Wednesday, February 08, 2012

I politici laureati "sfigati"

DAVVERO CHI SI LAUREA DOPO I 26 ANNI DEVE VERGOGNARSI? ECCO A CHE ETA' HANNO FINITO GLI STUDI MINISTRI ED EX

di Mauro Suttora

Oggi, 1 febbraio 2012

Giorgio Napolitano e Mario Monti in testa alla classifica dei superveloci: laurea ad appena 22 anni. Subito dopo gli altri leader della politica italiana: Gianfranco Fini a 23, Pier Luigi Bersani a 24, Silvio Berlusconi a 25. Dopo l’uscita di Michel Martone, neo-viceministro del Lavoro che ha bollato come «sfigati» i laureati dopo i 26 anni, abbiamo controllato quanti, fra i suoi colleghi in politica, potrebbero sentirsi offesi. E abbiamo scoperto che sono ben pochi, perché la maggioranza dei politici ha compiuto studi regolari. Poi ci sono quelli che non si sono neppure laureati (girate la pagina per scoprire chi), e a giudicare dai nomi nessuno soffre di complessi d’inferiorità.

Martone voleva condannare i figli di papà fuoricorso che si baloccano fra donne, sport e motori. Così come il ministro Tomaso Padoa Schioppa definì «bamboccioni» i giovani che vivono in famiglia dopo i 30 anni, e Renato Brunetta insultò i precari («Siete la peggiore Italia»).

Ma, andando sul concreto, in politica chi si è laureato in ritardo ha avuto ottime scuse. Antonio Di Pietro, per esempio: emigrato in Germania, poi studente-lavoratore, di giorno era impiegato civile all’Aeronautica e la sera affrontava gli esami universitari di Legge. Nichi Vendola ha discusso la sua tesi di Lettere su Pasolini fuori tempo massimo, ma un lavoro già ce l’aveva: dirigente dei giovani comunisti e dell’Arcigay.

Più accidentato il percorso accademico di Alessandra Mussolini: accusata con altri 180 studenti romani di aver «comprato» due esami nel 1982 (reato di falso, prescritto), dieci anni dopo quando entrò in Parlamento si dichiarò dottore in Medicina, ma si laureò solo nel ‘93. Un anno fa è stata bocciata all’esame di abilitazione; l’ha ripetuto, e alla fine ce l’ha fatta.

Fra gli ex ministri Stefania Prestigiacomo ha conquistato nel 2006 una laurea triennale in Scienza dell’amministrazione alla Lumsa (Libera università Maria Santissima Assunta) di Roma, con una tesi sulle adozioni. Ma, figlia di imprenditori, divenne presidente dei giovani industriali di Siracusa a soli 23 anni, e quattro anni dopo entrò alla Camera. Stessa università privata anche per Mario Baccini (Udc): 110 e lode in Lettere due anni fa, tesi su Amintore Fanfani.

Il «non è mai troppo tardi» del sindaco di Roma Gianni Alemanno si è concluso nel 2004 a Perugia, dov’è diventato «ingegnere dell’ambiente» con tesi sulle biomasse. Ma il record di chi ha voluto conquistare una laurea fuori tempo massimo, a questo punto solo per orgoglio e prestigio, va a Claudio Scajola: ce l’ha fatta nel 2000 in Legge a Genova, dove aveva cominciato a studiare nel 1967, prima di essere attratto dalla politica che gli affidò ad appena 27 anni la direzione di un ospedale.

Ha sforato solo di un anno, invece, secondo il parametro-Martone, Maria Stella Gelmini: si è laureata nel 2000 in Legge a Brescia con 100/110 e una tesi un po’ «sciatta» sui referendum regionali, secondo il relatore.

Mara Carfagna ha ottenuto la laurea in Legge nella sua Salerno lo stesso anno (2001) in cui ha posato nuda sulla copertina del mensile Maxim: studentessa-lavoratrice. Daniela Santanchè, dottore in Scienze politiche a Torino, ha fatto notizia perché sul sito ufficiale del governo si vantava di avere un «master» alla Bocconi. In realtà era un corso di una ventina di giorni aperto anche ai diplomati con licenza media.

Silvio Berlusconi si è laureato con lode nel 1961 alla Statale di Milano con una tesi, manco a dirlo, sul contratto di pubblicità. Stessa età di laurea e stessa facoltà (Legge) per Marco Pannella, il quale però nel ’55 dovette emigrare da Roma a Urbino e sfangò un 66 grazie a una tesi sul Concordato scritta da amici. La sua collega radicale Emma Bonino invece è stata una delle ultime a laurearsi in Lingue straniere alla Bocconi: proprio quell’anno (1972) il corso venne soppresso.

Pier Luigi Bersani ha potuto esibire online il suo notevole curriculum universitario (30 in tutti gli esami tranne un 28, laurea con lode in Filosofia con tesi su san Gregorio Magno) dopo che nel 2010 la Gelmini lo accusò di essere un «ripetente». Stessa età e università (Bologna) per Pierferdinando Casini, laureato in Legge.

Fini esibisce una laurea in Pedagogia ottenuta a pieni voti a Roma nel 1975, ma senza poter frequentare le lezioni: in quel periodo i neofascisti del Msi venivano picchiati se osavano mostrarsi a Magistero, feudo dell’ultrasinistra. Molto più calma la laurea in Bocconi per il neoministro Corrado Passera, seguita da un master a Filadelfia. Quanto a Brunetta, pure lui laureato 23enne, la sua università era Padova, facoltà di Scienze politiche ed economiche.

Ed ecco infine i «mostri» laureati a soli 22 anni: traguardo matematicamente impossibile senza una «primina» (elementari anticipate a cinque anni d’età) o il salto di un anno alle medie. Napolitano diventa dottore in Legge nel 1947 con una tesi di Economia politica sul «mancato sviluppo del Mezzogiorno». Durante la guerra salta la prima liceo ed entra nel Pci.

Monti si laurea alla Bocconi nel ’65, poi si specializza a Yale (Stati Uniti), fa la leva nell’Aeronautica e a 26 anni è già professore ordinario a Trento, dove lo chiama il rettore Francesco Alberoni. Romano Prodi è dottore in Legge nel ’61 alla Cattolica di Milano, con tesi sul protezionismo industriale. Laureato prodigio anche l’ex ministro Franco Frattini: Legge a Roma. E nel nuovo governo brilla anche il curriculum del sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà, pure lui laureato in Giurisprudenza a Roma.
Mauro Suttora

3 comments:

edubar said...

Gentile Mauro
mi permetto di aggiungere la mia opinione a quelle espresse nel blog sull'aspetto che riguarda i cosiddetti "laureati" sfigati come li ha definiti un certo signor Michael Martone, sulla cui reputazione come professore ordinario si potrebbe scrivere tutto il male possibile. Comunque io vorrei fare un discorso di logica , e di onestà intellettuale visto che l'Università italiana un poco la conosco, se non altro per averci vissuto e lavorato come docente a contratto e prima come volontario da oltre 30 anni.
Perche dovrebbe essere vergognoso conseguire una laurea fuori dal normale ciclo della durata normale di un corso? Credo che dare una immagine di una università piena di studenti (e docenti aggiungerei)scarsamente motivati e per questo disinteressati all'ingresso nella società del mondo produttivo sia, almeno per la maggior parte dei casi un errore.
Molti studenti affrontano il corso di studi in modo poco orientato, è vero, ma che strutture ha oggi la società italiana per orientarli correttamente? Quasi nessuna. Allora ammetteremo che la laurea diventa prima di tutto un percorso culturale, spesso nemmeno finalizzato, visto poi come viene impiegato il titolo una volta conseguito. L'altro tema sollevato dal governo, ovvero quello di rivedere il valore legale del titolo di studio è un argomento molto delicato. Ci sono un sacco di rischi in un paese dove la legalità traballa come in Italia. Nessuno penso che voglia lauree fasulle o di facciata...eppure se ne concedono ancora a centinaia. Ci sono tanti casi illustri ed alcuni li ha citati lei stesso.
Penso che quello che veramente conta nella formazione sia l'onesta intellettuale personale, la responsabilità. E non l'improvvisazione e la disinvoltura di chi diventa "ordinario" con due sole pubblicazioni ad hoc (Martone docet, nel pieno senso del termine).
Studiare per se stessi è un valore morale da difendere, non da mortificare, vito che il servizio della didattica si basa quasi totalmente sulla autodidattica almeno nelle nostre università. Non si può disprezzare a prioroi qualsiasi tipo di formazione scolastica in ambito pubblico o privato...perchè contano i fatti e le persone...conta quello che si ha dentro non quello che si diventa, Il termine sfigato è sintomatico di questo, ad indicare chi magari non ha avuto "la fortuna giusta".... La frase e la prosopopea di Michael Martone sono offensivi della cultura dello studio e dell'intelligenza. E se posso dire nemmeno certe liste di "proscrizione", lo dico in senso ironico, vanno bene se mi posso permettere. Nella mia esperienza ho visto ppersone con grandi capacità e pochi mezzi venire mortificati ed umiliati dal sistema universitario italiano. Alcuni sono andati via dall'Italia per avere riconosciute le proprie competenze e capacità. Quando vogliamo iniziare a cambiare terminologia e registro? Io sono orgoglioso di essere uno sfigato che si mette in tasca poche lire, ma che per questo può irridere a tanta supponenza e presunzione di colleghi ordinari ed associati che conosce e frequenta. So quello che mi interessa e non do mai giudizi sprezzanti e disinvolti. Di questo passo il governo Monti avrà contro anche il mondo dell'istruzione. Non è una bella cosa per dei professori.

Mauro Suttora said...

gentile professore,
la ringrazio molto per il suo commento, che condivido

Anonymous said...

Ma chi sarebbero, invece, i ministri, deputati e senatori non laureati?