Wednesday, April 11, 2007

Momo

NE' FOLLETTO NE' GNOMO, SONO SOLO MOMO

Intervista con la cantante di "Fondanela"

Oggi, 5 aprile 2007

Eccoci nel regno di Momo. Il quartiere romano di San Lorenzo, accanto alla stazione Termini: qui la rivelazione del Festival di Sanremo è nata e cresciuta artisticamente. Nella vita reale no: è di Lanciano in provincia di Chieti, e da lì sono venuti i suoi genitori, Vittorio e Licia Cipollone, entrambi 77enni, per applaudirla nella sua prima esibizione pubblica dopo il festival. Un trionfo: teatro della Garbatella strapieno, e il giorno dopo quotidiani che strabordano di articoli positivi. «Momo non è soltanto la cantante-autrice di Fondanela, svelata da Piero Chiambretti all’ultimo Sanremo. È molto di più: è l’ultima reincarnazione della Gelsomina felliniana, è la sfida disarmata della fantasia alla violenza del nostro mondo», la loda Cesare Romana, critico musicale del Giornale.

Gli articoli li tiene in un sacchetto di plastica della spesa Antonella, amica giornalista che aiuta Momo a fronteggiare la fama improvvisa delle ultime settimane. Tutti, papà, mamma, produttore, coautori, parenti e amici, sono seduti al tavolino di un bar in via dei Volsci. «Il pianoforte dove Momo ha imparato a suonare a cinque anni me lo regalò la Zanussi come premio per aver venduto caldaie», ricorda papà Vittorio. Sono i primi che Momo ringrazia nella copertina del disco appena uscito, i genitori. Che l’adottarono orfanella, e che l’hanno sempre aiutata da quando si mise in testa di fare la cantante.

Una gavetta interminabile, durata 17 anni: «Subito dopo il diploma magistrale Momo è emigrata a Roma con un solo chiodo fisso: la musica», ci dice il signor Cipollone, «e noi l’abbiamo sempre assecondata. Ricordo che quando un giornale locale abruzzese la intervistò, quindici anni fa, disse che il suo obiettivo era Sanremo. Una decina d’anni fa siamo venuti a Roma per vederla in un concerto al teatro Colosseo, con Sabina Guzzanti...»

Ma insomma, fino a sei settimane fa Momo con la musica proprio non ci campava: qualche serata nei locali di Roma, qui a San Lorenzo, ma soldi pochi o niente. Quindi per mantenersi lavorava: lavapiatti, cameriera, baby-sitter. Negli ultimi tre anni ha tenuto a bada un bambino, Ludovico, che ha appena compiuto undici anni ed è venuto pure lui a festeggiarla al concerto romano: «Ma ormai è grande, non ha più bisogno di me», dice Momo.

Momo è popolarissima fra i bambini. Ce ne accorgiamo quando usciamo dal bar per andare a fotografarla nella giocheria L’Orbita, visto che il suo primo disco si chiama Il Giocoliere. Quelli del quartiere la conoscono, la fermano sul marciapiede. «Oggi in classe abbiamo letto con la maestra l’articolo del giornale su di te», le dice uno. Lei si ferma, è gentile con tutti, si china a parlare, alcuni li conosce per nome.

«Ora Momo verrà a suonare al teatro Centrale di Lanciano», pregusta orgogliosa mamma Licia. Il 26 aprile ci sarà un primo concerto al Juxtap di Sarzana (La Spezia), il locale del produttore Simone Grassi. Poi, in maggio, all’Hiroshima di Torino. Stanno fioccando le prenotazioni per l’estate: tutti vogliono Momo. A Giffoni (Salerno) il 14 luglio, al festival Gaber di Viareggio. Infine, in autunno, la prima tournée in giro per l’Italia.

Momo è accompagnata da musicisti che suonano strumenti strani, come un circo ambulante di altri tempi: Ludovica Valori, nipote di Bice, è al bombardino; al mandolino c’è Desirée Infascelli; al contrabbasso Daniele, tanto alto quanto Momo è minuta. Riescono a creare un’atmosfera magica, la stessa che ha ammaliato gli spettatori del dopoFestival fin dalla prima volta che Momo ha intonato la sua Fondanela. «Che poi sarebbe la “fontanella” dell’energia», spiega lei, «come la pronunciava l’osteopata cinese Wang facendo fare esercizi a me e alla mia amica pianista Alessandra. Eravamo andate da lui perché avevamo la schiena bloccata, e quando siamo tornate a casa abbiamo riso così tanto su quella “fondanela” che è nata la canzone, con i suoi buffi movimenti d’anca».

Movimenti che stanno conquistando mezza Italia, come ai tempi della Lambada: ci ha ballato perfino il direttore di questo giornale, Pino Belleri, quand’è andato ospite a Tutti quelli che... il calcio su Raidue. Le altre canzoni di Momo sono difficili da descrivere, bisogna ascoltarle: «Genere inclassificabile», decreta il programma i-Tunes quando infiliamo il disco nel computer. «Ti ispiri a Kurt Weill?», provo a chiederle. E lei, scherzando: «Kurt che...? È francese?», pur conoscendo benissimo il musicista tedesco del teatro di Bertolt Brecht.

L’humour di Momo traspare in molte sue canzoni. In Buon Governo propone di eleggere ministri Mandrake «venditore d’illusioni», Topolino, Pippo, Dylan Dog, Batman, Robin, Paperone alle finanze, Superman «giramondo, con l’Ombra che cammina addetta al terzo mondo», e soprattutto Qui Quo, Qua. In un’altra prende in giro Sanremo, «club de li potenti, solo artisti snob che s’atteggiano ad artisti pop». Canta anche Embè, la canzone contro la maldicenza con cui il suo amico Simone Cristicchi, vincitore quest’anno, l’anno scorso arrivò secondo fra i giovani: «Che bella gente, capisce tutto, ha pistole con proiettili di malignità».

È stato un bel Sanremo 2007 per Roma, per una certa Roma giovane, povera e anticonformista lontana mille miglia dalle vallette Rai e Mediaset: quella di Momo, di Cristicchi, e anche di Pensa di Fabrizio Moro, vincitore giovani. Ma chi è in realtà Momo? «Non sono un folletto, non sono uno gnomo, sono Momo», si autodefinisce lei sul suo sito Internet, www.momoart.it

Surreale, dada, anarchica, hanno scritto. Cesare Romana l’ha paragonata addirittura a Omero. Una sua canzone s’intitola Momosessuale. Sei omosessuale?, le chiediamo. «No», sorride, «sono momosessuale, appunto. Per la libertà». È bastato questo per far titolare a qualcuno «Momo profeta dei Dico», i «Diritti di convivenza», anche gay, attualmente osteggiati dalla Chiesa. Ma lei sfugge a ogni etichetta, non vuole farsi ingabbiare. Momo è solo Momo, con le sue melodie stralunate da cabaret e le rime ermetiche. Prendere o lasciare.

Mauro Suttora

4 comments:

Gilla said...

Grazie da una signorina che cerca di capire che sogni sognare, lungo assolate strade di Roma in una domenica di Pasqua.

alla prossima,

V.

Mauro Suttora said...

e come si fa a scegliere che sogni sognare? quelli al massimo si possono realizzare...

Principale risultato ottenuto dalla marcia pasquale dei radicali: cardinale Ruini bloccato con la sua auto blu piu' auto di scorta nell'ingorgo causato dal passaggio del corteo sul lungotevere.
Buffo vederlo, quasi mancava l'angelus di mezzogiorno

Anonymous said...

scanzonata ? romantica ? surreale ?
momo. . . .di tutto . . . . di momo

Unknown said...

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