Saturday, July 19, 1986

La prostituta ex terrorista

Una vita di piombo

Storie italiane: Maria Rosa Paoli , dalla lotta armata alla strada

Era iniziata male : un padre violento , un giro di sballati . Continuata peggio : le rapine , i Nap , il carcere . E all' uscita ? la professione piu' vecchia del mondo . Con un assassino a mettere la parola fine

di Mauro Suttora

Europeo, 19 luglio 1986

I poliziotti di Asti dispongono di un fiuto sovrumano , oppure sono soltanto fortunatissimi : fatto sta che , sia la settimana scorsa che dieci anni fa , sono riusciti a bloccare per strada due macchine . Quelle giuste : nel dicembre 1976 una Cinquecento con due ragazze che trasportavano i 19 milioni di una rapina ; la settimana scorsa la grossa cilindrata di Giancarlo Giudice , il camionista che aveva appena assassinato una prostituta .

Sono belle , le strade attorno ad Asti : salgono con ampie curve per le colline dolci e verdi del Monferrato e portano ad Alba , ad Acqui Terme , a Chieri , a Casale . La statale per Alessandria , invece , e' tutta dritta e assai poco poetica , trafficata com' e' di camion e di auto che sfrecciano sollevando la polvere . Ed e' proprio qui , sulla Padana inferiore fra Asti e Alessandria , in questo angolo di Piemonte tranquillo e un po' noioso , che si e' consumata la vita di Maria Rosa Paoli .

Una vita triste , perfino irreale nella sua desolazione : " Da dove viene tutta questa gente sola ? " , si domandavano in una loro canzone i Beatles vent' anni fa , descrivendo la solitudine di Eleanor Rigby .
Maria Rosa , la prostituta di 36 anni uccisa da Giudice due sabati fa , veniva da un paesino in mezzo alla Calabria , Pizzoni . Al suo funerale non c' era nessuno : niente parenti , niente amici , niente conoscenti . Aveva due figli , ma sia il maggiore di 12 anni , che l' altro , sono rima sti nell' orfanotrofio dove lei li aveva portati qualche anno fa . È stata sfortunata anche per il momento della morte : se non fosse stato per quell' episodio di dieci anni fa che l' ha etichettata come terrorista , e per il sospetto che Giancarlo Giudice abbia giustiziato molte altre prostitute prima di lei , della sua uccisione probabilmente non si sarebbe accorto quasi nessuno : un assassinio molto meno stuzzicante di quello quasi contemporaneo di Roma , dove la vittima era una bella ragazza sarda , modella mancata , che viveva di fronte a Montecitorio .

Maria Rosa invece stava sotto un cartello pubblicitario con su scritto " Qui c' e' il Barbera " : li' , a meta' strada fra Asti e Alessandria , in localita' Castel d' Annone , esercitava regolarmente la professione , di giorno e di notte . Donna del falo ' , attirava clienti occasionali : puttana di terz' ordine , non godeva neanche dei vantaggi delle sue colleghe di citta' , che bene o male sono conosciute e riescono a formarsi un loro giro fisso .

Terrorista ? Ex nappista ? Si' , si era fatta cinque anni di prigione (piu' di molti " pentiti " pluriomicidi) perche' la sfortuna nel dicembre 1976 l' aveva fatta incappare in quel posto di blocco mentre trasportava assieme alla sua bella amica Albertina Oturno la refurtiva di una rapina commessa poche ore prima dal fratellastro di questa , Giorgio Zoccola . Ma quella rapina vicino al bel santuario di Crea e' solo uno dei numerosi episodi di criminalita' comune che nella seconda meta' degli anni Settanta vennero accreditati alle Brigate rosse o ai Nap (Nuclei armati proletari) solo perche' dei normalissimi balordi trovarono comodo o chic autobattezzarsi prigionieri politici .

" Delinquenti comuni , altro che Nap ! " , titolo' La nuova provincia , il settimanale di Asti , al momento del processo . Maria Rosa faceva parte della banda di Emanuele Attimonelli , un mini Vallanzasca di provincia che per anni ne combino' di cotte e di crude : evaso nel 1972 , diciassettenne , dalla nave scuola " Garaventa " che funzionava come istituto di rieducazione , in pochi anni venne arrestato e processato una decina di volte , e ogni volta riusciva a evadere. Qualche mese dopo la rapina di Crea i poliziotti lo presero a Milano , ma non ci mise neanche un mese a fuggire dal carcere di Asti . Dalla latitanza mandava lettere alla bella diciottenne Albertina : " Verro' a liberarti " , prometteva .

A Maria Rosa invece non scriveva mai nessuno , anche se pure lei era finita in quel brutto giro per amore . Cosi' i suoi cinque anni se li fece tutti e , alla pari di Attimonelli che poi in prigione ammazzo' due o tre persone (adesso l' ex primula rossa dell' Astigiano sta scontando un centinaio di anni di galera) , in carcere comincio' a professarsi combattente rivoluzionaria . E non le dispiacque affatto che , per un po' di tempo , la si sospettasse perfino di aver fatto fuggire il capo delle Br , Renato Curcio , dalla prigione di Alessandria .

Ma all' uscita di prigione , nel 1982 , Maria Rosa trovo' lo stesso mondo di prima : un mondo che l' aveva presa a schiaffi fin dalla nascita . Il fascicolo su di lei , alla questura di Asti , e' alto cosi' . Ma non si tratta di reati : a scandire la sua vita sono soprattutto i rapporti dei carabinieri che , ogni volta , la descrivono come una sbandata . Era arrivata in Piemonte dalla Calabria negli anni Cinquanta con suo padre Domenico , un contadino che si era separato dalla moglie . Dopo qualche anno lui finisce in ospedale psichiatrico , ma non prima di aver violentato la figlia , che viene affidata a un istituto religioso di Nizza Monferrato .

Nel 1968 , a 18 anni , Maria Rosa esce dall' istituto . Ma , priva di appoggi , finisce presto con cattive compagnie , rubacchia , si prostituisce . Conosce Giorgio Cocito , che la mette incinta e la introduce nel giro della banda Attimonelli . Probabilmente , se non fosse stato per la sua tremenda sfortuna o per il fantastico fiuto dei poliziotti che la intercettarono , il suo ruolo di vivandiera nel nucleo piemontese dei Nap (che erano molto piu' organizzati a Roma e a Napoli) sarebbe rimasto impunito .

Maria Rosa versione anni Ottanta e' solo una penosa replica , dopo l' auto esaltazione della lotta armata . Colleziona fogli di via da varie localita' della riviera ligure dove esercita la professione , viene condannata per oltraggio a pubblico ufficiale . Da qualche tempo era tornata ad Asti e si era sistemata in un appartamentino al piano terra di un decorosissimo condominio vicino alla riva del fiume Tanaro , in via del Barcaiolo . " Ma non pagava l' affitto " , dice il proprietario della casa , " e per questo l' avevo sfrattata " .

I vicini di condominio , naturalmente , non la conoscevano e non la vedevano mai . Ogni tanto portava qualcuno a casa , ma il piu' delle volte andava lei a lavorare sulla statale con la sua Cinquecento bianca . Quattro giorni prima di essere assassinata , l' ultimo schiaffo : dopo l' avviso di sfratto l' ufficiale giudiziario , che in casa non la trovava mai , fa abbattere la porta e cambiare la serratura . Ma lei torna a casa proprio durante l' operazione e , inviperita , si mette a urlare come un' ossessa . Qualcuno chiama il 113 , arrivano gli agenti e Maria Rosa continua a dare in escandescenza : fa volare un posacenere fuori dalla finestra e sputa nell' occhio di un poliziotto .

Al processo per direttissima le danno un avvocato d' ufficio e alla fine il verdetto e' sette mesi con la liberta' provvisoria . Maria Rosa si rimette a bere le sue birre , una dopo l' altra , nell' unico bar di corso Dante dove c' e' qualcuno che si ricorda di lei . Poi , nel caldo bestiale dell' ultimo sabato di giugno , va a rimettersi a vendere amore sotto il cartello del Barbera sulla strada per Alessandria . Li' la tira su il maniaco Giudice , che in cambio di 50 mila lire vuole anche fotografarla nuda e ammanettata . Lei lo manda a quel paese , e lui non ci pensa due volte a tirar fuori la pistola , a spararle due colpi in testa e ad andare a buttare il corpo in un fosso . Ma la sfortuna di Maria Rosa gli rimane appiccicata addosso e anche lui , come lei dieci anni prima , inciampa nella polizia stradale che sta facendo un normale controllo.

Di Maria Rosa rimangono poche tracce : la Cinquecento ancora sul bordo della strada , e il suo nome nella bella casa di cui non pagava l' affitto . Aveva scritto " Maria Rosa Paoli " di suo pugno , con il pennarello sul campanello e con la matita sulla cassetta delle lettere . Adesso la cassetta e' vuota , c' e' solo un depliant dei supermercati Sma . Ma quella cassetta non era mai stata piena , perche' da tempo ormai Maria Rosa non esisteva piu' per nessuno.

Mauro Suttora

1 comment:

Anonymous said...

Come dice l'articolo, una storia di solitudine, che si e' svolta lontana dall'attenzione dei più, fino al suo tragico epilogo. Una storia difficile da immaginare che possa essere successa solo pochi decenni fa in Italia, e difficile da leggere tuttora. Una vita persa, sebbene non ancora del tutto dimenticata nelle pieghe del tempo.

Sicuramente non sarei mai venuto a conoscenza della vita di Maria Rosa Paoli, se questa estate del 2023 non mi fossi imbattuto per pura casualità in un deposito semiabbandonato di faldoni della Questura, in uno di quei paesi della riviera ligure citati nell'articolo, dove Maria Rosa aveva passato forse qualche settimana, forse qualche anno, chissà.

Quel deposito si trova a pochissimi passi dalla spiaggia e dalle residenze estive, a pochissimi passi dai villeggianti di ogni parte d'Europa che vengono a trascorrervi qualche giorno di svago sulla riviera. Eppure, proprio accanto a loro, sopravvive ancora la memoria di Maria Rosa, come il fantasma di un racconto di Edgar Allan Poe.

Viste da lontano, le saracinesche del deposito sono ben chiuse e lucchettate, ma i vecchi finestroni a bordo della strada sono probabilmente stati infranti di recente, e proprio lì si trovava la cartella intestata a Maria Rosa Paoli, nata nel 1950, schedata nel 1982. Tra gli scaffali ricolmi di faldoni dietro al vetro infranto, il suo era l'unico che, forse per caso, forse volontariamente, era stato estratto dal mucchio di diversi metri cubi di carta, e si trovava proprio lì, adagiato sul davanzale della vetrata infranta, assolutamente inalterato dalle intemperie, e immediatamente visibile a chiunque passasse dalla strada.

Incuriosito, e pensando che si trattasse di una schedatura del tutto banale di un qualsiasi Carneade, ho raccolto col cuore in gola quella cartella, di una trentina di pagine dattiloscritte, e l'ho sfogliata velocissimamente, cogliendo solo una frase, ripetuta più volte, "trasferita dalla Casa Circondariale di..." (diverse località), e intimorito ho subito chiuso e rigettato con forza la cartella, dal davanzale dove si trovava, all'interno buio e chiuso del deposito.

Solo successivamente, tornato al mio alloggio di appena tre giorni in quella località, mi è sorta la curiosità di scoprire se quella persona di cui mi era rimasto impresso il nome avesse lasciato una sua impronta nella Storia, e mai mi sarei immaginato di trovarne un riscontro su internet, e di scoprire che proprio lei, Maria Rosa, aveva avuto un ruolo, seppur marginalissimo, negli anni di piombo, e che fosse stata uccisa in simili circostanze di degrado, e sepolta chissà dove, dimenticata da tutti, persino dalla sua famiglia.

Ma Maria Rosa non è stata dimenticata del tutto. Forse gli unici documenti che ne attestano l'esistenza, come quello da me trovato, non raccontano una storia edificante, ma lei è davvero esistita, ha vissuto, ha probabilmente lottato e sofferto, e grazie a questo fortuitissimo caso, un'altra persona (colui che qui scrive) non si dimenticherà di lei, e ne conserverà la memoria.

Lascio qui la mia testimonianza. Non conoscevo prima d'ora né questo blog né la storia di Maria Rosa Paoli. Non credo nel sovrannaturale, ma la forza con cui la sua storia è capitata tra le mie mani mi fa pensare che il suo spirito volesse in qualche modo riscattarsi e manifestarsi.