Monday, November 02, 2009

Radio radicale

Libero, 31 ottobre 2009

di Mauro Suttora

«Cari radicali, se vi sciogliete da stronzi diventate cacarella». Questo rispose un ascoltatore di Radio radicale un quarto di secolo fa, quando per la prima volta l’emittente bussò a soldi pubblici (e privati) per sopravvivere. Con uno slogan colpevolizzante: «O ci scegli o ci sciogli». E libertà di microfono per tutti: nacque «Radio parolaccia». Come tutte le invenzioni di Marco Pannella, diventò fenomeno sociologico studiato nelle università.

Da allora il geniale accattonaggio si ripete a scadenze fisse. Ogni tre anni scade la convenzione da dieci milioni annui per trasmettere le sedute parlamentari. Ogni volta il governo di turno li cancella, soprattutto se i radicali in quel momento sono all’opposizione. Poi scatta la raccolta di firme, aderiscono quasi tutti, nomi prestigiosi, editoriali sul Corsera. E il contributo è ripristinato.

Anch’io sono uno dei 400 mila fruitori abituali della radio. La ascolto dal ’79, quando trasmetteva musica rock negli stacchi. Poi Pannella impose musica classica «in segno di lutto per le vittime della fame nel mondo». Poi solo musica sacra. Infine solo requiem: quello di Mozart.

Ho divorziato anche perché mia moglie non sopportava le voci di Taradash e Bordin ogni mattina, nella rassegna stampa. E s’innervosiva quando, tornando in auto dai weekend la domenica, le imponevo i duetti di due ore Pannella/Bordin (soprannominati per le scatarrate «duo bronchenolo» dagli amici, e «duo enfisema» dagli iettatori).

Massimo Bordin, 58 anni, direttore della radio da quasi vent’anni (il più longevo fra tutte le testate nazionali, più di Fede), ha 500 fans nel gruppo Facebook «Senza la voce di Bordin non è mattina». Ma notevoli sono anche anche la rassegna stampa estera di David Carretta alle sette del mattino, il programma «Media e dintorni» di Emilio Targia la domenica alle otto e trenta, le notizie dai Balcani di Roberto Spagnoli, dall’America di Lorenzo Rendi, dall’Asia di Claudio Landi. Una miniera di notizie è la rubrica sulle commissioni parlamentari di Roberta Jannuzzi e Federico Punzi.

Detto questo, non capisco perché i 59 milioni e mezzo di italiani che non sentono Radio radicale debbano pagarla per noialtri 400 mila. Se la metà degli ascoltatori abituali desse 50 euro all’anno, ecco trovati i dieci milioni e abolita la tassa. Si chiama «autofinanziamento»: attività in cui i radicali erano maestri, prima di soccombere pure loro all’assistenzialismo parastatale cui si abbevera metà Italia.

Radio radicale, fra l’altro, è anfibia: riceve anche quattro milioni annui come organo di partito. Quindi i suoi programmi sono in gran parte «servizio pubblico», ma Pannella può prendere la parola quando vuole. E la prende spesso e a lungo. Le preziose rassegne stampa vengono cancellate da noiose riunioni interne dei radicali. E, com’è giusto, l’organo di partito fa propaganda di partito. Ovvero «contro il regime», come urla Pannella da mezzo secolo. Lo stesso regime presso il quale, tuttavia, lui stesso è costretto a mendicare ogni tre anni. Diminuendo la propria credibilità «antiregime».

7 comments:

lucabagatin.ilcannocchiale.it said...

Hai dimenticato Lanfranco Palazzolo apposta ? :-D
Ora, non lo dico perché è un amico, ma il suo modo di parlare particolare è sempre stato quello che mi è rimasto sempre più impresso sin da quando avevo 16 anni ed iniziavo ad ascoltarla.

Sulla questione RR penso che si potrebbe ovviare il tutto con una cosa che ai radicali non piace (e fanno male): la pubblicità.
Non è una bestemmia, ma l'anima del commercio (se sulle piattaforme bloggifere si potesse avrei aperto alla pubblicità anche sul mio blog, così magari finalmente ci guadagnavo qualche cosa :-)).
I radicali, dunque, come al solito, dovrebbero cambiare strategia.

Lanfranco Palazzolo said...

Meglio che mi ha "dimenticato". Comunque lo sanno tutti che Suttora voleva fare carriera nel Pr e a Radio Radicale, ma non c'è riuscito solo perchè era un demagogo a buon mercato. Del resto anche i grilliani lo hanno definito un "trombone".
Ecco perchè il giornalista "più bello del mondo" oggi riversa il suo astio contro la nostra bellissima radio, proprio lui che è costretto a scrivere le corrispondenze ancora prima di arrivare sul luogo da dove le dovrebbe mandarle e che fa il rivoluzionario e frequenta tutte persone finte. Comunque se questo è utile per farlo sentire importante faccia pure. Per luca: Non sono d'accordo con quello che dici. Una radio istituzionale che fa un servizio pubblico non deve cadere nelle mani degli sponsor. Questo va bene per il rotocalchetto dove scrive Suttora, ma non per noi che siamo una Radio con la R maiuscola.

Lanfranco Palazzolo said...

Aggiungo anche che è falso quello che Suttora dice della moglie perchè dai racconti che sono rintracciabili nel forum è scritto chiaramente che la moglie ci apprezza e che si diverte ascoltando le nostre trasmissioni. Forse Suttora si è confuso con la depressione di sua moglie che è costretta a sentire le sue analisi politiche.

Lanfranco Palazzolo said...

Nel forum dei radicali: www.radicali.it

Mauro Suttora said...

a palazzo', non ti sei accorto che e' un articolo in favore di radio radicale?

Lanfranco Palazzolo said...

Se è un articolo favorevole è espresso in maniera molto contorta, ma non me ne sono accorto affatto visto che nell'articolo viene negata alla Radio di svolgere la funzione che ha sempre svolto con quella che definisci "tassa". Se sei dvvero obiettivo occupati della tassa che riguarda tutti gli italiani: il canone. Fallo. Nel tuo giornale ti daranno tutto lo spazio che vuoi.

Anonymous said...

salvate la soldatessa radioradicale!!!



modulazionedifrequenza.