Thursday, September 15, 2005

Freedom House

giovedì 15 settembre 2005, pag. II

GIRO DEL MONDO CON FREEDOM HOUSE. GIUDIZIO SEVERO SULLA RUSSIA, UNA PICCOLA SGRIDATA PER L'IRAQ

New York. Mai nella storia tanti presidenti, premier e re hanno partecipato a un'Assemblea generale dell'Onu. Peccato che la maggioranza di loro occupi abusivamente la propria poltrona. Nel senso che guida un Paese non libero. Sono 89, secondo Freedom House, i Paesi "liberi" oggi nel mondo. Una minoranza, rispetto ai 54 solo "parzialmente liberi" e alle 49 dittature. La grande novità (negativa), nel rapporto 2005 dell'istituto universalmente apprezzato che misura minuziosamente il grado di libertà nel mondo, è la scivolata della Russia fra le nazioni non libere. E' la prima volta che accade dalla scomparsa dell'Urss. Ai Paesi liberi viene assegnato un punteggio da 1 (il massimo) a 2,5. Le dittature vanno da 5,5 a 7. In mezzo stanno i "quasi liberi".

Abitanti. Sono 2,8 miliardi (il 44% della popolazione mondiale di 6,4 miliardi) i fortunati che vivono in Paesi liberi. Quasi 1,2 miliardi risiedono in quelli "quasi liberi", mentre 2,4 miliardi sono oppressi da dittatori. Il miglioramento, comunque, è costante: nel 1974 i Paesi liberi erano soltanto 41, aumentati dieci anni dopo a 53. Nel '94, grazie al crollo del comunismo, i "liberi" sono diventati 76 (con 1,1 miliardi di abitanti). Il grande salto nel numero delle persone libere è avvenuto nel '98, quando l'India è stata promossa con il suo miliardo di abitanti.

Aung San Suu Kyi. La Nobel per la pace da 15 anni agli arresti in Birmania dopo aver vinto le elezioni non ha di che gioire. I suoi 50 milioni di connazionali sono oppressi da uno dei peggiori regimi del mondo. Freedom House registra le purghe interne alla giunta dei generali che detiene il potere dal 1962, la caduta del premier Khin Nyunt considerato troppo morbido, e il fallimento dei negoziati promossi troppo timidamente dall'Onu. La Cina continua a sostenere la dittatura birmana.

Cina. Freedom House infligge un severo 6,5 a quella che, nonostante gli exploit economici, continua a essere una feroce dittatura: "Il controllo del partito comunista è completo. Proibita qualsiasi elezione al di sopra del livello dei villaggi, enorme corruzione fra i funzionari di partito, il governo possiede tutte le tv e radio, e quasi tutti i giornali, i quali comunque non possono criticare i leader del partito. Trentamila agenti controllano le comunicazioni internet. I sindacati sono illegali, i gruppi di meditazione come Falun Gong vengono repressi severamente". Nei campi di concentramento lavorano 250mila prigionieri, molti dei quali politici e senza processo.

Cuba. Il dittatore Fidel Castro è il più longevo della Terra: 78 anni, da 45 al potere. La timida apertura economica del '93 non ha portato frutti politici. Nonostante il petrolio regalato dal Venezuela cento fabbriche hanno dovuto chiudere, e le maggiori fonti di reddito sono turismo e rimesse degli emigrati. Il progetto Varela è finito nel nulla, nelle carceri languono trecento dissidenti. Uno di loro, un bibliotecario, è stato condannato per avere "offeso le autorità": aveva gridato "Abbasso Fidel!". L'Avana non permette l'accesso della Croce Rossa e di qualsiasi altro organismo umanitario alle sue prigioni.

Disastro Medio Oriente. In quest'area l'unico Paese libero è Israele. Quattro lo sono solo parzialmente: Giordania, Bahrein, Kuwait, Yemen. L'Egitto, nonostante il voto, non ha raggiunto ancora la libertà, anche se in miglioramento: dal 6 dell'anno scorso a 5,5. Anche altri otto stati a maggioranza islamica hanno fatto progressi: Afghanistan, Comore, Giordania, Malesia, Marocco, Niger, Qatar, Turchia. Viceversa, ben cinque fra le otto peggiori dittature del mondo (voto 7) sono islamiche: Arabia Saudita, Libia, Siria, Sudan e Turkmenistan (gli altri "pessimi" sono Birmania, Cuba e Corea del Nord.

Giappone. Vuole entrare nel Consiglio di sicurezza Onu come membro permanente, ma intanto incassa un imbarazzante 2 per le libertà civili. La colpa è dei tre milioni di burakumin, discendenti degli intoccabili dell'era feudale, e della minoranza Ainu, che soffrono di discriminazioni de facto. Ma tutti gli stranieri in genere, e in particolare i coreani, non hanno vita facile nell'altrimenti civilissimo impero.

Grecia. E' l'unico Paese Ue a non ottenere il massimo dei voti. Le viene inflitto un 1,5 per le vessazioni a una radio privata che trasmetteva in lingua slavo-macedone (proibita), per il divieto di proselitismo religioso (mormoni e testimoni di Geova arrestati), per le vessazioni contro gli zingari e per l'illegalità dell'uso della parola "turco" nel nome di una qualsiasi associazione. Il servizio civile di 36 mesi è considerato troppo lungo e quindi punitivo rispetto alla naja obbligatoria di 18 mesi.

India. La democrazia più popolosa del mondo viene ampiamente promossa (voto 2,5), anche se bacchettata per i suoi politici, eletti con voto trasparente ma mascalzoni: cento dei 545 deputati sono sotto processo penale. La corruzione è tremenda: l'India risulta al 90esimo posto nella classifica di Trasparency International. Il terrorismo di 40 gruppi tribali in sette stati mette a dura prova lo stato di diritto, e naturalmente sopravvive la discriminazione delle caste in teoria proibita dalla costituzione. Ma insomma...

Iran. Voto 6, e "peggioramento accelerato nell'ultimo anno, con l'ala dura del potere clericale che si è impadronita del controllo del Parlamento grazie a elezioni farsa". Ma gli incassi record del petrolio e l'apatia generale permettono agli ayatollah di imporre la propria autorità senza provocare grandi proteste. "Il regime teocratico è però completamente fuori sintonia rispetto all'opinione pubblica", nota speranzosamente Freedom House, "e alcuni iraniani rimangono cautamente ottimisti sul lungo termine". Migliaia di persone sono arrestate arbitrariamente, la tortura è in teoria proibita ma un prigioniero ha avuto le mani amputate dopo essere stato appeso troppo a lungo con i polsi legati.

Iraq. Considerato ancora "non libero", nonostante le elezioni e la sufficienza (5) nel campo "libertà civili". Freedom House giustifica così il severo giudizio: "Nonostante i significativi progressi, la campagna di violenza estremista rallenta molto la ricostruzione e provoca brutali massacri". Il che sarebbe come imputare le Br al governo italiano o l'Ira a quello britannico. Il rapporto comunque ammette: "Gli iracheni non soffrono più limitazioni nel campo delle libertà civili".

Israele. Ottiene 2, una media fra l'1 per i diritti politici e il 3 delle libertà civili. Viene citato il caso di Mordechai Vanunu, cittadino israeliano liberato dopo 18 anni di carcere per spionaggio sulle attività nucleari, ma che non può nè emigrare nè concedere interviste: un giornalista inglese che lo ha fatto è stato arrestato. I matrimoni civili sono proibiti, gli ebrei che sposano non-ebrei devono andare all'estero.

Italia. Ha il massimo dei voti come tutti i Paesi della Ue, tranne la Grecia. Vengono registrate asetticamente le critiche dell'opposizione (comprese le dimissioni di Lucia Annunziata e della "star television broadcaster Lili Gruber") alla legge Gasparri e alla presenza dei tremila soldati in Iraq. Anche la legge sul conflitto d'interessi viene semplicemente definita "controversa". "Rimane un problema la corruzione politica", nota Freedom House, "ci sono state accuse di uso eccessivo della forza da parte della polizia, con rinvii a giudizio per le proteste di Genova nel 2001, e le carceri continuano ad essere sovraffollate e antiquate".

Monaco. Il minuscolo stato non ottiene il voto massimo perchè il principe Alberto è troppo potente: solo lui, infatti, può cambiare il governo (il premier dev'essere un francese proposto dal governo di Parigi) e proporre nuove leggi al Parlamento di 24 membri. E Freedom House lancia un'altra frecciata "In mancanza di informazioni finanziarie, il livello di corruzione è difficile da misurare". Un paradiso, insomma. Fiscale.

Russia. Perchè quest'anno Freedom House boccia Vladimir Putin e getta i 144 milioni di russi fra i "non liberi"? Il verdetto è drastico: "Ha eliminato tutti i maggiori partiti di opposizione, e con il pretesto della strage di Beslan ha concentrato ulteriormente il potere nelle sue mani". Le tv sono ormai sotto controllo governativo, e il processo al miliardario Michail Khodorkovsky è solo uno dei tanti che ha attirato la riprovazione internazionale. I gruppi per i diritti umani hanno protestato in particolare per la condanna a 15 anni dell'accademico Igor Sutyagin, e per i 14 anni di Siberia inflitti al fisico Valentin Danilov (accusati entrambi di spionaggio).

Mauro Suttora

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