Tuesday, January 23, 2001

Di Pietro arruola il segretario di Sgarbi

di Mauro Suttora

Il Foglio, gennaio 2001

L’ex braccio destro di Vittorio Sgarbi è passato alla corte di Antonio Di Pietro. Franco Corbelli, 43 anni, professore di economia aziendale all’istituto commerciale di Paola (Cosenza), ma soprattutto fondatore del rumoroso Movimento diritti civili, ha detto ciao al critico d’arte del quale per anni è stato il fedelissimo factotum, e si è imbarcato con il suo peggior nemico: Tonino, che sta tuttora duellando con Sgarbi nei tribunali di tutta Italia in una decina di cause per diffamazione.

È successo tutto in un baleno: il 15 dicembre 2000 i capi calabresi di Italia dei Valori lo contattano, e prima di Natale Corbelli incontra Di Pietro a Roma. Arruolato all’istante assieme al suo Movimento che, assicura lui, «ha sedi a Bari, Napoli, in Sicilia, con quasi 500 aderenti». 
E Sgarbi? 
«Ho per lui una stima indissolubile ed eterna. Gli ho telefonato, Vittorio di primo acchito è rimasto un po’ sorpreso. Ma poi si è convinto anche lui che Di Pietro in realtà negli ultimi tempi è diventato uno dei più grandi garantisti del Paese: ha difeso Nichi Grauso dalla condanna a 18 mesi di carcere per diffamazione contro i magistrati di Palermo sul suicidio Lombardini, ha preso le parti di quell’assessore lombarda del Ccd accusata di tangenti...» 
E con logica un po’ tolemaica, l’entusiasta Corbelli aggiunge: «Non escludo che un giorno Sgarbi si unisca a noi».
Nessuna contraddizione, quindi? 
«Macché. Io mi sono sempre alleato con quelli che ho combattuto. Contro Sgarbi dieci anni fa scrissi addirittura un intero libro, l’Antisgarbi. Poi nel ‘93 gli telefonai, lui mi convocò a Roma e mi assunse dal giorno dopo». 
E con Di Pietro, dove si candiderà? 
«Beh, vorrei essere il numero due, subito dopo di lui. So che si candiderà nel collegio di Termoli, in Molise, che comprende il suo paese Montenero di Bisaccia. E nel proporzionale a Milano, a Napoli e in Abruzzo. A me va benissimo una qualsiasi di queste tre circoscrizioni, più la Calabria e un’altra. E, naturalmente, il collegio di Cosenza, la mia città».

L’anno scorso Corbelli si candidò presidente della Calabria alle regionali: prese il due per cento. Adesso vorrebbe fare alleare Di Pietro con i radicali, forse memore della lista (poi abortita) Sgarbi-Pannella del ‘96: «Sia Tonino che Emma Bonino sono alternativi ai due poli, inutile disperdere energie. Elio Veltri (il luogotenente di Di Pietro, ndr) si è già incontrato coi radicali per raccogliere le firme assieme». 
Smentisce il radicale Daniele Capezzone, che lo liquida: «Corbelli è un simpaticissimo e bravissimo venditore di tappeti. Anzi, di un tappeto solo: il suo».

Chissà se il tappeto magico di Corbelli contribuirà a far volare Tonino oltre la soglia del 4 per cento. L’esuberante one-man-band calabrese è da anni famoso presso i giornalisti di tutta Italia per la tenacia con cui inonda quotidianamente le redazioni di suoi comunicati. L’ultimo l’altroieri: chiede dieci miliardi di risarcimento a Umberto Veronesi, a nome dei prof e degli studenti che secondo il ministro si spinellano in massa.

Ma più che sui «diritti civili» di Corbelli, Di Pietro per acchiappare voti conta sui diritti dei consumatori difesi da Elio Lannutti, che con la sua Adusbef sta conducendo una titanica lotta contro gli interessi usurari dei mutui. Piccoli risparmiatori, piccoli azionisti, tartassati da banche, assicurazioni e società telefoniche: è questo il nuovo target di Tonino, sapientemente coltivato anche sulla pagina che gli concede ogni settimana Oggi, il familiare Rcs forte di quattro milioni e mezzo di lettori. 

È il bacino popolare ideale per Di Pietro che, dopo il «colpo» a effetto dell’arruolamento simultaneo del capo sessantottino Mario Capanna e dell’eurodeputato fascista Roberto Bigliardo, prosegue nei discretissimi contatti con il centrosinistra per contrattare qualche desistenza. Quasi sicure quelle a Termoli per se stesso e a Massa nel collegio uscente di Veltri. 

Tutto ora è affidato ai sondaggi e alla difficile raccolta di firme per la presentazione delle liste: ci vorranno 4-500 mila sottoscrizioni in tutta Italia, collegio per collegio. Domenica i dipietristi saranno i primi a partire, con mille tavoli per strada. «Ma forse riusciamo a organizzarne duemila», annunciano orgogliosi.
 
Quanto ai sondaggi, gli ultimi variano dal 3% dell’Swg al 5 della Cirm. Più ottimisti quelli della Directa di Giorgio Calò, numero tre del partito. Se supera la ghigliottina del 4%, Di Pietro elegge sette deputati: tutti quelli in più, nel maggioritario, dovranno essere graziosamente concessi dall’Ulivo.    

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