val Seriana. I locali: «Ci sentiamo prigionieri a casa nostra. I turisti non vengono più». I migranti: «Vogliamo andare in una grande città, qui stiamo impazzendo». Il pensionato Tarcisio Semperboni: «Ho tre figli disoccupati. Nessuno li aiuta. I profughi invece hanno vitto e alloggio pagato» (12 giugno).

4) PADOVA. Autista del bus 22 aggredito da un africano mentre attendeva ai piedi del cavalcavia Borgomagno (zona stazione) di dare il cambio al suo collega. L’uomo ha colpito l’autista al torace con un pugno e lo ha strattonato per un braccio, accusandolo di averlo fotografato con il telefonino. Cinque giorni di prognosi (12 giugno).

5) PERUGIA. Anziano aggredito e rapinato in viale Centova. Stava passeggiando, è stato colpito improvvisamente alla testa da dietro e preso a pugni (frattura naso e zigomo, prognosi 30 giorni). Caduto, l’aggressore gli ha strappato il marsupio con dentro il cellulare. Poco dopo, arrestato un tunisino: aveva nascosto il cellulare nelle mutande, e precedenti per rapina e furto (10 giugno).

6) CASERTA. Mara Zinzi (moglie e figlia di politici famosi) massacrata durante una rapina a casa sua. Confessa la baby sitter 23enne kirghiza Aika Turdubulova, in Italia senza permesso di soggiorno, basista di una banda di tre lituani (10 giugno).

7) OLBIA. Ragazza rom 22enne massacrata e sfregiata dal suocero islamico Hego Adzovic perché convertita al cristianesimo (9 giugno).

8) Sassuolo (MODENA): 18enne cubano accusato di 35 furti e vandalismo su cento auto (9 giugno).

9) FIRENZE: 21enne statunitense denuncia un tentato stupro avvenuto alle 4 del mattino in Borgo San Jacopo. La ragazza ha raccontato di essere stata avvicinata da due uomini; uno l’ha bloccata afferrandola per le spalle, mentre l’altro ha tentato di abusare di lei.
La studentessa ha urlato e i due, preoccupati, le hanno strappato una collanina d’oro dal collo – ritrovata poco lontano - e sono scappati via. Per la giovane escoriazioni guaribili in cinque giorni. Il responsabile è stato bloccato alcune ore dopo dagli agenti della polfer alla stazione di Santa Maria Novella: ha 23 anni, senegalese, irregolare in Italia (9 giugno).

10) Bagno a Ripoli (FIRENZE). Marcello Piccioli, 76 anni, che viaggiava sul suo motorino, è stato travolto e ucciso da un’Audi A5 che ha sorpassato in curva un’altra vettura. Lo scontro frontale con il motorino è stato violentissimo. Il pensionato è morto sul colpo. L’uomo alla guida dell’auto, un 32enne albanese, è risultato positivo ai cannabinoidi. Sul posto sono arrivati i parenti della vittima che si sono scagliati verbalmente contro l’albanese quando questi si è avvicinato loro chiedendo scusa. I carabinieri sono stati costretti a intervenire. L’uomo è denunciato per omicidio colposo. Gli era già stata ritirata la patente per violazioni del codice della strada. (9 giugno).

11) GENOVA. Maxirissa in via Sampierdarena: per oltre mezz’ora un gruppo di sudamericani si è scagliato contro una pattuglia di agenti che dovevano notificare un’ordinanza a un 29enne dominicano, accusato di detenzione e spaccio di droga. Gli agenti però sono stati aggrediti da tre connazionali, tra cui una ragazza, tutti ubriachi, che hanno cercato di far fuggire l’uomo. La ragazza, che ha rifiutato di mostrare i documenti e dire le sue generalità, ha morsicato un agente e strappato i capelli a un altro. Spaccati a calci i vetri di una volante. Il traffico è rimasto bloccato per oltre mezz’ora, undici agenti feriti (8 giugno).

12) ROMA. L’Aci offre ai richiedenti asilo scuola guida gratis «per agevolarne l’integrazione e l’inserimento lavorativo», e corsi di guida sicura del valore di 3-400 euro con guida sul bagnato e controllo della sbandata in curva (13 giugno).

13) Montesilvano (PESCARA): Urtato da un’auto mentre cammina col padre sul marciapiede, un bambino di nove anni è rimasto con la gamba incastrata tra il veicolo ed un cancello, fino a quando la conducente del mezzo non è scappata, nonostante le urla del genitore. Il bimbo non ha riportato traumi particolari. A bordo del mezzo c’erano due donne, presumibilmente di etnia rom (13 giugno).

14) Pero (MILANO). Egiziano minaccia passanti con una grossa roncola (simile a un machete) e sequestra un pony-express in scooter costringendolo a caricarlo con sé. Ma dopo un incidente l’aggressore, caduto dal motorino, è stato arrestato dalla polizia. L’uomo scappava perché inseguito da due conoscenti che lo volevano picchiare perché lo avevano visto danneggiare l’auto di uno di loro (13 giugno).

Due episodi dei mesi scorsi:
15) Bra e Alba (CUNEO). Rapine, spaccio, violenze: tre 19enni e due 21enni albanesi arrestati Facevano parte di una banda che ha terrorizzato per mesi la provincia di Cuneo. Uno degli episodi più efferati il 28 novembre a Benevagienna: dopo aver picchiato e legato due badanti filippine sono entrati nella casa di una 90enne in sedia a rotelle. Bottino: poche centinaia di euro (marzo 2015).
16) BOLZANO. Due marocchini di 19 e 20 anni (Jabar Abdelilah e Mine Smaile, quest’ultimo) arrestati per rapine e violenze. Hanno aggredito un ragazzo in galleria Walther a colpi di cinghia, e ferito un altro con bicchieri rotti in faccia in piazza delle Erbe (aprile 2015).
Mauro Suttora

Wednesday, June 17, 2015

Toti, Emiliano, Di Maio

POLITICI EMERGENTI: GAS GAS, IL GLADIATORE, DI MAIONESE

Dopo le regionali, emergono questi tre personaggi in Forza Italia, Pd e Movimento 5 stelle

Oggi, 10 giugno 2015

di Mauro Suttora

E pensare che lo consideravano un moderato. «Rifugiati? In Liguria non ne vogliamo neanche uno». Così Giovanni Toti, detto “Gas gas” per la somiglianza col topolino di Cenerentola, ha infranto dopo un solo anno il mito dell’invincibilità di Matteo Renzi.

Gli è bastato calcare un po’ i toni, allearsi con la Lega, approfittare delle divisioni a sinistra, e Genova è tornata al centrodestra dopo dieci anni. Ora i berlusconiani, distrutti nel resto d’Italia, si aggrappano solo a lui.

Il “Gladiatore”, invece, non ha avuto bisogno delle beghe degli avversari per vincere in Puglia. Michele Emiliano col suo 47% ha stracciato tutti: grillini e fittiani fermi al 18%, i berlusconiani dell’ex ministra Adriana Poli Bortone ancora più indietro.

Il Gladiatore ha bisogno di donne

Furbissimo, dichiara di amare i 5 stelle e di volerli imbarcare nella sua giunta. Anche perché lui non ha donne. Incredibilmente, infatti, dei nuovi 50 consiglieri regionali pugliesi solo sei sono del gentil sesso: cinque grilline e una di Forza Italia. Nessuna di Pd e liste collegate, nonostante le candidate fossero ben 85.

Gli elettori del centrosinistra si sono dimostrati insomma orrendi maschilisti. E nei guai è finito il Gladiatore, che aveva promesso una giunta rosa a metà. Ora dovrà nominare due esterne al consiglio regionale (il massimo consentito), ma le altre tre (per arrivare a cinque su dieci) non sa proprio dove pigliarle. Le grilline gli fanno marameo.

Altro che “Dimaionese”, il pupo è un duro

Fa marameo al Pd anche il grillino-capo, il napoletano Luigi Di Maio. Soprannominato “Di maionese” per la sua apparente affabilità, il wonderboy 5 stelle (vicepresidente della Camera a soli 26 anni) non dà segni di ammorbidimento.

Il suo movimento non è andato bene alle regionali, ha perso anch’esso quasi un milione di voti come tutti i partiti, per colpa degli astenuti. Ma i grillini   sono ringalluzziti perché hanno dimostrato di poter comunque contare su uno “zoccolone duro” del 15-18% che ormai li vota a scatola chiusa.

La «scatola di tonno» che promettevano di aprire (le istituzioni marce) sono sempre lì, intatte. Ma gli altri rubano così tanto che a loro basta urlare «onestà» per acchiappar voti.

Niente emergenti fra i leghisti, fa tutto Salvini

Ecco, questi sono i tre personaggi che si sono messi in luce nelle ultime settimane in quel deserto grottesco che è la politica italiana. La Lega, unico partito che ha aumentato i voti, non sta esprimendo volti nuovi dietro all’onnipresente Matteo Salvini. Mentre a Forza Italia, Pd e M5s non resta che sperare in Toti, Emiliano e Di Maio.

La scalata repentina dell’ex direttore di Studio Aperto (il tg di Italia1) e Tg4 al ruolo di salvatore della patria forzista (magari in coppia con l’incantevole Mara Carfagna) ha qualcosa di miracoloso e misterioso.

Questo ragazzone di Viareggio, figlio di albergatori, laurea a Milano in scienze politiche, in politica non era nessuno fino a due anni fa. Sì, si era iscritto ai giovani del Psi, ma il partito fu subito distrutto da Tangentopoli. Comunque una garanzia di affidabilità, quella tessera, quando all’alba dei trent’anni riesce a diventare stagista a Mediaset.

Più che la carriera interna a Studio Aperto, però, a spiegare l’improvviso innamoramento di  Silvio Berlusconi per Toti servono i pochi mesi che quest’ultimo nel 2008 passò come vice capufficio stampa a Mediaset. Quel passaggio in azienda gli diede il timbro di fiducia. 

Non guasta il suo matrimonio con Siria Magri, giornalista di sei anni più anziana, oggi vicedirettrice di Videonews, solida bergamasca che si favoleggia sia stata assunta direttamente da Berlusconi nella tribuna stampa dello stadio dell’Atalanta, folgorato dalla sua avvenenza quando lei lo intervistò per una tv locale (ma niente divani e cene eleganti, a scanso di equivoci: solo stima professionale).
     
Anche Di Maio è legato a una donna più anziana di lui (di 12 anni), la quarantenne cremonese Silvia Virgulti. Che dopo aver cercato di insegnare l’inglese a Beppe Grillo, ha svelato ai parlamentari grillini i trucchi per parlar bene in tv. E Luigi è il suo prodotto meglio riuscito, anche grazie alle tecniche della Pnl (Programmazione neurolinguistica).

Il minuscolo Luigino non potrebbe essere più differente dal ciclopico Emiliano, 120 chili per 1,90 di altezza. Figlio di un calciatore professionista e lui stesso giocatore di basket in serie B, dopo la laurea in legge (Di Maio invece è fuoricorso) il Gladiatore pugliese è diventato avvocato e poi magistrato antimafia fino al 2004, quando lasciò la toga per diventare sindaco di Bari.
 
Aveva cominciato ad Agrigento nel 1988. Suo collega in procura era Rosario Livatino. Da Palermo li seguiva e aiutava Giovanni Falcone. «Giudici ragazzini», li definì il presidente Francesco Cossiga. Nel 1990 Livatino fu assassinato, Emiliano tornò in Puglia. Uno choc.

Xylella e fanatici, il loro fastidio comune
 
Ora il principale nemico di Emiliano si chiama Xylella fastidiosa: è il batterio che rischia di decimare i centenari ulivi pugliesi. Se la domerà com’è riuscito a fare con i bilanci della sua Bari (ha vinto l’Oscar del Sole 24 Ore), potrà ambire a scenari nazionali.

Per Toti, invece, i fastidi sono tutti interni. Lui è riuscito a vincere in Liguria alleandosi alla Lega. Ma molti in Forza Italia (compreso Berlusconi) non sopportano l’estremismo leghista.
Stesso dilemma per Di Maio, agli antipodi per stile e contenuti dall’isteria di altri grillini come Alessandro Di Battista.

Mauro Suttora

Friday, June 12, 2015

Ipermercati o piccoli negozi?

LA SFIDA CONTINUA. BOTTEGHE ALLA RISCOSSA CONTRO I SUPERMERCATI IN CRISI

I grandi centri commerciali in periferia non funzionano più: i loro prezzi bassi non bastano ad attirare clienti che preferiscono la comodità di comprare sotto casa. Anche per evitare il deserto nei centri storici, e ridar vita alle nostre vie 

Oggi, 3 giugno 2015

di Mauro Suttora

Le nostre tasche sono più vuote, e si svuotano anche le nostre vie. Negozi che chiudono per la crisi, incassi che non bastano a tenere aperte le vetrine. Così spariscono i commercianti che allietavano i marciapiedi dei centri storici. Colpiti dalla concorrenza dei centri commerciali in periferia: ne sono stati costruiti 5 mila in dieci anni, dopo il Duemila.

Ora, però, perdono colpi anche gli ipermercati. Le grandi catene francesi Auchan  e Carrefour sono in difficoltà, annunciano centinaia di licenziamenti in tutta Italia. 

Ricetta: specializzarsi e offerta di qualità

E infatti il numero di supermercati, discount e outlet, è sceso dai 29 mila del picco nel 2011 ai 27 mila di oggi. 
Viceversa, i piccoli negozi sono alla riscossa. Specializzandosi e offrendo prodotti di qualità attirano clienti che non hanno voglia di sobbarcarsi lunghi viaggi in auto in periferie intasate per fare la spesa.

Lo confermano i dati controcorrente della Cgia (Confederazione generale italiana dell’artigianato) di Mestre: «Negli ultimi sei anni hanno chiuso 115 mila negozi di vicinato», spiega il segretario Giuseppe Bortolussi, «ma i più colpiti sono stati artigiani ed esercenti di bar. I commercianti al dettaglio, invece, sono diminuiti soltanto dello 0,7 per cento: da 801 mila a 795 mila».

Insomma, la guerra fra supermercati e piccoli negozi è tutt’altro che vinta dai primi. In realtà c’è ancora spazio per chi inventa cose nuove. 

Un esempio concreto è quello di Damiano Giannatempo, che probabilmente detiene il Guinness dei primati per il tempo che passa nella sua bottega di via Anfossi a Milano, sul parco di largo Marinai d’Italia: 70 ore a settimana. La tiene aperta ogni giorno, domeniche comprese, dalle dieci del mattino alle otto di sera. Da solo.

Foggiano, a Milano da 45 anni, Giannatempo vende prodotti tipici meridionali. Dalla mozzarella di bufala al pane casereccio, da primizie di frutta e verdura a bottiglie doc di oli e vini. 
E sua moglie? Non la vede mai. «A lei va bene così», sorride Giannatempo. Che copia i negozi familiari coreani di Manhattan aperti 24 ore su 24: apertura garantita per chi lavora e quindi preferisce far compere con calma nei weekend. Piante fiorite e una panchina allietano il marciapiede davanti al negozio, e così Giannatempo contribuisce anche alla vita sociale della strada.

«È proprio questa la soluzione per i piccoli negozi», dice a Oggi Luigi Rubinelli, direttore di RetailWatch, «non la concorrenza sui prezzi nella quale iper e Internet sono imbattibili. O la velleità di offrire prodotti uguali a quelli dei supermercati. Certo, affitti e tasse colpiscono duro i piccoli esercizi. In Germania e Olanda gli enti locali, quando recuperano i centri storici, offrono spazi a prezzo calmierato per commercianti e artigiani».

Gli artigiani. Sono loro a soffrire di più, anche per la concorrenza degli immigrati, soprattutto i cinesi a basso costo: «Oltre la metà delle 115 mila imprese che hanno chiuso sono legate al comparto casa», calcola Bortolussi. «Edili, lattonieri, posatori, elettricisti, idraulici e manutentori di caldaie stanno vivendo momenti difficili. Ma soffrono anche professioni storiche dell’artigianato. Pochi giovani si avvicinano a mestieri come barbieri, calzolai, fotografi, rilegatori, ricamatrici; artigiani che con le loro botteghe hanno caratterizzato la vita quotidiana di tanti paesi e città, e che stanno scomparendo. Senza dimenticare i norcini e i casari che hanno contribuito a sviluppare una cultura agroalimentare che, in loro assenza, rischiamo di perdere definitivamente».
            
Oltre al danno economico, poi, c’è un aspetto sociale da non trascurare: «Quando chiude la saracinesca un piccolo negozio o una bottega artigiana, la qualità della vita di quel quartiere peggiora. C’è meno sicurezza, più degrado, un impoverimento del tessuto sociale», sottolinea Bortolussi.
Ormai, in molti casi, la vita sociale si è spostata nei centri commerciali. Che ruotano attorno a immensi ipermercati.

«Ma questi soffrono perché le industrie di marca non garantiscono più sconti sui prezzi, a fronte di acquisti all’ingrosso di grandi quantità», spiega Rubinelli. «Anche la benzina non ha più prezzi così bassi. E ormai si trovano prodotti di marca anche in discount come Lidl».

Quindi c’è un ritorno a negozi e supermercati «di prossimità». Si salvano catene italiane come Esselunga, Coop, Conad e Crai che hanno pochi ipermercati. I francesi di Auchan hanno appena trovato un accordo con i sindacati per i loro 9 mila dipendenti di 217 supermercati in Italia: meno soldi e turni più flessibili. Insomma, lavorare di più (senza arrivare agli orari stakanovisti di Giannatempo) e guadagnare di meno.

Inutile fare i romantici, è la legge del mercato

Inutile fare i romantici: «Anche i negozi obbediscono alla legge del mercato, chi non è efficiente chiude», dice Rubinelli. «Per esempio, fra i centri commerciali vanno meglio quelli che offrono dieci-dodici sale di cinema. E sapete quali sono i ristoranti che riscuotono maggiore successo? Quelli dell’Ikea. Perché lì si mangia con 9-10 euro, ma anche perché si può lasciare l’auto all’ombra nei parcheggi coperti, e perché i bimbi sono accuditi. Ormai c’è gente che va all’Ikea non per comprare mobili, ma per mangiare».

Nella grande distribuzione si esercitano strategie di marketing raffinatissime. Anche perché i margini sono assai risicati: su 100 euro di prodotti venduti, le catene riescono a guadagnarne appena 2-3. Ma essendo le quantità notevoli (il valore complessivo della spesa degli italiani è sui 40 miliardi annui), se si imbrocca la strada giusta i profitti arrivano a palate.

Così, non è un mistero che i prodotti con il miglior rapporto qualità/prezzo sono quelli più difficili da raggiungere, in basso negli scaffali. 
Oltre alla fatica di chinarsi per vederli, noi clienti dovremmo farne un’altra: quella di non guardare mai i prezzi scritti in grande, ma quelli veri. Che sono il costo al chilo, o all’etto.
Mauro Suttora