Tuesday, November 17, 2009

Mussolini antisemita, parla Giorgio Fabre

Mussolini antisemita, i primi segnali già quando era socialista

Roma, 17 nov (Velino) - “Purtroppo la storiografia in Italia è dominata da studiosi cialtroni che pensano di emulare Renzo De Felice e studiosi bugiardi che si inventano documenti”. Così lo storico e giornalista Giorgio Fabre commenta con il VELINO la rivelazione emersa dai diari di Claretta Petacci, desecretati dall’Archivio centrale dello Stato e da domani in libreria col titolo “Mussolini segreto” (Rizzoli), secondo la quale Mussolini sarebbe stato un convinto antisemita ben prima dell’emanazione delle leggi razziali del 1938 e dell’alleanza con Hitler.

Questa tesi che emerge oggi dalle carte della Petacci, Fabre la sostiene da anni. Per l’esattezza ne aveva anzi già dato notizia nel 2005 in un documentato volume intitolato “Mussolini razzista. Dal socialismo al fascismo: la formazione di un antisemita” (Garzanti). “Finché si tirano fuori valanghe di documenti non succede nulla – rileva -; poi appena escono fuori carte di un certo effetto dove magari c’è di mezzo il sesso e così via, allora queste vengono prese sul serio. Per anni sul fascismo ha dominato l’interpretazione di De Felice, su cui si è abbarbicata la maggioranza degli storici, che il regime fosse rimasto fuori dal cono d’ombra della Shoah. In questo modo è passato il concetto degli italiani brava gente, e il giudizio è stato ripetuto in continuazione fino a diventare un luogo comune. Solo che De Felice era uno storico serio, oggi invece abbiamo degli studiosi cialtroni”.

E alla storiografia di sinistra non avrebbe fatto comodo sostenere la tesi di un fascismo antisemita già prima del 1938? “Nel 2006 – risponde Fabre – ho avuto un contraddittorio con storici di sinistra che mi hanno attaccato tirando in ballo una presunta lettera scritta da Mussolini alla sorella Edvige. Lettera che non è mai esistita. In pratica si sono inventati un documento. E questo è il livello della storiografia di sinistra…”.

Fabre individua i primi segnali dell’antisemitismo di Mussolini addirittura all’epoca della militanza socialista del futuro duce. “Già nel 1908 si colgono degli indizi – spiega -. È il momento in cui è affascinato dal superuomo di Nietzche e dai razzisti pangermanisti tipo Houston Stewart Chamberlain o Joseph-Arthur de Gobineau. Poi, via via, comincia ad avere conflitti con politici e socialisti ebrei. Insomma l’ostilità antisemita di Mussolini è stato un processo lungo che si è protratto nel tempo”.

Diversi gli episodi riportati da Fabre: dall’attacco nel dicembre 1917 alle origini “razziali” del commissario bolscevico alla guerra Nicolai Vassilievich Krylenko, alla sostanziale linea ostile agli ebrei del Popolo d'Italia, il giornale fondato da Mussolini. I primi atti concreti arrivano però all’inizio del 1929 con provvedimenti diretti contro ebrei che occupano posti di responsabilità in istituzioni pubbliche e private del regime: Ugo Del Vecchio, alto funzionario della Banca d'Italia, il matematico Federigo Enriques, il provveditore agli studi della Campania Aldo Finzi.

A partire dal 1932-1934, la politica antisemita del duce si allargò a un maggior numero di settori della società e divenne sistematica. Nel marzo ‘32 Mussolini tolse l'archeologo Alessandro Della Seta dai candidati all'Accademia d'Italia, poi a fine anno allontanò Margherita Sarfatti dal Popolo d'Italia e dalla rivista Gerarchia. Nel marzo 1933 costrinse alle dimissioni Giuseppe Toeplitz, amministratore delegato della Banca commerciale italiana. All’inizio del ‘34 Gino Jacopo Olivetti fu costretto a dare le dimissioni da segretario della Federazione fascista dell'industria sostituito da Alberto Pirelli. Tante insomma le testimonianze di una “questione ebraica” che ha agitato Mussolini prima dell’avvicinamento di questi a Hitler, prima della guerra di Etiopia e soprattutto ben prima della leggi razziali del 1938.

Visti questi segnali di antica data, perché allora il duce avrebbe aspettato il 1938 per emanare i provvedimenti antisemiti? “Si può avanzare un’ipotesi – risponde Fabre -. Nel 1934 Mussolini cominciò a eliminare sindaci, capi delle provincie e consiglieri comunali e provinciali ebrei. Poi fece lo stesso con i capi dei sistemi corporativi provinciali. A me sembra che tutte queste manovre rientrino nel disegno della grande riforma costituzionale terminata dal duce nel 1939 con la nascita della Camera delle Corporazioni. Mussolini voleva, cioè, un sistema istituzionale completamente libero dai suoi nemici. E la politica perseguita a partire dal 1934 rende ragionevole questa ipotesi”.

E la cotta che Mussolini si prese per l’ebrea Sarfatti? “La Sarfatti era una donna molto intelligente, affascinante e aveva una marea di rapporti culturali e politici – commenta Fabre -. Il duce in seguito ha sfruttato questi rapporti con gli artisti e i politici. Secondo me si è servito della Sarfatti. E comunque non trovo strano che fosse veramente innamorato di un’ebrea. Anche Hitler aiutò degli ufficiali ebrei che erano in difficoltà solo perché erano stati eroi di guerra”.

(Emanuele Gatto) 17 nov 2009

4 comments:

Anonymous said...

hai sentito parlare del
http://www.asca.it/news-IMMIGRATI__D_ALIA__OPERAZIONE__WHITE_CHRISTMAS__INTOLLERANTE_E_RAZZISTA-875557-ORA-.html

??

lucabagatin.ilcannocchiale.it said...

L'antisemitismo era tipico della società ottocentesca sia di matrice borghese che marxista o socialista massimalista (al punto che Marx, pur di origine ebraica, nutriva forti sentimenti antisemiti).
Sugli ebrei, rei di aver condannato a morte Gesù, si riversarono tutti i mali dell'Europa agli inizi della sua indistrializzazione. Così come, secoli prima, sugli eretici, si riversarono tutti i mali e pestilenze.
Le ideologie totalitarie sono originate - in primis - dal fondamentalismo religioso, ovvero dal "bisogno di un avvenire radioso e speranzoso" per tutti.
Se, diversamente, prevalesse la convivenza, ovvero la consapevolezza che "l'altro non è che il nostro specchio", allora l'avvenire sarebbe davvero un viaggio, una continua scoperta, e niente affatto un punto di arrivo finalistico.

mottylevi said...

Grazie di cuore per questo blog. Sono ebreo e vivo in un comune piccolo nell'entroterra lucchese (Mediavalle del Serchio), Barga. Mi ci sono trasferito da Firenze nel 2001ed inizialmente la vita sociale era frizzante e gioiosa, tempo due , tre anni, s'è impossessata dwlla piazza un gruppuscolo di neofascisti dichiaratissimi con peccunia umana annessa, con i quali, innegabilmente, ho avuto dei divverbi, anche pesantissimi. Non avrei mai detto che ciò fosse possibile sul territorio nazionale! Sono stato aggredito, in un caso, da un seguace di quella fazione, perchè gli ho detto "hijo de puta", sono nato a Buenos Aires e l'espressione non vuole davvero dire "figlio di P.....", bensì semplicemente "stronzo", inseguito alla sua dichiarazione che i nazisti non avevano fatto vittime civili. Io ho perso tutti i nonni a San Saba, nesuno di loro era un militare, perchè furono consegnati al maccello dall'arma dei carabinieri! Non esco più per evitare commenti antisemiti, ho fatto la naia in Israele e sono maestro di Kapap. Preferisco lasciarmi picchiare invece di creare maggiori danni ai miei avversari. L'antisemitismo, qui a Barga, sembra unire le due fazioni di estrema destra e di estrema sinistra. Non mi sento più cittadino nè nel mio proprio paese, nè nel mio proprio comune, ove, stranamente, vengo preso per un violento senza neppure mai aver aggredito fisicamente chi chessia. Per l'aggressione inflittami,ho contattato la giurisdizione militare competente (siamo entrambi due riservisti, non certo pari grado, io sono ufficiale, lui è un caporale!), ma m'è stranamente stato sconsigliato d'intraprendere azioni legali contro il mio aggressore. Ho chiesto spiegazioni e non fui accontentato. Ho lasciato le cose come sono, ma visto che l'individuo in questione, non solo fa pubblica apologia di reato, lodando il fascismo in luogo pubblico, ma alza anche la mano in saluto romano (altra apologia di reato di tipo fascista!), cosa faccio? Me la tengo con il sondaggio di Renato Mannheimer e dico, se posso sopportare questo, resto- se non lo posso sopportare me ne vado (all'estero, di certo, buttando il mio passaporto italiano che posseggo dalla mia nascita in faccia al consolo italiano di turno!)? O, reagisco e sollevo un vespaio legale? Francamente non lo so.... Sta di fatto che io amo la mia proprietà a Barga, ma non posso più uscire senza temere d'arrabbiarmi per commenti i consueti commenti antisemiti. Non esco iù da casa dal Capodanno 2007, in cui un noto sballato omosessuale locale (con tanto di licenza di farsi con gli psicofarmaci, come tanti altrisotto questa gestione sanitaria) mi prese e mi disse: " Mi dispiace che Hitler non è riuscito ad ammazzare tutti gli ebrei." Avrei avuto voglia di ammazzarlo, ma presi istintivamente il mio bicchiere pieno di birra e semplicemente, in segno di disprezzo, glielo gettai in faccia, intimandolo a non avvicinarsi più alla mia persona in futuro. Da quell'episodio non sono quasi più uscito di casa per il disgusto e la indifferenza degli altri che hanno assistito alla scena. Se t'arrabbi con uno dei tanti matti dichiarati, vieni trattato da violento. :-) Bisogna, comunque, spezzare una lancia (e non so se ho la forza) in favore dei mei coetani barghigiani che, alle superori, hanno subito un tale lavaggio di cervello dal loro professore di storia, il Dr. Crudeli,da essere capaci di blattereare in coro: "Hitler ha cominciato la guerra a causa degli ebrei... Hitler ha ammazzato gli ebrei perchè avevano i soldi" e così via...

Che cosa si puù fare contro l'opinione idiota di una gioventù morsa in appena in tempo da una vipera antisemita come quel professore? Dobbiamo, noi ebrei italiani, vivere soltanto nelle grandi città ed autoghettoizzarci attorno alle nostre communità o possiamo permetterci pure di vivere in campagna? Ormai, io, questo non lo so più!

mottylevi said...

Per rispondere su Karl Marx. Egli era sì di natali ebrei, ma ebbe un'educazione prettamente protestante (uno cresce con l'educazione, non con la genetica attriuitagli postumamente da persone totalmente ignare della storia del medesimo!). Karl Marx, disse, in una delle sue lettere a Friedrich Engels che il leader (ebreo) dei socialisti tedeschi dell'epoca, Ferdinand Lassalle, come una caricatora ebrea, partorita da una malsana (sic!) congiunzione tra una puttana egiziana e un nero.

Karl Marx, non era certo ebreo, ma, essendo di natali ebrei era tanto antisemita quanto non un e-fumatore possa rivelarsi ostile ad un fumatore. La cosa può essere anche più complessa di quanto non si possa credere